Per Ankara i curdi che combattono per la loro autodeterminazione e il rispetto delle loro tradizioni e della loto cultura non sono altro che terroristi.
La Turchia conta sul “sostegno di Russia e Iran nella lotta al terrorismo” in Siria, dove minaccia di intervenire. Lo ha affermato a Teheran il presidente Recep Tayyip Erdogan.
“Quello che ci aspettiamo da Russia e Iran è il loro sostegno di fronte al terrorismo”, ha insistito, dopo aver citato i principali movimenti curdi che operano nel nord-est della Siria, al confine con la Turchia. Erdogan, che ha parlato a fianco dei suoi omologhi di Russia (Vladimir Putin) e Iran (Ebrahim Raisi), dopo un vertice a tre, da maggio minaccia di lanciare un’operazione armata in questa regione, a ovest dell’Eufrate.
La sua intenzione è creare una “zona di sicurezza” lungo il confine meridionale per contrastare le operazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e dei suoi alleati. “Ho sentito i nostri preziosi amici dire che capiscono le preoccupazioni della Turchia e li ringrazio per questo, ma le parole non bastano”, ha insistito.
Mosca e Teheran nelle ultime settimane hanno entrambe messo in guardia Ankara da qualsiasi intervento.
“Deve essere chiaro a tutti che nella regione non c’è posto per i movimenti terroristici separatisti e i loro sodali. Presto continueremo la nostra lotta contro le organizzazioni terroristiche”, ha avvertito il capo di stato turco. “Il terrorismo (delle organizzazioni curde) è una minaccia per tutti noi”, ma “il loro ritiro a 30 chilometri dai nostri confini non è ancora avvenuto”, ha proseguito, riferendosi all’accordo siglato nel 2019 con Washington e poi con Mosca.
Questo accordo, che prevedeva il ritiro dei combattenti curdi, aveva posto fine a un’operazione delle forze speciali turche e dei loro ausiliari siriani che nell’ottobre 2019 aveva causato centinaia di morti e decine di migliaia di sfollati.