di Argentino Tellini
Isola dell’Asinara, comune di Porto Torres, 52 kmq , dal 1885 colonia penale, fra le più terribili. Dal 1997 non più carcere ma Parco Nazionale. Nessuno da questa ex Cayenna è riuscito a fuggire, tranne Matteo Boe, che però poteva uscire di giorno dalle celle per fare il pastore. Un giorno ne approfittò per prendere il largo, un gommone lo aspettava. Fu catturato anni dopo, nel 1992 a Porto Vecchio in Corsica.
Nei secoli scorsi il pirata Barbarossa, nelle sue scorrerie lungo il Mediterraneo, spesso ormeggiava in una rada dell’isola, che ora prende il suo nome. Nella Grande Guerra, 24.000 prigionieri austroungarici arrivarono nell’isola , morirono quasi tutti di epidemie e di stenti, i resti di 6.000 di loro sono sepolti in un ossario presso Campu Perdu.
L’ Asinara è stata per molto tempo una terra che trasudava sangue. Ma non è solo questo, è una delle isole più affascinanti del mondo. Ci sono tantissimi asinelli bianchi dagli occhi azzurri, le pernici saltellano nei sentieri perché non hanno paura dell’uomo, cinghiali e capre selvatiche si incontrano facilmente, centinaia di cavalli corrono liberi nelle sue spiagge e campagne, e poi i magnifici mufloni, e ancora falchi pescatori e pellegrini, gheppi e poiane.
L’isola è un paradiso terrestre con le sue spiagge rosa, dove le tartarughe marine vengono ancora a deporre le uova; con i suoi strapiombi a picco sul mare turchese schiaffeggiato spesso dal maestrale. Se volete vedere uno spicchio di vera Sardegna non dovete certo andare in Costa Smeralda, dovete venire qua. No, non c’è il Billionaire, il silenzio la fa da padrone in quest’isola stupenda. L’ Asinara è un luogo incantato che vi prenderà subito il cuore e rapirà la vostra anima.
Era da due anni che non ci mettevo piede, da quando con i miei compagni della Vinyls occupammo per protesta uno dei tanti carceri presenti sull’isola, a Cala d’Oliva per l’esattezza. Dormivamo nelle celle. Fu una grande lotta che durò oltre un anno. Non è servita a risolvere il nostro problema, un rospo ancora che non ci è andato giù.
Il giorno prima del mio nuovo viaggio nell’isola incontro M.F, 64 anni, nato in un paesino del sassarese. Ha trascorso 18 anni in carcere, inchiodato da un pentito, 8 li ha trascorsi all’ Asinara. Le sue imputazioni erano associazione per delinquere, rapine, traffico internazionale di armi. Nell’isola faceva il capo meccanico di giorno, di notte tornava in cella. Aveva le mani d’oro. Da detenuto ha insegnato il mestiere a molti, compresi extracomunitari, quasi tutti condannati per traffico internazionale di stupefacenti. Non c’erano rubagalline all’Asinara; la maggior parte, nel loro genere, erano pezzi da novanta .
M.F è una persona intelligente, con una memoria di ferro. Ma quando mi incontra (da anni è un uomo libero) le sue prime parole sono sulla nostra lotta ” Mi dispiaceva quando vi vedevo davanti alla tv in quelle celle che conoscevo bene. Siete stati coraggiosi, ma sapevo che la politica vi stava prendendo in giro, avrei voluto gridarlo se qualcuno me lo avesse chiesto. Mi hai detto caro Argentino che vi è andata male. L’ho sempre immaginato che sarebbe finita così “. Poi continua sulla sua vita nell’isola: “Come posso dimenticare l’Asinara? Io il verbo dimenticare comunque l’ho imparato subito. Mi sono dimenticato della vita che avevo fatto fuori, ho dimenticato persino le donne, per non impazzire. Ho vissuto tanti anni senza neanche un permesso per rivedere i miei cari. Ma ho pensato solo ai fatti miei e a lavorare. Certo ho fatto anche amicizia, con chi se la meritava. Dirigevo un’officina meccanica, avevo 12 dipendenti detenuti , li ricordo tutti , con affetto. Mi viene in mente il tanzaniano Abdul Masghià , che era un po’ indolente ma ha imparato bene, o il senegalese simpaticissimo che tutti chiamavano Dudù. Ricordo ancora un episodio che vide protagonista un mio compaesano. Mille volte gli ho detto di stare attento quando cambiava la balestra. Non lo ha mai fatto almeno fino a quando non si ruppe malamente la testa. Lo guardai e non gli dissi nulla. Dal giorno fu più meticoloso di un orologiaio. No, non è vero che in carcere c’è chi comanda, a parte nel carcere dell’ Ucciardone a Palermo, dove comandavano i mafiosi . Per me comandava chi si faceva i cazzi suoi, che è sempre stata la cosa migliore. Adesso sono un pensionato, sto bene. Sono tornato al mio paese, i miei amici di infanzia non mi hanno dimenticato e non mi hanno mai voltato le spalle. Mi sono rifatto anche una vita. Questa è una delle cose più importanti per me. L’altra è quella di non avere mai tradito nessuno. Mi è stato infatti chiesto di collaborare. Collaborare su che? Su che cosa? Non ci sono mai cascato, non ho mai fatto nomi, non sono un infame”.
Pensando a questa cruda testimonianza sulla vita di quegli anni del carcere sono partito per l’Asinara , di mattina presto , da Stintino. Al molo per caso ho incontrato Gianmaria Deriu, 54 anni di Ittiri, un amico ed un personaggio straordinario. Ha trascorso 30 anni sull’isola, come agente di Polizia Penitenziaria, stimatissimo e rispettato. E’ tuttora amico di molti ex detenuti. Ora è in pensione, ma presta gratuitamente al Parco la sua opera e la sua grande esperienza. Quando con i miei compagni eravamo per protesta nel carcere di Cala d’Oliva, a nord dell’isola, si è fatto sempre in quattro per darci una mano. Un gesto che non abbiamo mai dimenticato. In breve tempo con l’imbarcazione che collega giornalmente Stintino all’isola, dopo avere evitato le pericolosissime secche di “Scanna Capretti”, approdiamo all’ Asinara , zona sud , a Fornelli , dove è ancora intatta quella che per decenni è stata la diramazione carceraria più temuta e dura d’Italia, quella di Fornelli appunto, dove hanno soggiornato nel calderone del 41 bis i più importanti brigatisti, terroristi neri , camorristi e mafiosi del nostro Paese. Qua comincia il nostro viaggio, il viaggio nel meraviglioso Parco Nazionale dell ‘Asinara. Ogni località che toccheremo ha la sua storia e le sue meravigliose bellezze. Ve le racconterò nelle prossime puntate.