Cene eleganti? O orge e bunga bunga? Sesso con la
minorenne Ruby, o pietosa cura della nipote di
Mubarak, pagata perché non finisse a fare la
prostituta?
Mignottificio nazionale, o libera espressione del
pensiero liberale e berlusconiano, attraverso il
quale passando per il letto del Cavaliere si entra
direttamente nelle istituzioni?
E’ l’ora del processo, che dovrà stabilire una verità
penale del sistema bunga-bunga. Perché la verità
politica (che è quella che interessa di più) è da
tempo sotto gli occhi di tutti gli italiani.
Silvio Berlusconi è imputato per i suoi rapporti con
Ruby, ossia Karima El Mahroug, detta da se medesima
Ruby Rubacuori. Immigrata marocchina, scappata di
casa, arrivata ad Arcore, nel sotterraneo del bunga
bunga, tra colleghe nude e danzanti, ad appena
diciassette anni. Ecco le accuse.
La concussione: Berlusconi ha telefonato
personalmente in questura per ottenere indebitamente,
nel maggio 2010, il rilascio di Ruby, già così
ciarliera da vantarsi con i poliziotti increduli
della sua altolocata amicizia. Berlusconi telefona
per affannarsi a coprire, sostiene l’accusa, un altro
suo reato. Aver pagato la minorenne: banconote da 500
euro in cambio di sesso. Il reato si consuma anche se
la minore non viene toccata, ma soltanto “inserita”
in un contesto di scene sessuali. E il bunga bunga
che altro è? Spaventato, da Parigi Berlusconi “deve”
chiamare i poliziotti e convincerli affinché
Ruby sia affidata al “consigliere ministeriale”
(carica inesistente) Nicole Minetti.
C’erano i tempi tecnici per chiedere il processo
immediato, i pubblici ministeri l’hanno ottenuto:
perciò Berlusconi si ritrova sul solitario binario
del processo pubblico già avviato, nell’aula al piano
terra. Ma sei piani più su e a porte ancora chiuse,
davanti al giudice delle udienze preliminari, eccoci
viene esaminata la posizione penale del triumvirato
di Arcore, composto da Lele Mora, bancarottiere ora
ricoverato in ospedale, dopo tre mesi di carcere e un
collasso, titolare di un’agenzia di spettacolo;
Emilio Fede, direttore del Tg 4, amico o forse ex
amico di Berlusconi”; Nicole Minetti, consigliere
regionale pdl, e, a suo dire, cubista ed ex fidanzata
di Berlusconi. I tre sono accusati di sfruttamento e
favoreggiamento delle prostituzione anche minorile.
Di portare, cioè, “carne nuova” (espressione citata
in un’intercettazione) al “drago” (epiteto dell’ex
moglie Veronica Lario) appostato nella Villa Casati
Stampa.
Sistema bunga.bunga.
Gran parte delle prove d’accusa sono le stesse per
entrambi i processi. Ma le indagini sul secondo
binario procedono più “sciolte”. C’entrano con la
gestione degli appartamenti di via Olgettina, con le
“papi-girl”, con gli inviti e i “trasporti” alle
feste, con il giro dei soldi. Se il gup darà l’okay,
anche questo processo si terrà pubblicamente, e
comincerà entro l’anno. Non è difficile comprendere
perché questo doppio binario, fortemente voluto dal
procuratore aggiunto Ilda Boccassini, stia mettendo
apprensione nel mondo politico di centrodestra.
Perché non c’è riparo.
L’unica strada rimasta alla difesa Berlusconi per
bloccare il processo Ruby-Berlusconi non è
giudiziaria, è politica. È stato infatti sollevato,
grazie alla maggioranza parlamentare, il conflitto di
attribuzioni davanti alla corte costituzionale.
Berlusconi – sostiene la difesa – ha telefonato alla
questura nelle funzioni di presidente del consiglio e
non di “cliente” impaurito. Il 7 febbraio del 2012 la
Suprema Corte si riunirà per decidere se impedire ai
giudici di Milano di eventualmente assolvere o punire
Berlusconi. O se il caso deve passare al Tribunale
dei ministri.
Ma – questo è il punto cruciale del “processo
perfetto” – qualsiasi cosa potrà accadere al processo
Ruby-Berlusconi, che gli avvocati tenteranno di
ritardare in attesa della Corte, andrà nel frattempo
avanti il processo Ruby-Fede (più Mora e Minetti). E
siccome i testimoni sono in gran parte gli stessi,
siccome il sostituto Antonio Sangermano dovrà
affiancare Boccassini melò processo al premier e
Pietro Forno nel processo agli altri tre, non può
essere impedito quello che Berlusconi teme più di
qualsiasi altra cosa: la sfilata delle ragazze
davanti ai giornalisti di mezzo mondo, in un’aula
dove anche i suoi sostenitori potranno ascoltare gli
interrogatori e le ricostruzioni dei fatti. Dove le
accuse di concussione e sesso con minori a pagamento
possono trovare nuovi riscontri “in diretta”. Dove il
nervosismo dei Mora, Fede e Minetti, senza leader
accanto, può crescere e deflagrare.
I testimoni.
Basta citare tre casi di testimoni per comprendere il
senso della paura berlusconiana: Flavio Briatore,
Imane Fadil, Ambra e Chiara.
Briatore era ed è un teste a difesa. Uno che, lo
scorso autunno, davanti all’avvocato Ghedini,
sosteneva quanto fossero “eleganti” le cene di
Arcore. Bene, intercettato in primavera, mentre parla
con Daniela Santanché, racconta di un Lele Mora che è
in imbarazzo, perché deve continuare a portare donne
nonostante l’inchiesta. Si lamenta, Briatore, per il
premier “malato”. Aggiunge quanto avesse “ragione
Veronica”. In più, spiega all’amica sottosegretario
come Emilio Fede abbia “strozzato” Mora, arraffando
una ricca percentuale dei soldi ottenuti dal premier.
E Mora, in carcere, ha confermato. L’eleganza non
sembra molto di casa, ad Arcore.
Non basta. Da qualche settimane è scoppiata
l’inattesa “bomba” Imane Fadil, modella marocchina,
26 anni. É stata invitata più volte a casa del
premier, ha molti ricordi. È lei che racconta di
Minetti vestita da suora e di Katarina Knezevic, la
giovane fidanzata montenegrina del premier, coetanea
di Ruby Rubacuori, che ha una sorella maggiore, che
tiene in scacco il premier. Katarina ha confermato
quel “fidanzamento”, ha avvalorato la versione di
Imane, che ha presentato una pesantissima e
circostanziata querela contro Emilio Fede. Dalla
tribuna del Tg 4 le ha dato della bugiarda, ne ha
sollecitato l’arresto. “Vedremo chi è il bugiardo”,
s’infervora Imane, che vuole costituirsi parte
civile: “Parlerò solo attraverso atti giudiziari”.
E così siamo a quota tre parti civili. L’hanno già
fatto due ex concorrenti a miss Italia, che speravano
di diventare “meteorine”: Ambra Battilana e Chiara
Danese, anche loro in aula domani. Avevano da poco
diciott’anni quando si ritrovarono in un baccanale,
tra ragazze semisvestite che cantano “meno male che
Silvio c’è” e una porno-statua che passa a tavola.
Queste tre ragazze, più altre tre testimoni d’accusa,
più le intercettazioni costate meno di 30mila euro in
tutto, più vari riscontri, possono mettere Berlusconi
sotto luci inevitabili. Possono costringere di fatto
altre testimoni a chiedersi se vale la pena di
rischiare incriminazioni per “salvare” il premier in
difficoltà. La velocità delle indagini impedirà la
possibilità della prescrizione. Sta in questo,
appunto, il sarcasmo del “processo perfetto”. Cioè: è
senza scampo, se i reati saranno provati, e la
Procura ne è certa.
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