Quando ho conosciuto Cesare Ranucci ero un ragazzino e lui era già ‘Cesarone’ er (alla romana) più simpatico e ironico e buono ispettore dei giornali di tutta Italia.
Era il 1985 ed eravamo in via De Macelli nella redazione di Paese Sera, glorioso giornale dei decenni precedenti, ma allora povero e zoppicante dentro una redazione scalcinata.
Io ero super-precario, non conoscevo nessuno e con Cesare Ranucci fu simpatia – reciproca – immediata. Perché Cesare non solo era una persona gioviale e sorridente, ma era esattamente il prototipo del militante di quel Pci vicino alla gente e tenuto in grande considerazione anche da chi voltava altri partiti.
Cesare l’ispettore e nello stesso tempo il ‘compagno’ che faceva politica attiva senza mai stancarsi.
Proprio in quel periodo fummo protagonisti di una mezza goliardata che poi abbiamo ricordato – tra le risate – non solo negli anni, ma anche nei decenni successivi.
Capitò che da Paese Sera mi diedero l’incarico di andare al Piper a fare un po’ di cronaca rosa e mondana (per ironia della sorte proprio a me che in seguito mi sarei occupato di terrorismo e servizi segreti) e seguire alcune serate.
E chiesi a Cesare di venire con me, di accompagnarmi in posti dove non ero mai stato. Lui venne ma una volta dentro il locale gli diedi una penna e un taccuino per raccogliere con me i pareri sulla serata. “Fai finta di fare il giornalista, così siamo in due e sembra che Paese Sera sia ancora in salute”. E siccome in quel periodo giornali e giornalisti godevano di molta più considerazione rispetto ad ora, adesso accadde che ‘Casarone’ si trovò circondato da belle ragazze che volevano dire qualcosa nella speranza di vedere il loro nome sul giornale o farsi riprendere dal fotografo che stava con noi.
Inutile dire che sull’immagine di Cesare ‘beato tra le donne’ ci abbiamo riso e scherzato a lungo. E ci abbiamo anche ricamato.
Cesare – per mia fortuna – dopo Paese Sera venne a lavorare a l’Unità dove io era già andato anni prima e ricominciammo con le risate, gli scherzi e le chiacchierate da compagni ‘incazzati’ per quella che vivevano come la deriva moderata della sinistra.
Ma accanto alla persona simpatica e ironica c’era un grande professionista. Credo che con il suo lavoro metodico di ispettore di Paese Sera e Unità abbia garantito la migliore distribuzione possibile e – di conseguenza -anche un maggior numero di vendite. Senza parlare delle diffusioni straordinarie – come alla festa nazionale de l’Unità- che erano vere e proprie imprese rimaste leggendarie.
Cesare Ranucci era un professionista, un compagno, un militante del Pci e una persona buona. Chi gli ha voluto bene e lo ha stimato non vede solo un pezzo di storia che se ne va. Ma molto di più. La sinistra romana e tutti noi perdiamo una parte del cuore.
I funerali di Cesare si terranno mercoledì alle ore 10 presso la parrocchia di San Romano di largo Beltramelli