Fase delicata: «Mosca punta ad una guerra di logoramento per fiaccare il morale degli ucraini, ridurre la disponibilità di mezzi fino al collasso interno. È uno scenario simile a quello della Prima Guerra mondiale: i piccoli cambiamenti nelle posizioni al fronte non sono importanti».
È l’analisi di un alto funzionario di un servizio d’intelligence alleato. «L’obiettivo – è il `reset´ del Paese, provocare 10 milioni di rifugiati verso l’Ue e installare un regime fantoccio al governo a Kiev»
Uno dei grandi nodi, per non dire dubbi, è spiegare come il Cremlino intenda poi controllare l’Ucraina, una volta che ne abbia preso il controllo. «Il dopoguerra – spiega il funzionario – potrebbe essere assimilato a uno scenario simile al Patto di Varsavia: poche truppe russe sul terreno, pezzi di società ucraina che si prestano a gestire il Paese».
Il risultato, per Mosca, sarebbe quello di avere «una seconda Bielorussia» e chiudere l’anello difensivo fino al Mar Nero.
Ecco perché diventa fondamentale fare in fretta e aiutare l’Ucraina da qui all’estate con nuove forniture di armi e munizioni, «dando priorità a iniziative concrete come quella lanciata da Praga».
In caso contrario, le ripercussioni per l’Occidente potrebbero essere gravi. «Se il fronte in Ucraina crolla, interno o esterno, non sarà possibile al vertice di Washington della Nato emettere comunicati positivi e farla franca: l’Alleanza in quel caso mostrerà debolezza, non forza». L’esito della guerra in Ucraina determinerà poi i passi successivi di Mosca. Le indicazioni è che il Cremlino si stia già preparando a un possibile conflitto con la Nato «nell’arco dei prossimi dieci anni».