Dittatura sanitaria? Non scherziamo, altri sono gli stati totalitari
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Dittatura sanitaria? Non scherziamo, altri sono gli stati totalitari

Stupisce poi che tra i no vax più accaniti ci siano proprio quelle forze politiche che si ispirano al fascismo, che in materia di libertà civili e di diritti non può costituire un esempio positivo.

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Antonio Rinaldis Modifica articolo

25 Agosto 2021 - 18.55


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Ci sono, in questi tempi tormentati e confusi, intellettuali e filosofi che agitano lo spauracchio della dittatura sanitaria, e si appoggiano alle tesi del filosofo inglese Th. Hobbes che utilizzava la metafora del Leviatano per descrivere il suo modello di stato assoluto. Il riferimento al celebre libro di Hobbes appare del tutto ingiustificato e quanto meno discutibile, per molti aspetti, ma è sufficiente ricordarne uno per chiarire la totale infondatezza del concetto che si vorrebbe sostenere. 

 

Nello stato assoluto, il Leviatano, non è ammesso il diritto di resistenza, perché ai cittadini, che in realtà sono sudditi, non è concessa alcuna critica nei confronti del governo, e l’unica libertà permessa è quella interiore, che però non si può manifestare in aperto dissenso. Vorrei ricordare ai teorici della dittatura sanitaria che in uno stato realmente totalitario, che avesse imposto una rigorosa coercizione vaccinale, non gli sarebbe permesso di esprimere le loro taglienti critiche nei confronti della politica dell’attuale governo e che sarebbero stati immediatamente censurati se avessero sfidato le autorità. 

 

Il nostro sistema è democratico perché prevede la possibilità di dissentire pubblicamente dalle decisioni del governo civile. Stupisce poi che tra i no vax più accaniti ci siano proprio quelle forze politiche che si ispirano al fascismo, che in materia di libertà civili e di diritti non può costituire un esempio positivo. Se ci fosse davvero una dittatura la libertà di parole, di opinione e di stampa sarebbero impedite e non ci sarebbe spazio per il dissenso. 

 

Ritengo che alla base del concetto equivoco di dittatura sanitaria ci sia una sostanziale confusione tra dimensione etica e sapere scientifico. Per spiegarmi meglio voglio ricordare uno dei padri dell’utilitarismo classico inglese Jeremy Bentham che definiva utile quell’azione che rende massimo il vantaggio e il piacere e minimo il dolore. Possiamo persino azzardare che quell’azione sia anche giusta, se garantisce il massimo di felicità per un numero elevato di individui. Stiamo parlando di un grande numero di beneficiati e non di tutta l’umanità, perché sappiamo perfettamente che solo Dio potrebbe rendere felice l’intero genere umano.

 

In mancanza di serie confutazioni scientifiche e anche alla luce delle determinazioni dell’agenzia americana del farmaco, la Fda, il vaccino Pfizer è stato approvato in via definitiva, ritenendolo efficace e considerando che gli effetti positivi superano di gran lunga quelli negativi. Ricondotta alla logica dell’utilitarismo morale, la disputa no vax/sì vax perde finalmente i connotati di una guerra di religione e rientra nella casistica della morale. È conveniente vaccinarsi, è utile, ed è persino giusto perché il vaccino è in grado di procurare vantaggi ed è in grado di arginare l’escalation del virus, come ampiamente dimostrato. Tutta la restante polemica si riduce a una guerra di religione, in cui si confrontano fedi differenti, che esigono appunto adesione incondizionata e fanatica. 

La scienza, al contrario, non è in grado di garantire certezze, dovremmo saperlo da Karl Popper in avanti, ma l’uso morale della ragione può guidarci nella ricerca di una soluzione equa in una situazione di grave emergenza pandemica, che in troppi continuano a sottovalutare. 

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