Crisi tra Ucraina e Russia, marines, portaerei e caccia: la Nato indossa l'elmetto
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Crisi tra Ucraina e Russia, marines, portaerei e caccia: la Nato indossa l'elmetto

Tremila soldati Usa dispiegati nell’est Europa. Caccia ai sottomarini russi nel Mediterraneo. Intercettazioni aeree.  La Nato indossa l’elmetto. E lo stesso fa l’inquilino della Casa Bianca: Joe Biden.

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Crisi tra Ucraina e Russia
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3 Febbraio 2022 - 19.22


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Tremila soldati Usa dispiegati nell’est Europa. Caccia ai sottomarini russi nel Mediterraneo. Intercettazioni aeree.  La Nato indossa l’elmetto. E lo stesso fa l’inquilino della Casa Bianca: Joe Biden.

Venti di guerra

La tensione tra la Russia e l’Ucraina e i suoi partner occidentali della Nato sta raggiungendo i livelli massimi, tanto che l’amministrazione Biden, nonostante i numerosi appelli di riavviare un dialogo diplomatico costruttivo e improntato alla de-escalation, ha dato l’ok all’invio di 3mila soldati americani in Europa dell’est per proteggere il confine orientale dell’Alleanza da possibili incursioni delle milizie di Mosca. Gli uomini di Washington, secondo quanto riferisce la Cnn, arriveranno a destinazione “nei prossimi giorni” e saranno dislocati in Polonia, Germania e Romania: 2mila di questi partiranno da Fort Bragg, North Carolina, e arriveranno in Polonia e Germania, mentre altri 1.000 fanno parte di uno squadrone Stryker basato in Germania e Romania. La conferma è arrivata anche dal Pentagono con la specifica che “non si tratta di trasferimenti permanenti e non combatteranno in Ucraina. Saranno lì per difendere i nostri alleati della Nato”. Washington ha poi aggiunto che questi 3mila fanno parte degli 8.500 entrati in stato di allerta e che nei prossimi giorni potrebbero esserci annunci di ulteriori spostamenti: “È importante mandare un forte segnale non solo a Putin ma al mondo”. Una mossa, quella di Washington, che ha provocato la nuova, ennesima, reazione di Mosca: “Mossa distruttiva che aumenta le tensioni militari e restringe il campo per le decisioni politiche”, l’ha definita il viceministro degli Esteri russo, Alexander Grushko.

Chi ha accolto con favore il dispiegamento delle forze americane è il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che “si compiace della decisione degli Usa di dispiegare forze aggiuntive in Germania, Polonia e Romania, aumentando la difesa e la deterrenza collettiva dell’Alleanza”. Si tratta, ha aggiunti, di un “potente segnale di impegno” da parte di Washington: “Altri alleati stanno fornendo forze aggiuntive di terra, navali ed aeree. Stiamo valutando il dispiegamento di forze aggiuntive nella parte sudorientale dell’Alleanza”.

Kiev si prepara all’invasione

L’ipotesi di un’invasione nel breve periodo viene presentata anche dal governo di Kiev, con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che ieri ai media internazionali ha detto: “Noi pensiamo che ci sia ancora spazio per la diplomazia, ma se la Russia attaccherà, allora combatteremo”. Il ministro ha poi aggiunto che l’Ucraina “si prepara ad ogni scenario” nella crisi con la Russia e ritiene che “tutto è possibile”, ma giudica ancora che le truppe russe mobilitate vicino al confine “non sono sufficienti per un’invasione su larga scala”. Nella capitale ucraina, nella giornata di ieri è volato anche il ministro degli esteri olandesi, Mark Rutte. La sua visita segue quella del premier della Polonia Mateusz Morawieck e di quello del Regno Unito Boris Johnson che, in giornata, ha sentito al telefono il presidente russo Vladimir Putin. Nei prossimi giorni sono in programma vari incontri anche a Mosca. Oltre al presidente turco, ha annunciato che volerà “presto” nella capitale russa anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il presidente francese Emmanuel Macron, invece, ci sta ancora riflettendo. “Sono molto preoccupato per la situazione sul terreno”, ha detto, aggiungendo di non escludere un’eventuale incontro con Putin. “Penso che il ruolo della Francia, in particolare in questo semestre, sia provare a costruire una soluzione comune”.

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Dalle ultime immagini satellitari, confrontate con quelle di settembre, si nota un aumento dell’attività nel campo militare di Novoozerne, in Crimea, con la costruzione di un’area per le tende militari. Altre immagini mostrano due zone di addestramento in Russia, a Pogonovo e Persianovsky, rispettivamente a 220 e 50 chilometri dal confine ucraino, con i crateri che dimostrano l’attività di addestramento. Mentre nella zona di addestramento di Osipovichi, nel centro della Bielorussia, le immagini mostrano il dispiegamento di un sistema missilistico a corto raggio Iskander.

A chi gli chiede un commento sulle affermazioni del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha più volte ribadito che i militari del Patto Atlantico non interverranno in territorio ucraino in caso di invasione perché Kiev non fa parte dell’Alleanza, Kuleba ha risposto che l’Ucraina “non ha mai chiesto ad altri Paesi di inviare militari a combattere per noi”. La richiesta che invece viene avanzata all’Unione europea è quella di “rimanere fermi e uniti sulla questione dell’inammissibilità degli ultimatum e delle richieste della Russia” e di “finalizzare le sanzioni che saranno pronti a imporre nel caso di una escalation militare russa, di fare in modo che la Russia ne sia al corrente. Perché è arrivato il momento di andare nello specifico, altrimenti la Russia pensa che bluffiamo”.

Mentre le parti si tutelano dal punto di vista militare, non si interrompono i canali diplomatici. Gli Usa hanno proposto alla Russia un accordo in base al quale entrambe le parti si impegnerebbero a non schierare in Ucraina “missili offensivi da terra e forze permanenti per missioni di combattimento”, secondo quanto riferisce El Pais che afferma di essere venuto in possesso dei documenti che attestino questa versione. In giornata si è tenuto anche un colloquio tra Vladimir Putin e il premier britannico, Boris Johnson, a capo di uno dei governi che più di tutti si è esposto contro l’atteggiamento di Mosca al confine ucraino. Per il capo del Cremlino la Nato non risponde in maniera adeguata alle preoccupazioni russe sulla sicurezza e l’Ucraina è responsabile di “un cronico sabotaggio” degli accordi di Minsk. Il premier britannico ha risposto mostrando “profonda preoccupazione per l’attuale attività ostile russa al confine ucraino”, aggiungendo che “ogni ulteriore incursione russa in territorio ucraino sarebbe un tragico errore di calcolo

Ci attendiamo che con negoziati pacifici si possano risolvere tutti i problemi”, ha detto l’Alto commissario Ue agli Affari esteri e la sicurezza, Josep Borrell. “Ci si aspetterebbe una guerra considerando gli oltre 100mila militari altamente armati al confine del Paese”, ha aggiunto, “ma stiamo facendo tutti gli sforzi per trovare una soluzione diplomatica in questa crisi”. Borrell ha poi specificato che le sanzioni dell’Ue sono “solo un’ipotesi” ma “se ci sarà un’aggressione militare in Ucraina dovremo reagire, e ci stiamo solo preparando per affrontare questa possibilità”. Una scelta che lascia perplesso il ministro degli Esteri ucraino, secondo il quale finalizzare la lista delle sanzioni e renderla disponibile servirebbe a mostrare a Mosca cosa l’aspetta in caso di invasione.

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Tensioni nei cieli

Il clima di tensione si respira anche al di fuori dell’Ucraina: oggi i caccia Typhoon della Raf britannica hanno intercettato quattro velivoli militari russi che volavano a nord della Scozia. Secondo il profilo Twitter del Defence Correspondent della Bbc, Jonathan Beale, si trattava di bombardieri russi Tupolev Tu-95, chiamati ‘Bear’ dalla Nato, che non sono mai entrati nello spazio aereo del Regno Unito. I datati quadrimotori, risalenti alla Guerra Fredda, si sono poi allontanati.

Navi russe nel Mediterraneo

Prosegue il movimento delle navi russe nel Mediterraneo, che hanno superato il Canale di Sicilia dirigendosi verso Oriente. I satelliti hanno fotografato la squadra navale russa in avvicinamento verso la Grecia. Le immagini, analizzate dal sito francese Coupsure, hanno individuato però che la fregata Hansen, un’unità norvegese che è la vedetta avanzata della task force guidata dalla portaerei americana Truman, l’ha seguita a distanza molto ravvicinata.

Oltre alla fregata norvegese, la flotta russa è stata monitorata da più ricognitori della Nato, come anche il Gulfstream Caew dell’Aereonautica italiana: il radar volante più avanzato del mondo che può analizzare con un sistema di intelligenza artificiale le informazioni raccolte e trasmesse dall’intera flotta atlantica. Lo Stato Maggiore della Difesa ha comunicato che si è trattato solo di una missione di intelligence e che “né le forze Nato e né la formazione navale russa hanno posto in essere comportamenti o volontà escalatorie”. Il 15 gennaio sono salpate dal Baltico e dal mare di Barents sei navi della Russia progettate per scaricare sulla spiaggia carri armati e marines, in grado di creare una testa di ponte con 60 tank e 1500 fanti. Mosca ha specificato che sono dirette in Siria, ma l’Alleanza Atlantica teme che possano in seguito procedere per il Mar Nero, per rinforzare l’assedio militare intorno all’Ucraina.

Caccia ai sottomarini russi

A nord di Creta e davanti alla Siria, aerei statunitensi e turchi sono anche a caccia dei sottomarini russi, moderni battelli, molto silenziosi e in grado di sfuggire ai sonar che sarebbero armati con i missili Kalibr a lungo raggio. Proprio con l’obiettivo di monitorare i movimenti della flotta russa, da Tolone è già partita la portaerei Charles De Gaulle, scortata da un caccia, due fregate e un sottomarino nucleare. Sabato si uniranno alla portaerei americana Truman e all’italiana Cavour, a fregate greche, spagnole e ad altri sottomarini alleati e posizionati nell’area dove si trovano le navi della Russia. Nelle acque tra la Grecia e la Siria ci saranno quindi quasi trenta navi da guerra, tra le più moderne e potenti, con dozzine di aerei ed elicotteri.

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La guerra del gas

Il capo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia accusa la Russia di aver strozzato le forniture di gas all’Europa in un momento «di forti tensioni geopolitiche», lasciando intendere che Mosca ha creato una crisi energetica per fini politici. Secondo il Financial Times il turco Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Iea, a nome dell’organizzazione da lui guidata ha lanciato pesanti accuse alla Russia che starebbe trattenendo almeno un terzo del gas che potrebbe inviare in Europa. «Crediamo che ci siano forti elementi di tensione nel mercato europeo del gas a causa del comportamento della Russia», ha detto Birol. «Vorrei far notare che i bassi flussi di gas russo verso l’Europa di oggi coincidono con l’aumento delle tensioni geopolitiche sull’Ucraina. La Russia potrebbe aumentare le consegne in Europa di almeno un terzo, questo è il messaggio chiave». I commenti di Birol arrivano mentre le famiglie europee si preparano a forti aumenti nelle loro bollette dopo che i prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità sono saliti a livelli record. La Russia ha a lungo insistito sul fatto di aver adempiuto a tutti i suoi contratti di fornitura a lungo termine per l’Europa, ma è stata accusata da politici e analisti di trattenere le forniture dallo scorso anno, limitando le vendite spot che una volta erano facilmente disponibili.

Nuova strategia

Le tensioni con la Russia ai confini orientali e nord orientali dell’Europa, spingono Biden  a valutare un ridisegno strategico della presenza militare Usa nel vecchio continente. Nel corso di un incontro a Camp David, la residenza presidenziale nel Maryland, Biden ha esaminato con i suoi consiglieri la possibilità di inviare fino a cinquemila soldati nel Baltico e nell’est Europa, come confermano diversi media americani.  Al vertice hanno partecipato, in remoto, oltre a vari alti ufficiali, il segretario alla Difesa Lloyd Austin e il capo di Stato maggiore generale Mark Milley. Una delle ipotesi prevede l’invio tra mille e cinquemila soldati. Una decisione in merito verrà presa da Biden forse già oggi, lunedì. Un rafforzamento del coinvolgimento militare americano in Europa di fronte ai timori di un’incursione russa in Ucraina rappresenterebbe un importante cambio di passo per l’amministrazione Biden, che fino a poco tempo fa aveva preso una posizione moderata sul dossier per non provocare reazioni scomposte del Cremlino. 

Questo cambio di passo è avvenuto. E l’invio di tremila marines nell’est Europa  è una tangibile conferma.

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