Russia-Ucraina, la cyber guerra è cominciata
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Russia-Ucraina, la cyber guerra è cominciata

Venerdì diversi siti internet collegati al governo ucraino sono stati colpiti da un grande e coordinato attacco informatico.

Russia-Ucraina, la cyber guerra è cominciata
Il conflito tra Ucraina e Russia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

14 Gennaio 2022 - 17.03


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Russia versus Ucraina: è iniziata la cyber guerra.

Venerdì diversi siti internet collegati al governo ucraino sono stati colpiti da un grande e coordinato attacco informatico. Tra i siti coinvolti, una quindicina in totale, ci sono quelli dei ministeri degli Esteri e dell’Istruzione, delle ambasciate ucraine nel Regno Unito, in Svezia e negli Stati Uniti, e quello del Diia, il portale di servizi amministrativi che include anche informazioni sulle vaccinazioni contro il coronavirus e i certificati vaccinali. Al momento non è chiaro chi sia il responsabile dell’attacco.

Un portavoce del governo  Ucraino ha suggerito ucraino comunque che ci possa essere dietro la Russia, che in passato aveva compiuto attacchi simili.

Sui siti colpiti è un comparso un messaggio scritto in ucraino, in russo e in polacco in cui si diceva che i dati personali di tutti gli ucraini erano stati sottratti e resi pubblici su Internet. Il messaggio avvertiva di «avere paura e prepararsi al peggio» e tra le altre cose conteneva dei riferimenti ad alcuni territori contesi tra diversi paesi e all’Uap, l’ala militare dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini che nel periodo della Seconda guerra mondiale combatté per l’indipendenza dall’Unione Sovietica.

Secondo le prime analisi del servizio di sicurezza ucraino Sbu, non sono stati diffusi dati personali e i contenuti dei siti non sono stati modificati.

Il governo ucraino ha detto che alcuni siti sono già stati ripristinati, mentre altri sono ancora offline per motivi di sicurezza. Sbu ha aggiunto che nel 2021 nel giro di nove mesi aveva «neutralizzato» circa 1.200 attacchi informatici simili o tentativi di violazione, molti dei quali si ritiene siano stati compiuti dalla Russia, che da tempo cerca di rafforzare la propria influenza in Ucraina.

L’attacco è avvenuto il giorno dopo che gli Stati Uniti avevano avvertito del possibile rischio di un’imminente invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che da quasi due mesi sta ammassando decine di migliaia di soldati vicino al confine orientale ucraino. 

Nord Stream, Senato Usa boccia nuove sanzioni

Nelle ore precedenti l’attacco hacker alla rete informatica pubblica dell’Ucraina il Senato americano ha deciso di non approvare il disegno di legge proposto dal senatore repubblicano Ted Cruz finalizzato ad imporre sanzioni al gasdotto russo Nord Stream 2. Per approvarlo, i repubblicani avevano bisogno di 60 voti. A favore hanno invece votato 55 senatori, mentre 44 hanno espresso parere contrario e un senatore si è astenuto.

Va ricordato che gran parte dei sostegni militari verso l’Ucraina giungono da Washington. Solo nel 2021, il volume di assistenza finanziaria ricevuta dagli Stati Uniti è stata di oltre 130 milioni di dollari. Tale somma è da collocare nel quadro di un pacchetto di assistenza, dal valore di oltre 2,5 miliardi di dollari, elaborato a partire dal 23 febbraio 2014. In tale anno, la Russia aveva annesso la penisola di Crimea e aveva iniziato a supportare sia militarmente sia economicamente i separatisti nel Donbass, regione dell’Ucraina Orientale dov’è tutt’ora in corso una guerra. Tra il 2014 e il 2016, Kiev ha ricevuto circa 2.000 giubbotti antiproiettile, 35 veicoli blindati HMMWV e altre attrezzature belliche come 130 Hummers e diverse tipologie di imbarcazioni ad alta velocità. Infine, l’Esercito di Kiev ha anche aggiunto al proprio arsenale tecnico oltre 2000 dispositivi per la visione notturna. Nel 2018, il Pentagono ha fornito armi di attacco di ultima generazione. Tra queste, la stampa russa ha citato i sistemi missilistici anticarro FGM-148 Javelin. Recentemente, il 23 novembre, l’ufficio stampa della Marina militare ucraina ha annunciato di aver ricevuto due ex motovedette della Guardia Costiera statunitense di tipo Island, le quali sono state ristrutturate e rinnovate. Le navi sono progettate per operazioni di pattugliamento e di ricerca e soccorso marittimo. Washington aveva già trasferito due di queste barche alla Marina ucraina, nel settembre del 2018.

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Mosca all’attacco

La Russia chiude al dialogo con Usa e Nato, vista l’indisponibilità dell’Occidente a prendere in considerazione le sue preoccupazioni sull’allargamento dell’alleanza.

Ed evoca possibili missioni militari all’estero, ad esempio della marina, se gli Stati Uniti aumenteranno la pressione (si fanno i nomi di Venezuela e Cuba). Insomma, all’indomani del vertice Nato-Russia le nubi all’orizzonte, più che diradarsi, si addensano. Il monito dell’Osce – che a Vienna si è riunito per inaugurare la presidenza polacca – risulta dunque davvero cupo: “Ci troviamo davanti al più grande rischio di guerra in Europa degli ultimi 30 anni”. Nata nel pieno della guerra fredda per ridurre le tensioni tra est ed ovest, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa avrebbe dovuto accogliere il terzo round di negoziati tra Russia e Paesi occidentali, allargando così il “cerchio del dialogo”, secondo la formula usata da Washington per descrivere la sua strategia di ‘engagement’ con Mosca – tra le 57 nazioni dell’Osce ci sono d’altra parte molti partner vicini alla Russia. Ma il Cremlino ha tagliato corto, definendo i colloqui “infruttuosi”. Il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, che a Ginevra aveva capeggiato la delegazione negli incontri con gli Usa, non considera a questo punto utile “proseguire con i negoziati”, dato che l’Occidente non ha intenzione di discutere le richieste russe sulle “garanzie di sicurezza” presentate a dicembre. Mosca allora minaccia la scelta di “diversi mezzi e metodi” per proteggere i propri interessi, adottando un linguaggio molto più fosco di quello scelto negli scorsi giorni. Certo, a pesare – e molto – c’è anche la comparsa del disegno di legge del Senato americano sul “rafforzamento della sovranità ucraina” che, tra le altre cose, immagina possibili sanzioni anche contro il presidente Vladimir Putin in persona. “Questo equivarrebbe all’interruzione della relazioni fra i nostri Paesi”, ha tuonato il portavoce dello zar Dmitry Peskov. La duplice strategia degli Usa, bastone e carota, dialogo e sanzioni, non piace per nulla alla Russia. Anche perché le aperture di ieri della Nato, notano diverse fonti moscovite, si concentrano tutte su “dossier minori” lasciando immutato lo zoccolo duro del contendere. Così i toni cambiano. I funzionari russi parlano apertamente “di piani d’azione militari” consegnati a Putin per fronteggiare “un deterioramento della situazione in Ucraina”. Lo stesso Ryabkov non ha “escluso” né “confermato” la possibilità di ingaggiare le forze armate russe, con quel riferimento a eventuali missioni della marina a Cuba che riporterebbero davvero le lancette dell’orologio indietro nel tempo di esattamente 60 anni. La sensazione, allora, è che il balletto non possa continuare per sempre (Mosca chiede agli Usa “risposte scritte” entro una settimana). 

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A Brest, dove si è tenuto l’informale Difesa dei 27 paesi Ue, seguito da quello degli Esteri, il caso russo è finito al centro dell’attenzione. “E’ stata un’occasione per uno scambio di vedute sul tema della sicurezza in Europa e come Europa siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità e imporre alti costi alla Russia se invaderà l’Ucraina”, ha detto la ministra della Difesa francese Florence Parly, sottolineando che la “bussola strategica” è la vera priorità del semestre di presidenza transalpino. “Abbiamo bisogno di un’Ue che sia capace di parlare a una sola voce, difendere i propri interessi e i propri cittadini nel mondo e che sia libera dagli appetiti degli altri Paesi”, ha chiosato. 

L’Alto rappresentante per gli affari esteri Ue, Josep Borrell, ha quindi ricordato il “perfetto coordinamento” tra Europa e Stati Uniti per quanto riguarda i negoziati con Mosca stroncando una volta di più i malumori per una presunta assenza dell’Unione dai tavoli che contano. Resta il fatto che gli “alti costi” per le eventuali scelte azzardate di Mosca restano confinate alle sfera “politico-economica”. Banalmente: se Putin muove i tank, gli ucraini se la dovranno vedere da soli.

Analisti contro

Secondo alcune analisi la Russia sta davvero pianificando di invadere l’Ucraina. E’ di questo avviso, tra gli altri, Gustav Gressel del centro studi European Council on Foreign Relations: parlando dei movimenti e delle esercitazioni militari dei soldati russi al confine, Gressel ha detto che quelle della Russia non sono solo dimostrazioni di forza, ma prove per completare la conquista della regione del Donbass, percepita come incompiuta dopo l’annessione della Crimea e l’accordo di Minsk del 2015, che mise fine al conflitto grazie ad  alcuni precari compromessi. Gressel non esclude che la Russia potrebbe spingersi anche oltre.

Secondo altri pareri, come quello di Emma Ashford del centro studi Atlantic Council, un’invasione militare dell’Ucraina è invece improbabile: anche se le tensioni tra Unione Europea e Russia sono più alte adesso che ad aprile, ritiene che l’invasione dell’Ucraina (il secondo paese più grande del continente europeo) non sarebbe un obiettivo realistico, e che la Russia punti piuttosto a rafforzare il proprio controllo solo su alcune aree, magari aprendo un passaggio controllato dai russi tra la Crimea e il confine russo.

Conti in sospeso

Di grande interesse, nel merito, è un recente rapporto Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale):“I negoziati per porre fine al conflitto sono in un vicolo cieco, come testimoniato dalla mancata partecipazione del ministro degli esteri russo all’incontro con Ucraina e Germania della scorsa settimana. Le posizioni restano lontane: la Russia continua a sostenere politicamente e militarmente i separatisti, mentre Kiev non vuole concedere loro l’autonomia.

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E non c’è interesse per una immediata riconciliazione – rimarca il rapporto -.  Non da parte diPutin, che non ha mai nascosto di considerare russi e ucraini come un unico popolo. Ma neanche da parte del presidente ucraino Zelensky che, complici gli indici di gradimento ai minimi storici, avrebbe difficoltà a far digerire a élite politiche e società civile un accordo con la Russia (proprio mentre Mosca, con Nord Stream 2, cerca di tagliare del tutto fuori Kiev dal transito di gas).

Per l’Europa, le rinnovate tensioni in Ucraina si inseriscono in un quadro di crisi ‘da est’ che, secondo Washington e Bruxelles, celerebbero lo zampino di Mosca. La stretta sulle forniture di gas o i migranti al confine tra Bielorussia e Polonia farebbero parte di una mossa coordinata per destabilizzare il continente.

Quale che sia la realtà dei fatti, l’escalation al confine ucraino non facilita l’avvicinamento tra Stati Uniti e Russia. Un avvicinamento cominciato lo scorso aprile, proprio in occasione della richiesta di Biden di ritirare i soldati dispiegati lungo il confine ucraino. Una domanda sorge spontanea: che Mosca voglia richiamare su di sé l’attenzione di una politica estera americana troppo incentrata sulla Cina?”.

Fin qui il rapporto Ispi.

Scrive su La Stampa Anna Zafesofa, profonda conoscitrice del “pianeta Russia” e delle repubbliche ex sovietiche: “Truppe ammassate sul confine contro sanzioni mai viste prima, contratti su forniture di gas contro aiuti militari a Kiev: in queste ore, Mosca e Washington stanno scoprendo una dopo l’altra le rispettive carte nella partita che si gioca intorno all’Ucraina. Vladimir Putin ha alzato la posta, chiedendo esplicite garanzie di non allargare la Nato a Est, verso gli ex satelliti sovietici, una minaccia che nella sua visione ottocentesca assume una valenza esistenziale, in quella antica teoria che impone di frapporre tra la Russia e l’Europa degli “Stati-cuscinetto” per attutire un’invasione da Occidente che dai polacchi nel ’600 a Napoleone e Hitler viene ritenuta imminente dai manuali di strategia russi. Joe Biden respinge le “red lines” poste dal presidente russo e dichiara che sta “lavorando per rendere molto difficile per Putin fare quello che si teme voglia fare”, cioè la guerra, vera e non più soltanto “ibrida”, per riprendersi quello che era il gioiello più grande e prezioso dell’impero sovietico, l’Ucraina.[…] Intanto Putin – che rifiuta quello che ritiene un negoziato inutile con gli ex fratelli di Kiev, considerati una colonia occidentale, e pretende di parlare con quelli che considera i veri padroni – ha già vinto un vertice seppure in videoconferenza con Biden. La sua tattica della “tensione positiva” alimentata in Europa gli ha ridato la visibilità cui ambisce. Se fosse veramente una partita a poker, potrebbe anche considerarlo un risultato di cui accontentarsi. Il problema è capire se il Cremlino stia invece veramente giocando a Risiko”, conclude Zafesova.

La cyber guerra sembra offrire una prima risposta. Inquietante. 

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