Ventimiglia, la frontiera della ‘ndrangheta
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Ventimiglia, la frontiera della ‘ndrangheta

Gli affari della malavita si concentrano anche al Nord. In Liguria, c’è da anni, confusa tra mercati dei fiori, alberghi, porti e porticcioli.

Ventimiglia, la frontiera della ‘ndrangheta
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30 Giugno 2011 - 14.57


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di Laura Aprati

Qualche giorno fa il Sindaco di Ventimiglia si è dimesso, qualche mese fa il comune di Bordighera è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Arresti, sequestri ed un quadro della Riviera dei Fiori che nulla o poco ha a che fare con l’idea di un luogo di pace e di relax, come in tanti depliant turistici.
Qui la ‘ndrangheta c’è e fa grandi affari. C’è da anni, confusa tra mercati dei fiori, alberghi, porti e porticcioli.
C’è ed è vestita bene e ben introdotta e con amicizie politiche, forse, anche molto importanti.

Eccolo il Nord, quello che si ostina a dichiarare che il problema è al Sud. Ma le mafie seguono il denaro e sono lì dove si possono fare affari. D’altra parte Falcone diceva che bisognava seguire il flusso dei soldi per “incastrare “i boss. Ed è anche vero che si fanno affari solo se hai una controparte disposta a farli con te.

Ecco una breve fotografia della Riviera: membri della famiglia Pellegrino di Seminara (RC), accusati – tra le altre cose – di aver esercitato larvate minacce nei confronti di 2 assessori del Comune di Bordighera per indurli a cambiare il loro atteggiamento contrario all’apertura di una sala giochi di loro proprietà. Sempre secondo la tesi di questa Procura – ovviamente ancorata ad acquisizioni probatorie -nell’esercitare queste pressioni i membri della famiglia Pellegrino avrebbero ricordato ai due assessori (e al sindaco) che se erano stati eletti lo dovevano ai voti che loro erano stati in grado di assicurare. E comunque, a prescindere, è un dato acquisito che i fratelli Pellegrino, operanti con una loro ditta nel settore strategico del movimento terra, hanno già riportato plurime condanne per reati che nulla hanno a che fare con attività imprenditoriali. In particolare: associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, illegale detenzione di armi, favoreggiamento di latitanti condannati per associazione di tipo mafioso (‘Ndrangheta).
Un incremento ,negli ultimi 2 anni, degli incendi ai danni di attività commerciali, soprattutto nel settore dell’intrattenimento-ristorazione (bar, pub, ristoranti, stabilimenti balneari) che – per quello che è stato possibile acquisire – vanno ricondotti a fenomeni estorsivi.

E poi gli arresti di Ettore Castellana e Annunziato Roldi, accusati di aver tentato di estorcere all’imprenditore Piergiorgio Parodi un “pizzo” di un euro e mezzo per ogni tonnellata di rocce trasportate dalla cava di Carpenosa al costruendo porto turistico di Ventimiglia (l’equivalente di circa 6 – 7000 euro a settimana). Parodi , uno dei più noti imprenditori del ponente ligure (legato per ragioni di affari e di famiglia al noto imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone), mentre si recava con la sua auto presso la cava di Carpenosa è stato vittima di un vero e proprio agguato da parte dei due indagati che hanno sparato contro la sua auto numerosi colpi di fucile per indurlo a fermarsi e ad accogliere le loro pretese. Annunziato Roldi è stato più volte fermato, per controlli, dalle forze dell’ordine mentre era in compagnia di personaggi come Domenico Carlino e Antonio Palamara, esponenti del crimine organizzato calabrese.

Il ritrovamento, alla fine dello scorso anno, di una casa “pulita” di Bordighera (nel senso di abitazione presa in affitto tramite terza persona) e l’arresto di 3 giovani appena giunti da Taurianova (RC) e trovati in possesso di una pistola con matricola cancellata che chiaramente appariva destinata ad essere usata contro qualcuno.

L’ultima relazione della Commissione parlamentare antimafia dedica alla Liguria circa 28 pagine e delinea le presenze mafiose nella regione soprattutto quelle legate alla ‘ndrangheta: dagli Oppedisano. Gangemi, Belcastro, Zangra. Fotografa la Liguria come lo snodo per il traffico internazionale di stupefacenti (provenienti da America Latina e Spagna) tra Nord e Sud Italia. Attività legate al traffico illegale di immigrati come l’operazione “Migrantes” della Procura di Palmi (RC).

Una terra che è lo sbocco a mare per circa 15 milioni di persone. Una terra dura, aspra ma ricca. E la sua conformazione geografica ed economica ha attirato ed attira le numerose e variegate realtà criminali. Qui la criminalità di stampo mafioso ha interesse a rendersi “invisibile”, per dedicarsi meglio agli affari. E qui il turn over dei magistrati della DDA e quindi il venir meno di “memorie storiche” non ha certo favorito l’efficacia dell’azione di contrasto.
Si notano inoltre molte affinità con il sistema messo in luce dall’operazione “Crimine” nel senso che gli stessi assetti malavitosi accertati da quell’indagine con riferimento alla Lombardia appaiono esistenti anche in Liguria, nel rispetto di una nuova strategia della ‘Ndrangheta che prevede l’esistenza di strutture a livello locale dirette a dirimere i contrasti e a dividere gli affari tra le varie famiglie (che per la criminalità calabrese devono intendersi quelle fondate su legami di sangue).

Insomma un Nord non più isola felice ma soprattutto con l’evidenza che il “cancro” delle mafie non alberga solo nelle terre e tra la gente del Sud (quasi a volerlo esorcizzare e relegare solo in una parte) e che non esiste un DNA (come dice anche Lorenzo Diana coordinatore della Rete della Legalità) in grado di rifiutare, a priori, il malaffare. Pecunia non olet e tacita la coscienza.

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