La strage del 904 e lo sfondone del Tg1: viaggiatori che andavano al nord e non emigrati che tornavano al sud
Top

La strage del 904 e lo sfondone del Tg1: viaggiatori che andavano al nord e non emigrati che tornavano al sud

Capisco che a destra si ha qualche problema con la Storia ma il rapido 904 andava da Sud a Nord, da Napoli a Milano, e fu fatto saltare dentro la grande galleria dell'Appennino, tra Firenze e Bologna, per fare più morti possibile

La strage del 904 e lo sfondone del Tg1: viaggiatori che andavano al nord e non emigrati che tornavano al sud
Tg1
Preroll

globalist Modifica articolo

24 Dicembre 2024 - 13.02


ATF

di Adelmina Meier

“Quarant’anni fa la strage del rapido 904. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricorda l’attentato al treno che portava al Sud, per le feste, le famiglie degli emigranti…”. È il Tg1 delle 20 del 23 dicembre, 4 decenni dopo. È il Tg principale della principale testata della Rai. Il tono è giustamente severo, ci sono da lanciare le parole del Capo dello Stato, e su una strage. Peccato che nel presentare Mattarella si capovolga lo Stivale e, nell’usare la Storia, nel lancio si preferisca citare gli emigrati e non – come farà Mattarella – gli autori di quella strage, che hanno nome, cognome e un preciso colore.

Rimettiamo ordine. Capisco che a destra si ha qualche problema con la Storia (ed anche con i treni), ma il rapido 904 andava da Sud a Nord, da Napoli a Milano, e fu fatto saltare dentro la grande galleria dell’Appennino, tra Firenze e Bologna, per fare più morti possibile. Se si deve presentare bene quel tragico giorno – e questo ha fatto Mattarella – si sarebbe dovuto dire, già nel lancio, che il rapido 904 fu una strage mafiosa, con l’aiuto decisivo e costante di esponenti politici e criminali della destra fascista e di settori deviati dei Servizi, quelli che fecero poi fuggire in Germania l’artificiere Friedrich Schaudinn.

Certo, dopo il lancio ci sarebbe stato – e c’è stato – il servizio, ma colpisce la banalità dell’errore nella presentazione, la scarsa memoria, diciamo. Colpisce che nel lancio delle parole del Capo dello Stato non si sia anticipato il deciso j’accuse del nostro Presidente, le responsabilità di quella strage, peraltro codificate da indagini, processi, sentenze e inchieste parlamentari. Quel giorno, con accresciuta crudeltà, si volle ripetere quel che si era fatto dieci anni prima, si volle lanciare un avvertimento mafioso alla democrazia nel momento in cui all’interno di Cosa Nostra si sgretolava il silenzio fatto di mattoni di omertà e complicità. Parlavano Contorno e Buscetta e dicevano che la mafia non era solo mafia.

Quel treno partì da Napoli, a Napoli la strage fu iniziata da un camorrista con l’aiuto di un parlamentare missino. A sintetizzare i voleri di mafia, camorra, bande romane – quelle dei Carminati, per capirci – e Servizi segreti deviati, quelli della strategia della tensione, fu Pippo Calò, passato alla storia scellerata di Cosa Nostra come il “cassiere della mafia”, ma che dentro la mafia aveva un ruolo ben più pesante di quello che può avere un ragioniere. Pare che il summit decisivo si fosse tenuto in un locale prossimo allo Stadio Olimpico di Roma, quello stadio che negli intenti di Cosa Nostra & C. avrebbe dovuto passare alla storia come scenario di una delle più grandi stragi italiane.

Insomma, per correggere l’errato e sommario lancio del servizio del Tg1, potremmo dire che nella cappelliera della carrozza numero 9 del rapido 904 non c’erano le piccole cose dei nostri emigranti, ma la mai rimossa volontà di alcuni poteri italici di fare deragliare il nostro Paese.

Native

Articoli correlati