Da Meridiano Zero al Maxxi: a Report il passato (e il presente) di Giuli
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Da Meridiano Zero al Maxxi: a Report il passato (e il presente) di Giuli

Dall'esperienza giovanile in Meridiano Zero fino all'arrivo al Collegio romano. Report passa al setaccio il passato del ministro della Cultura Alessandro Giuli

Da Meridiano Zero al Maxxi: a Report il passato (e il presente) di Giuli
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27 Ottobre 2024 - 23.34


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Dall’esperienza giovanile in Meridiano Zero fino all’arrivo al Collegio romano. Report passa al setaccio il passato del ministro della Cultura Alessandro Giuli, cominciando con la sua militanza nell’organizzazione politica neofascista fondata da Clemente Graziani, che Giuli rivendica peraltro di non aver mai negato: «Se lui ha confermato di essere stato in Meridiano zero… Sicuramente era una delle figure brillanti se no non gli avrebbero dato un ministero», dice Graziani, interpellato dalla trasmissione Rai.

Sigfrido Ranucci spiega come negli anni Giuli abbia dichiarato di essersi profondamente allontanato dalla «destra neonazista», sottolineando però che «ogni tanto nei suoi scritti e discorsi emerge un rigurgito dell’influenza di Julius Evola, filosofo del nazismo», come quando alla fiera del libro a Francoforte ha detto che «dobbiamo riaffermare la centralità del pensiero solare».

Su questo stesso filone, Report ricorda il programma culturale della Lega Salvini premier al quale Giuli ha collaborato nel 2017, «inviato per approvazione ad Armando Siri», anche lui, sostiene Ranucci, «vicino al mondo esoterico».

Quindi si passa alla gestione del Maxxi, «con il crollo della vendita dei biglietti da 2,6 mln a 1,3», e la replica di Giuli: «Come diceva qualcuno i conti si fanno alla fine» e «il Maxxi ha appena fatto il record di vistatori». Poi «sono diventato ministro, ma non è un premio». Sempre per quanto riguarda la gestione Maxxi, Report torna sul progetto Cure: «Sebbene il ministero delle imprese avesse stanziato 2,5 mln per il progetto Cure Giuli ha rinunciato».

Tra le testimonianze raccolte dalla trasmissione Rai quella di una dipendente anonima del Museo che, parlando d Francesco Spano, uomo di fiducia prima di Giovanna Melandri poi dello stesso Giuli al Maxxi e quindi capo di gabinetto, poi dimessosi, del Mic, lo definisce «l’eminenza grigia» del museo: «Decideva tutto» perché Giuli «non sapeva come gestire un museo», tanto che quando arrivò «a noi dipendenti disse, sono qui per imparare».

La trasmissione di Ranucci affronta infine il caso della grande mostra sul futurismo e raccoglie la testimonianza di Alberto Dambruoso, «che è stato fatto lavorare alacramente per un anno, poi gli è stato chiesto di fare un passo indietro», dice Ranucci.

«La mia situazione non è molto diversa da quella di Maria Rosaria Boccia – spiega Dambruoso – ho ricevuto anche io un incarico (per la cocuratela della mostra, ndr) che poi non è stato formalizzato». «Una mostra non può essere commissariata dalla politica», la chiosa di Ranucci.

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