Dopo 40 anni viene raccontata su Sky la tragedia di Alfredino: "Una ferita aperta per tutti"
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Dopo 40 anni viene raccontata su Sky la tragedia di Alfredino: "Una ferita aperta per tutti"

Una miniserie su Sky racconterà il caso di Vermicino. Il regista Marco Pontecorvo: "Ho sentito che forse ci fosse il bisogno di riaffrontare quella storia, dando uno sguardo su quell'Italia"

Anna Foglietta in un fotogramma del film su Alfredino Rampi
Anna Foglietta in un fotogramma del film su Alfredino Rampi
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14 Giugno 2021 - 10.13


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Una storia che segnò l’inizio della tv del dolore e che fu seguita da milioni di italiani. Dopo 40 anni si cerca di riaffrontarla: lo fa Sky con una miniserie sulla tragedia di Alfredino Rampi.

Ripercorrere la vicenda del 1981 a Vermicino, in un racconto di fiction: un compito non facile che un regista attento e sensibile come Marco Pontecorvo ha accettato “perché ho sentito che forse dopo 40 anni ci fosse il bisogno di riaffrontare quella storia. E’ una ferita aperta per tutti, anche per me, che allora avevo 13 o 14 anni.

Ho pensato fosse molto interessante cercare di ripercorrere quei fatti con questa distanza, anche dando uno sguardo su quell’Italia, su com’eravamo”. Lo spiega  il cineasta, all’Auditorium Conciliazione, dove nell’ambito delle celebrazioni per i 40 anni del Centro Alfredo Rampi, si è svolta l’anteprima del primo episodio di Alfredino – Una storia italiana, la miniserie Sky Original prodotta da Marco Belardi per Lotus Production, che debutterà in due appuntamenti il 21 e 28 giugno su Sky Cinema e in streaming su Now.
Nel cast Anna Foglietta nel ruolo di Franca Rampi, madre di Alfredino (interpretato da Kim Cherubini), Francesco Acquaroli, Vinicio Marchioni, Luca Angeletti, Beniamino Marcone, Daniele La Leggia, Giacomo Ferrara, Valentina Romani, Riccardo De Filippis e Massimo Dapporto nei panni dl presidente della Repubblica Sandro Pertini.

“Tornare a quei fatti – aggiunge Pontecorvo – mi ha permesso di capirli molto meglio, anche perché siamo andati a fondo, abbiamo studiato molto prima di girare”.
La serie “cerca di raccontare anche il risvolto positivo che c’è stato alla fine di quella tragica storica, con un epilogo che nessuno avrebbe voluto vedere – aggiunge Anna Foglietta -. Da quella scomparsa, di un bambino meraviglioso com’era Alfredo, si sono gettate le basi per la costruzione del Centro Alfredo Rampi (nato nel 1981, poche settimane dopo i fatti per promuovere la prevenzione dal rischio ambientale e un miglioramento del soccorso, tecnico e psicologico, nelle emergenze, ndr) e della Protezione civile”.

Quello di Franca Rampi “è’ stato forse il ruolo più difficile della mia vita. La cosa importante era restituire la grandissima dignità di questa donna straordinaria e non dare una morbosità al racconto, anche per fare definitivamente chiarezza sulla vicenda”. Dopo tanti no ad altri produttori “abbiamo accolto positivamente la richiesta di Lotus e Sky di realizzare la fiction, perché per la prima volta ci è stata posta nella maniera giusta. Nessun altro aveva avuto un approccio così chiaro e etico, cioè l’intenzione di raccontare il fatto tragico ma anche ciò che è successo dopo – spiega lo psicanalista Daniele Biondo, del direttivo del Centro Alfredo Rampi, nato per volontà di Franca Rampi (che ne è presidente onoraria ) e riconosciuto dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, dalla Regione Lazio e da Roma Capitale – .La nostra linea di rifiuto era stata sempre motivata dal timore che si volessero spettacolarizzare avvenimenti così dolorosi, ma abbiamo capito che raccontarli nella maniera giusta avrebbe permesso al Paese di elaborare quel trauma collettivo vissuto allora”.
Non si è voluto “indugiare sulla tragedia ma mostrare la parte di generosità e solidarietà sociale, che quegli avvenimenti hanno portato – spiega Antonella d’Errico, Executive Vice President Programming di Sky Italia -. Tutti insieme “abbiamo condiviso il carico morale ed emotivo di questo racconto, una storia di tenacia, abnegazione e altruismo da trasmettere alle nuove generazioni. Speriamo che vi arrivi tutto il rispetto che abbiamo messo in questa storia per raccontarla”.

Tra gli ospiti all’anteprima anche tanti volontari del Centro Rampi, tra i quali l’associazione, Psicologi delle Emergenze Alfredo Rampi: “E’ una delle sedi – spiega il presidente Michele Grano – che compongono la grande famiglia del Centro. Principalmente siamo attivati dalla Protezione civile o dall’Ares 118 e ci occupiamo di tutta la parte emotiva legata alle emergenze, dall’incidente alla grande catastrofe e interveniamo anche nei grandi eventi”.

Tra i servizi più recenti con il Centro, il dipartimento e il Ministero della Salute,” in questi mesi di Covid, abbiamo fatto anche una lunga esperienza di supporto telefonico per il personale sanitario e per i pazienti”.
Il Centro Alfredo Rampi “svolge tantissime attività rivolte a vari target d’età, abbiamo costruito psicologie e tecniche per parlare con ragazzi e prepararci a soccorrere – ricorda la presidente Rita Di Iorio – ma nel Paese manca ancora una diffusa cultura della sicurezza”.

Tante cose sono state fatte da quegli anni segnati da eventi collettivi e traumatici – dice Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione Civile – I sismi e fatti come quello di Alfredino hanno fatto comprendere il bisogno di una struttura di intervento nelle emergenze. Ci sono stati interpreti di quel bisogno come il presidente Pertini e una mamma coraggiosa come Franca Rampi che ha trovato la forza di dare una spinta al Paese”.

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