Ucraina: la guerra psicologica della Cia e la 'disinformatia' di Putin
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Ucraina: la guerra psicologica della Cia e la 'disinformatia' di Putin

La guerra in Ucraina è all'interno di una ben più ampia guerra psicologica. E c'è da dire che tutte le tecniche sono state usate

Ucraina: la guerra psicologica della Cia e la 'disinformatia' di Putin
Soldati ucraini
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Gianni Cipriani Modifica articolo

24 Febbraio 2022 - 14.50


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La guerra in Ucraina e l’invasione militare è stata preceduta da settimane, se non mesi, di guerra psicologica e di propaganda tra i due fronti. Tutte le tecniche sono state usate: propaganda, contro-propaganda, diversione, discreto, disinformazione.

Ed in effetti, alla luce degli avvenimenti precipitati negli ultimi giorni, gli scenari sembrano delinearsi meglio e si possono iniziare a decifrare meglio una serie di posizionamenti.

Ossia: le continue indiscrezioni fatte trapelare dall’intelligence Usa sulla volontà  di Putin di scatenare una guerra erano vere. Le continue smentite di Mosca che parlava di ‘isteria’ occidentale erano false.

Ma perché le cose sono andate in questa maniera? Generalmente nel mondo dell’intelligence se qualcuno ha una informazione segreta non solo non lo deve far sapere a nessuno all’esterno ma – talvolta – deve anche agire facendo finta di essere all’oscuro nonostante alti prezzi da pagare.

E’ capitato spesso in passato (e anche recentemente) infatti che ci siano stati bombardamenti in alcuni luoghi e orari ben noti ai servizi segreti che sono stati lasciati fare senza avvertire quelle che sarebbe state le vittime. Questo perché un allarme o un’evacuazione avrebbe fatto capire al ‘nemico’ la presenza di una ‘falla’ o di una talpa nella catena di comando..

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Allo stesso modo alcuni attentati terroristici sono stati lasciati fare (nonostante i morti) per non bruciare l’infiltrato di turno o, magari, perché l’obiettivo della missione era quella di scoprire prima tutti i segreti del gruppo terroristico e poi sgominarlo. E questo risultato finale poteva fallire sventando un attentato al prezzo di far saltare le coperture di fonti incaricate di seguire dall’interno ciò che accadeva in una cellula clandestina.

E allora perché gli Usa hanno fatto filtrare continuamente allarmi e hanno dimostrato di essere a conoscenza dei piani di Putin?

Il primo è perché le indiscrezioni riguardavano temi generali e informazioni note, a quel punto, all’interno di una vastissima catena di comando, ossia migliaia tra dirigenti, diplomatici e ufficiali russi. Ed era – ed è – molto più facile mascherare l’origine delle fonti. Senza contare lo spionaggio satellitare da decenni usato per monitorare le mosse dell’avversario.

In secondo luogo perché questa guerra di informazioni aveva come scopo preciso quello di scoraggiare Putin a portare a compimento il suoi piani o comunque a limitarne l’azione avvertendolo che la controparte era al corrente delle sue manovre.

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Questo sembra lo scopo delle continue fughe di notizie (che fughe di notizie non erano) che hanno alimentato la guerra psicologica di questi giorni, come estremo tentativo di indurre Mosca ad un ravvedimento.

Nel frattempo l’invasione c’è stata. L’Ucraina non ha attaccato la Russia, la Nato non ha attaccato la Russia, le truppe occidentali non hanno attraversato i confini per marciare verso il Donbass.

Nulla di tutto questo è accaduto e quindi ora è chiaro che Putin avesse pianificato questo esito e che le sue accuse di ‘isteria’ non fossero altro che bugie. Le carte di questa mano di poker sono state scoperte e si capisce chi fosse colui che bluffava.

Purtroppo gli 007 Usa e quelli occidentali avevano ragione mentre la Russia era quella che mentiva.

Sarebbe stato meglio il contrario: ci saremmo risparmiati una guerra dagli esiti imprevedibili e che comunque sarà un disastro.

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