Israele, dal "matrimonio" al "divorzio": così tramonta il duo Netanyahu-Gantz
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Israele, dal "matrimonio" al "divorzio": così tramonta il duo Netanyahu-Gantz

La Knesset ha votato per lo scioglimento in una votazione preliminare, avvicinando Israele  a una quarta elezione in meno di due anni.

Netanyahu e Gantz
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

3 Dicembre 2020 - 17.24


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Che in quel “matrimonio” non ci fosse “amore” (politico) era chiaro fin dall’inizio. Ma ora la rottura si è consumata. Quella tra Benny Gantz e Benjamin Netanyahu.

La Knesset ha votato ieri per lo scioglimento in una votazione preliminare, avvicinando Israele  a una quarta elezione in meno di due anni. Sessantuno legislatori hanno votato a favore e 54 contro. La proposta andrà ora alla Commissione legislativa per la discussione. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha chiarito martedì che il suo partito del Likud voterà contro la proposta di legge, presentata dall’opposizione. Benny Gantz, sperando di spronare Netanyahu a raggiungere un compromesso sul bilancio statale del 2021, ha votato a favore.

Yesh Atid, che ha proposto il progetto di legge, il Labour e Meretz, hanno votato tutti a favore di nuove elezioni anticipate.

Divorzio politico

Il presidente della Joint List Ayman Odeh ha affermato che il suo partito sarà il fattore decisivo che determinerà se Israele si dirigerà verso un’altra elezione. Tre delle quattro fazioni che compongono l’alleanza della Lista Comune dei partiti arabi hanno votato a favore dello scioglimento. La fazione della Lista Araba Unita non era presente al voto. 

Nelle ultime settimane, il leader della Ual Mansour Abbas ha suscitato polemiche nella Joint List per le dichiarazioni secondo cui non esclude una partnership con Netanyahu se quest’ultimo si impegnerà a soddisfare le pressanti esigenze delle comunità arabe in Israele – non era presente al voto. “Abbiamo cercato di persuadere le altre parti della Joint List a negoziare e a fare richieste che facciano avanzare la nostra comunità in cambio di questo voto”, ha dichiarato ieri Abbas, “ma i nostri colleghi hanno insistito per sciogliere la Knesset senza negoziati”.

Il Likud ha attaccato Kahol Lavan, il partito di Gantz, e l’opposizione per aver votato a favore dello scioglimento e di una “inutile elezione”, secondo Miki Zohar, uno dei parlamentari più vicini a Netanyahu.. “L’unico comune denominatore tra i partiti dell’opposizione e Kahol Lavan è la loro aspirazione a danneggiare il mandato di Netanyahu”, ha detto Zohar, aggiungendo che il campo anti-Netanyahu non ha “nessuna politica e nessuna ideologia”. Nella discussione che ha preceduto il voto per sciogliere la Knesset, i parlamentari dell’opposizione hanno intensificato i loro attacchi. 

Il presidente di  Yesh Atid, Yair Lapid, ha detto che il governo guidato da Netanyahu non riesce a prendere il controllo della crisi Covid e che, oltre alle sfide sanitarie ed economiche, c’è anche “la completa decimazione della fiducia del pubblico israeliano nella sua leadership”.

Il presidente di Meretz, Nitzan Horowitz, ha sostenuto che Netanyahu si sta “appropriando quotidianamente della sua posizione al solo scopo di eludere il processo”, e ha definito “complici”” i partner politici di Netanyahu che hanno dato priorità agli interessi personali del loro leader rispetto agli interessi dei cittadini. 

Mercoledì scorso, il partito di Gantz ha ritirato una sua proposta  di legge  sui diritti civili per timore di non ottenere abbastanza voti. Kahol Lavan aveva proposto il disegno di legge nel tentativo di rafforzare il suo appeal legislativo in vista di un’altra possibile campagna elettorale. La Legge fondamentale sulla parità dei diritti e la prevenzione della discriminazione ha lo scopo di “ammorbidire” la controversa legge dello Stato nazionale, sancendo esplicitamente il valore dell’uguaglianza nella legge.

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L’accordo di coalizione tra i due leader è maturato all’inizio della crisi del coronavirus dopo una prolungata impasse politica. I partiti dell’opposizione sostengono che l’attuale coalizione è instabile e paralizzata nella sua capacità di servire gli elettori, aggiungendo che Netanyahu non ha intenzione di mantenere la sua parte dell’accordo nel permettere a Gantz di prendere il controllo della premiership tra un anno.

Ma “Bibi” non è disarcionato

Nonostante il processo in corso in tre casi di corruzione e le manifestazioni che si susseguono ininterrottamente da mesi contro “il detenuto premier”, i sondaggi indicano che Netanyahu mantiene la sua popolarità. In caso di nuove elezioni, il suo partito partito, Likud, rimarrebbe probabilmente il più grande della Knesset. Kahol Lavan (Blu e Bianco) di Gantz, ha perso popolarità a causa dell’accordo di unità, che è stato visto da molti elettori come un tradimento della principale promessa del partito di porre fine all’era Netanyahu. 

Il generale in difesa

“Benny Gantz    annota Ravit Hecht, analista politica di Haaretz – ha fatto l’unica cosa sensata che poteva. Il sostituto primo ministro, il ministro della Difesa e il partito Kahol Lavan hanno cominciato  a minacciare il primo ministro Benjamin Netanyahu con l’artiglieria piuttosto consistente che con un cipiglio arrabbiato. Eppure, anche se Gantz è arrivato al limite, è riuscito comunque a scivolare e a cadere. Al di là del fatto che Kahol Lavan potrebbe ancora mettere in scena un ritiro prima che la Knesset si sciolga (il che richiederà del tempo) – la performance di Gantz è stata scoraggiante, e nel migliore dei casi avrà poco impatto. E’ improbabile che possa dare una spinta a Kahol Lavan, sia nel gabinetto se si raggiunge un compromesso, sia nel conquistare gli elettori se la Knesset si scioglierà e si indiranno nuove elezioni.

Il segno più evidente dell’incomprensione di Gantz è la sua retorica apparentemente da statista, che riflette un livello di sofisticazione politica alla pari di un’organizzazione studentesca o di un consiglio comunale. La sua mancanza di comprensione è particolarmente evidente data la persona con cui ha a che fare: uno dei politici più subdoli della storia di Israele. Gantz  ha iniziato il suo discorso alla Knesset in modo relativamente forte, accusando Netanyahu di mentire. Poi è scivolato su luoghi comuni ammuffiti, come: ‘I ministri di Kahol Lavan sono in piedi come un muro fortificato per il bene di Israele’.  La prima parte – che Netanyahu è un bugiardo – è un fatto noto. Non solo Netanyahu non ne paga il prezzo: è in realtà una delle caratteristiche che la sua base ammira di più. Naturalmente Gantz deve dirlo, perché è la verità – ma quando Gantz ‘espone’ questo fatto banale, può fare smorfie a suo piacimento, ma non riuscirà a far vacillare un solo Likudnik. Gantz parlava alla sua stessa base, o almeno a quella che era la sua base, che ha sentito parlare molto peggio di Netanyahu.  Ofer Shelah (Yesh Atid), per esempio, ha detto ad Haaretz: ‘Netanyahu è moralmente marcio in un modo difficile da descrivere’. Non suona un po’ più convincente? Per quanto riguarda la seconda parte, quel pezzo sul ‘muro fortificato’ e la difesa di Israele: questo bizzarro governo, che non ha una vita molto lunga, ha rapidamente dimostrato quanto siano scollegati i membri di Kahol Lavan. A parte alcuni sforzi specifici del ministro della Giustizia Avi Nissenkorn, Kahol Lavan non è riuscito a cambiare la direzione della nave pirata di Netanyahu.

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Netanyahu e i suoi ministri hanno infiammato l’opinione pubblica contro il sistema giuridico e gettato senza ritegno ‘spazzatura’ contro le forze dell’ordine. I funzionari pubblici coinvolti nell’assicurare Netanyahu alla giustizia sentono qualche miglioramento nell’atmosfera velenosa che li avvolge? Per quanto riguarda la gestione della crisi del coronavirus – la scusa ufficiale per la formazione di questo governo di unità – questo gabinetto gigantesco non ha ottenuto altro che il caos. L’orgoglio di entrambe le parti è stato il secondo blocco, che ha appena inferto agli israeliani scoraggiati un altro duro colpo. Le azioni di Gantz nelle ultime settimane dimostrano che, anche se i suoi nervi sono tesi, non smetterà mai di puntare al compromesso. In questo momento un’altra elezione sembra inevitabile. Ma anche se un compromesso torturato venisse raggiunto entro la prossima settimana, non sarebbe un precoce miracolo di Hanukkah. Non è chiaro se abbia senso continuare questo circo zoppicante”.

La storia si ripete: la forza di “Bibi” sta molto nella debolezza dei suoi avversari. Benny Gantz non fa eccezione.

La lezione israeliana

Confondere i propri auspici in realtà è qualcosa di esiziale, soprattutto in politica. E questo vale soprattutto per i circoli culturali progressisti israeliani e per il loro giornale di riferimento, Haaretz. La realtà è altra cosa rispetto alla sua percezione. E la realtà dice che è stata sottostimata la capacità di resilienza di Netanyahu, abile nell’identificare le maglie deboli della coalizione centrista Kahol Lavan, nata per spodestare prima di tutto Netanyahu e senza una reale volontà di leadership da parte di Gantz. “L’incapacità di superare l’impasse e formare un governo e la necessità di fronteggiare l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del coronavirus hanno spinto Gantz a dare prova di pragmatismo, invece che di rispetto della morale”, annota David Khalfa, ricercatore associato presso l’Institut prospective et Sécurité en Europe (Ipse), specializzato in Medio Oriente. 

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Ma il pragmatismo senza visione si riduce a mero tatticismo, un terreno che si è rivelato minato per l’”apprendista” Gantz. Per Khalfa, “Netanyahu, inoltre, non sarà totalmente dipendente da Gantz e manterrà i suoi rapporti con i partiti della destra religiosa. Netanyahu ha capito che doveva mantenere unita la sua base di sostegno, gestendo anche bene i media, ed è riuscito alla fine anche a dividere l’opposizione. 

Altra lezione israeliana: la scorciatoia “giustizialista” non paga. E non può sostituirsi alla politica. I guai giudiziari di Netanyahu erano e restano sotto gli occhi di tutti gli israeliani. Gantz, in prima battuta, ha provato a farsene forza, invocando il rispetto dello stato di diritto, con la separazione dei poteri, e del principio che tutti i cittadini sono eguali davanti alla Legge, e non esiste uno più eguale degli altri, neanche se questo uno è il Primo ministro. 

Gantz ha perso perché, al momento della verità, non ha retto il punto.

Ora: in una politica, come quella israeliana, dominata da vecchie volpi e da “pescecani”, si può anche essere “ondivaghi” e magari anche contraddire se stessi, a una condizione, però: saperlo fare, dimostrare di essere capace di dare le carte al tavolo delle trattive, rilanciare quando è il caso e anche, quando è il caso, saper bluffare. A quel tavolo da poker il leader di Kahol Lavan (ci si è seduto ma alla fine ha dovuto cedere al rilancio di un avversario, Netanyahu, che nel suo abile cinismo, dove l’accento cade sull’aggettivo, ha saputo utilizzare al meglio anche l’emergenza sanitaria. A ben vedere, quella israeliana è una storia che ai tempi del Covid-19 varca i confini nazionali e parla anche a noi. A noi italiani, a noi europei. In momenti tragicamente eccezionali, come quello che stiamo vivendo, i dilettanti in politica vanno allo sbaraglio e l’opinione pubblica, impaurita, insicura, cerca certezze affidandosi all’uomo forte, all’usato sicuro. In Israele, a Benjamin Netanyahu. E’ un discorso che va oltre la classica divisione destra/sinistra (Gantz, peraltro, di sinistra non è mai stato) e investe categorie metapolitiche che, messe assieme, formano la psicologia di una nazione. 

Morale di una favola non a lieto fine: leader non ci s’improvvisa, tantomeno uomini della provvidenza. In passato, nei momenti di maggiore difficoltà, Israele si è rivolta a uomini in divisa diventati politici di lungo corso: Yitzhak Rabin e Ariel Sharon, solo per fare due esempi opposti rispetto agli orientamenti politici. Ma Benny Gantz ha avuto i gradi di Rabin e Sharon, ma non la statura politica. Quella non la si eredità, la si conquista sul campo. 

E allora, per quanti dentro e fuori Israele, agognano alla fine della lunga stagione politica del primo ministro più longevo nella storia d’Israele, non resta che sperare in Joe Biden…

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