Russia-Ucraina: una neutralità attiva. Un appello a Draghi e quella preghiera di pace
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Russia-Ucraina: una neutralità attiva. Un appello a Draghi e quella preghiera di pace

La richiesta del fronte pacifista chiede al Governo italiano sul fronte russo-ucraino. A darne conto è una nota della Rete Italiana Pace e Disarmo

Russia-Ucraina: una neutralità attiva. Un appello a Draghi e quella preghiera di pace
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

24 Gennaio 2022 - 19.30


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Una neutralità attiva. E’ quello che il fronte pacifista chiede al Governo italiano sul fronte russo-ucraino. A darne conto è una nota della Rete Italiana Pace e Disarmo (Ripd).

“Come italiani e come europei stiamo assistendo ad una preoccupante escalation della tensione tra la Russia, gli Stati Uniti e la Nato ai confini dell’Europa.
Una escalation nella quale, allo stato attuale, nessuno dei contendenti esclude l’eventualità del ricorso alle armi e rispetto alla quale nessun osservatore esclude che possa evolvere in conflitto armato, anche nucleare, che potrebbe coinvolgere la stessa Europa.Ciò avviene, inoltre, in un clima di esasperato riarmo con il quale gli eserciti sembrano cercare la supremazia invece che un equilibrio strategico che sia garanzia di pace futura.
È forse dall’epoca della crisi dei missili a Cuba che il rischio di un nuovo conflitto globale non è stato così palpabile. È un rischio che non ci possiamo permettere, come denunciato la settimana scorsa dall’allarmante “100 secondi a mezzanotte” dell’Orologio dell’Apocalisse del Bulletin of Atomic Scientist. Per scongiurare questo rischio ogni paese ha il dovere di operare.
Al nostro Paese innanzi tutto, a cominciare dal Ministro degli Esteri, e all’Europa tutta chiediamo di prendere iniziative urgenti e significative da una posizione di neutralità attiva, per ottenere una de-escalation immediata della tensione e avviare la ricerca di un accordo politico negoziato nel rispetto della sicurezza e dei diritti di tutte le popolazioni coinvolte, chiarendo la propria indisponibilità a sostenere avventure militari.
A tutti i Paesi coinvolti diciamo: fermatevi. Deponete le armi e le minacce e trattate”.

Un appello da rilanciare. 

Preghiera di pace.

Ieri Papa Francesco ha indetto per mercoledì 26 gennaio una giornata di preghiera per la pace in Ucraina.

 La comunità dei Frati minori conventuali del Sacro Convento di Assisi aderisce a questa iniziativa con un momento di preghiera per la pace che avrà luogo mercoledì 26 gennaio alle ore 12.00 nella Chiesa Inferiore della Basilica di San Francesco. Con questa motivazione: “ Dopo l’indizione da parte di papa Francesco della giornata di preghiera del prossimo 26 gennaio per la pace tra Russia e Ucraina, il Custode del Sacro Convento, fra Marco Moroni, a nome della fraternità francescana che custodisce le spoglie mortali di San Francesco in Assisi, uomo di pace, fratello di ogni uomo e donna, ha affermato:  «Ringraziamo papa Francesco perché ancora una volta ci testimonia la fiducia immensa che – come cristiani – abbiamo nella forza della preghiera fatta con fede a Dio Padre, l’Onnipotente buon Signore. Dall’altro poi ci ricorda che, in un mondo in cui tutto e tutti sono connessi, siamo responsabili gli uni degli altri e tutti abbiamo il dono e la responsabilità di essere operatori di pace e riconciliazione. Mi torna in mente a questo proposito uno dei primi Messaggi per la giornata mondiale della Pace, quello del 1° gennaio 1974, in cui Paolo VI ci diceva: “La pace dipende anche da te”».

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 La comunità dei Frati minori conventuali del Sacro Convento di Assisiaderisce di cuore a questa iniziativa promossa da papa Francesco, con un momento di preghiera per la pace che avrà luogo mercoledì 26 gennaio alle ore 12.00 nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco. 

«Raccogliamo senza esitazioni l’appello di Papa Francesco e ci uniamo alla comunità francescana del Sacro Convento di Assisi nella Giornata di preghiera per la pace del prossimo 26 gennaio» ha dichiarato Flavio Lotti, del comitato promotore della Marcia PerugiAssisi. «Facciamo nostra la preoccupazione del Papa per i pericoli di guerra che stanno crescendo attorno all’Ucraina. Possa la preghiera sostenere e guidare tutte le donne e gli uomini, credenti e non credenti, umili e potenti, che debbono allontanare lo spettro di questa immane tragedia».

Draghi si schieri

Di grande interesse è quanto scritto da Franco Bechis su Formiche.it:, in particolare questo passaggio. ““Mario Draghi dovrebbe dire una parola sulla crisi in Ucraina”. Fiona Hill, tra le massime esperte di Russia in America e già ai vertici del Consiglio di Sicurezza Nazionale nell’amministrazione Trump, ha un messaggio per l’Italia. Alla vigilia della partita per il Quirinale c’è un’altra emergenza che richiede l’attenzione del governo italiano e del suo leader. È un’emergenza che non prescinde dall’elezione al Quirinale cui, stando alle cronache, Draghi può aspirare.

In Ucraina, sul fianco Est dell’Europa e della Nato, soffiano i venti di guerra. A dispetto dei contatti diplomatici – e in attesa di un vertice fra consiglieri dei Paesi nel Formato Normandia a Parigi martedì prossimo – l’intelligence americana ritiene ancora probabile un’invasione militare russa. Questione di giorni, settimane al massimo, prima che Vladimir Putin faccia la sua mossa.

“Credo serva una risposta ferma da parte italiana, sarebbe di grande aiuto”, dice Hill a Formiche.net. “Assistiamo a una marcia indietro nelle dichiarazioni dei leader europei. Come pesa la presa di posizione del presidente della Finlandia Sauli Ninistö, tanto più può impattare le dinamiche europee un intervento di Draghi”.

Hill  – annota Bechis – conosce da vicino la Russia, dove ha vissuto per anni studiando Putin e il suo palazzo, prima di servire alla Casa Bianca nel 2016. Quella pagina è stata archiviata – Hill è il volto del Kiev-gate, il caso che ha iniziato la lenta caduta dell’amministrazione Trump – oggi è tornata a osservare l’Europa dalla Brookings Institution. E si chiede perché, mentre i carri armati russi iniziano ad accerchiare l’Ucraina, dal premier non sia ancora arrivata una netta presa di posizione pubblica.

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“Dovrebbe prendere le difese della sovranità e dell’indipendenza ucraina. Ricordare che quel che sta facendo Putin ha ramificazioni più ampie, lavorare a stretto contatto con Francia e Germania, e fuori dall’Ue con il Regno Unito e Paesi esposti come Norvegia e Finlandia […].A Washington, spiega l’esperta, c’è nondimeno l’impressione che gli alleati europei si stiano muovendo in ordine sparsoEmmanuel Macron parla di autonomia europea, il cancelliere Olaf Scholz sceglie la prudenza. “I russi non si aspettano un intervento italiano. Sperano che i Paesi amici in Europa non si schierino a favore di sanzioni troppo dure e l’Italia non fa eccezione. Lo abbiamo visto quando la responsabile dell’ufficio stampa del Cremlino, Maria Zakharova, ha risposto a un editoriale  del direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Una risposta particolarmente violenta che ha tradito il pensiero dei russi: credono che l’Italia possa essere intimorita e separata dal resto della Nato e dell’Ue”, nota Hill”.

Fin qui Bechis,

Un consiglio al Presidente Draghi: segua la strada opposta da quella indicata dalla signora Hill (e dall’iper atlantista direttore di Repubblica).  Le ragioni sono quelle suggerite dal mondo pacifista. Un mondo che ha a cuore le sorti del pianeta. 

L’Orologio dell’Apocalisse atomica

Continuano a mancare 100 secondi alla mezzanotte”. Questa è la decisione presa per il 2022 dal Bulletin of Atomic Scientists che ogni anno annuncia quanto vicini siamo alla distruzione dell’umanità a seguito di minacce esistenziali. Dal 1947 l’“Orologio dell’Apocalisse” indica quanto le azioni degli esseri umani avvicinino l’intera specie umana alla propria estinzione. Tra queste sono considerati i rischi causati dall’esistenza delle armi nucleari, il cambiamento climatico e le tecnologie destabilizzanti. L’anno scorso gli scienziati sottolineavano quanto la crisi sanitaria globale fosse un “campanello d’allarme” del fatto che i governi, le istituzioni e i cittadini fossero impreparati a gestire “le minacce ancora maggiori poste dalla guerra nucleare e dai cambiamenti climatici”. Le motivazioni che hanno portato il Board dell’organizzazione di scienziati a mantenere nella stessa posizione le lancette dell’Orologio puntano il dito soprattutto sull’incapacità dell’umanità di mitigare i rischi che tutti abbiamo di fronte: non siamo più sicuri perché nemmeno la pandemia ci ha insegnato a cooperare e non ad agire da avversari. Nell’ambito delle armi nucleari, pur riconoscendo i passi utili riguardanti il Trattato New Start e la ripresa dei negoziati relativi al nucleare iraniano, il Bulletin of Atomic Scientists ha sottolineato come alle dichiarazioni positive non hanno fatto seguito passi concreti di accordi per limitare gli arsenali e per procedere ad un vero percorso di disarmo nucleare.

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“Come Senzatomica consideriamo il disarmo nucleare un tema centrale nell’agenda di tutti i Paesi – spiega il presidente del Comitato Senzatomica, Daniele Santi – proprio per affrontare in modo efficace e cooperativo le crisi sanitarie, ambientali, sociali ed economiche che stanno affliggendo la comunità globale, abbandonando la logica di basare la sicurezza delle nazioni sulla minaccia reciproca e sul pericolo di catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali.Grazie al Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (Tpnw), entrato in vigore il 22 gennaio dell’anno scorso, esiste ora uno strumento legislativo vincolante ed efficace che assicura la strada a un disarmo graduale e sicuro per ogni Paese che lo ratifica”. 

Per fare la propria parte l’Italia avrebbe la possibilità di avvicinarsi ai contenuti del Trattato con azioni di cooperazione nell’ambito dei programmi di assistenza e compensazione per le vittime di armi e test nucleariprevisti dal Tpnw. “E’ questa una delle richieste principali che la mobilitazione ‘Italia, ripensaci’ avanza per il 2022 a Parlamento e Governo – sottolinea Francesco Vignarca, coordinatore campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo – insieme alla necessità che il nostro Paese decida di partecipare come Stato osservatore alla prima Conferenza degli Stati Parti del Tpnw che si svolgerà a Vienna nel marzo 2022”.

Al momento già Norvegia (membro della Nato) e Germania(membro della Nato e come l’Italia con presenza di testate nucleari Usa sul proprio territorio) hanno già deciso in tal senso: “Ci auguriamo che anche il Governo italiano, che continua a ribadire di avere il disarmo nucleare come obiettivo prioritario, possa prendere la stessa decisione”, conclude Vignarca. In tal senso Senzatomica e Rete Italiana Pace e Disarmo considerano positivo il testo di Risoluzione presentato alla Commissione Esteri della Camera dei Deputatidall’onorevole Laura Boldrini (e firmato anche dagli onorevoli Delrio, De Micheli, Fassino, La Marca, Palazzotto, Quartapelle, Ehm): “Auspichiamo – sottolineano le due organizzazioni in una nota congiunta – che il testo possa a breve essere discusso ed approvato, per definire una presenza italiana a Vienna composta da Governo, Parlamento e società civile”.

Una necessità resa ancora più impellente dai venti di guerra che spirano ad Est. Venti “radioattivi”. Atomici. 

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