Ho chiesto a ChatGPT di scrivere un articolo sulla pericolosità dell’Intelligenza Artificiale, sperando scioccamente di mandarlo in confusione. Ci ha messo meno di 5 minuti e ha ammesso con la dovuta apprensione che l’Intelligenza Artificiale può essere pericolosa, molto pericolosa.
L’articolo è impeccabile ma non ve lo faccio leggere. Vi spaventereste. Mi limito a dirvi che ChatGPT potrebbe scrivere tutti gli articoli di Globalist in meno di un’ora. Sarebbe un esperimento da fare. Già che mi ci trovo, lo propongo al direttore Gianni Cipriani. Sapete che cos’è ChatGPT, naturalmente. O forse no. Perché persino Wikipedia temporeggia e non l’ha ancora catalogato. ChatGPT è un assistente virtuale che risolve problemi. Problemi matematici, fisici o chimici complicatissimi. Ma può anche scrivere un articolo di giornale, un testo teatrale, un romanzo, o i compiti a casa di qualunque studente di qualunque grado e età. Sempre in pochi minuti. ChatGPT in realtà è solo alle prime armi. Contiene miliardi di informazioni ma coloro che lo hanno creato lo stanno via via perfezionando.
Ora, però, questi signori si sono improvvisamente accorti che è già più intelligente di chiunque sulla faccia della Terra e hanno lanciato un SOS al quale ha risposto nientemeno che il magnate Elon Musk, supportato da un folto gruppo di accademici provenienti da tutto il mondo. “Fermiamoci, serve tempo”, ha detto Elon Musk. E detta da lui che è un po’ pazzo da legare una frase del genere fa veramente impressione. Ora non sto a dirvi cosa può succedere.
Noi che abbiamo una certa età ne abbiamo già avuto un assaggio con l’avvento di Internet. Ma se il web dopotutto è solo un mezzo, ChatGPT è ben altro. ChatGPT sta sfuggendo al controllo dei suoi creatori e ha cominciato a ragionare autonomamente. ChatGPT può cancellare con un click tutta la cultura umanistica, può praticare terrorismo informatico devastante, può seminare il panico ovunque, può far cadere governi, e può soprattutto prendere il nostro posto per decidere qualunque cosa al nostro posto, perché dopotutto noi sempre imperfetti siamo e sempre lo saremo. In tal caso, l’unica prospettiva che avremo di fronte a noi sarà quella di diventare noi dei robot al servizio del grande robot dell’Intelligenza Artificiale.
Oppure, potrebbe anche migliorarci, dall’alto della sua saggezza, spiegandoci che stiamo sbagliando tutto, e a giudicare da come va il mondo sarebbe difficile dargli torto. Ora che ci penso, gli chiedo un breve saggio sull’onestà intellettuale. Sentiamo che dice.