Notizia verosimile e in parte provata: l’Fsb in Russia avrebbe reclutato ex combattenti dell’Isis che ha infiltrato in Ucraina e Turchia mentre negli Stati Uniti vengono inviati agenti al confine con il Messico.
Lo ha reso noto il sito di notizie indipendente Meduza, citando quattro di loro, fra cui Baurzhan Kultanov, un ex jihadista russo scarcerato dopo aver trascorso in prigione solo quattro dei 20 anni a cui era stato condannato in cambio della sua collaborazione con i servizi.
Una fonte dell’Fsb ha confermato il programma ma ha spiegato che il tentativo di penetrare ambienti militari ucraini non ha avuto successo.
Kultanov è stato inviato, nella primavera dello scorso anno, in Turchia, dove gli era stato ordinato di raccogliere informazioni sugli sforzi di reclutare combattenti in Ucraina.
L’Fsb aveva cercato poi di reclutare il comandante di un battaglione di volontari, fra cui tatari di Crimea e ceceni, schierato al fianco delle forze di Kiev dal 2014.
«Sei i nostri occhi e le nostre orecchie ma non gli unici», era stato detto a Kultanov, invitandolo a farsi reclutare da altri servizi, in modo da diventare agente doppio o perfino triplo. «Non devi inventarti nulla. Sei un terrorista e un musulmano. Di loro che non ami la Russia e l’Fsb e vuoi essere di aiuto. Ti accoglieranno a braccia aperte», ha ricordato Kultanov, che nel frattempo è stato arrestato in Turchia, dove è accusato di aver violato le leggi sull’immigrazione e dove ha chiesto asilo politico.
Un altro ex reduce dell’Is in Siria identificato come Karim, originario del Dagestan, ha confermato che lo sforzo di reclutamento dell’Fsb in Ucraina sono un segreto di pulcinella.
«E’ per questo che nessuno si fida più di nessuno», ha precisato, riferendosi alla diaspora dei musulmani russi.
Le autorità americane hanno arrestato una cinquantina di russi, accusati di lavorare per l’Fsb, al confine con il Messico da quando lo scorso anno le forze di Mosca hanno invaso l’Ucraina, ha riferito a Meduza l’esperta di terrorismo russa, Vera Mironova.
«La maggior parte di loro dice `sono un attivista o il dipendente di una ong o un giornalista. Ho partecipato a proteste e ora sono perseguito. Lasciatemi entrare´», ha raccontato Mironova, citando fonti del dipartimento per la sicurezza dello stato Usa. Alcuni di loro si consegnano agli agenti di confine americani, confessando la verità.