La battaglia di Lepanto evocata dagli stragisti: un mito per i tradizionalisti
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La battaglia di Lepanto evocata dagli stragisti: un mito per i tradizionalisti

1571, l'anno della “battaglia di Lepanto”, lo storico scontro navale tra europei cristiani e ottomani musulmani che vide la vittoria dei primi, ossia dei cristiani.

La battaglia di Lepanto
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15 Marzo 2019 - 09.49


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Una foto con le armi di Tarrant, pubblicata da lui stesso su Twitter, ritrae nomi di vari terroristi di oggi e di ieri. Ma tra i vari nomi spicca una data: 1571.

Si tratta della “battaglia di Lepanto”, la storica lotta tra europei cristiani e ottomani musulmani che vide la vittoria dei primi, ossia dei cristiani.

Motivo della battaglia era la conquista dell’isola di Cipro, punto strategico per commercio e migrazioni. Ai tempi apparteneva ancora ai veneziani e gli ottomani portavano avanti la loro espansione nel Mediterraneo.

La Battaglia di Lepanto non avrà una rilevanza concreta strategica, perché gli ottomani riusciranno ad ottenere Cipro. D’altro canto si trattò della prima vittoria significativa nel Mediterraneo da parte di forze navali europee e cristiane contro una flotta ottomana e musulmana.

La Battaglia di Lepanto fu una delle ultime grandi battaglie combattute su imbarcazioni a remi, le galee.

La Lega Santa. Anche il mondo cristiano si preparava alla battaglia di Lepanto. Il papa Pio V, eletto nel 1566, si era impegnato fin da subito a riunire gli stati cattolici di tutta Europa per contrastare l’avanzata dell’Impero Ottomano. L’intento non era solo politico, ma anche religioso: c’era un evidente richiamo alla crociata, con l’intento di riconquistare le città sacre del cristianesimo.

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Le flotte della Lega si riuniscono a Messina il 24 agosto del 1571. Il 16 settembre salpano per Corfù, e soltanto a questo apprendono che anche Famagosta, l’altra città principale dell’isola di Cipro, è stata catturata, e che la flotta ottomana si è spostata nel frattempo nel Golfo di Corinto, vicino alla città di Lepanto. Il 7 ottobre venne dato l’ordine di attaccare.

Decisivo per le sorti della battaglia di Lepanto è un attacco delle forze veneziane sulla sinistra, guidato dal comandante veneziano (e futuro doge) Sebastiano Venier. Le ammiraglie dei due squadroni si scontrano: la Sultana di Ali Pasha bombarda la Reale di Barbarigo, che viene colpito mortalmente ad un occhio da una freccia. Il governatore di Alessandria Mohammed Saulak, ferito gravemente, sarebbe stato giustiziato dopo la cattura.

La vittoria cristiana non viene avvertita immediatamente: Uluch Ali infatti era riuscito ad aggirare lo squadrone di Doria con un’abile manovra, danneggiando seriamente i cavalieri di Malta. Ad evitare il disastro è l’intervento delle retrovie, guidate dal marchese di Santa Cruz. Uluch Alì è l’unico dei tre comandanti ottomani ad uscirne vivo, riuscendo a mettere in salvo più di 30 galere.

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Nonostante le perdite complessive di circa 8.000 uomini per entrambi gli schieramenti, la vittoria cristiana è evidente. La Lega era riuscita a catturare 137 galee e migliaia di uomini, liberando circa 15.000 schiavi europei ai remi, affondando e bruciando circa 50 galere, il tutto perdendo soltanto 17 imbarcazione. Tra i circa 8.000 feriti cristiani di Lepanto si contava anche l’illustre scrittore Miguel de Cervantes, che quasi trent’anni dopo avrebbe pubblicato il Don Chisciotte. La battaglia di Lepanto è un ultimo, colossale scontro tra imbarcazioni a remi.

Il 22 Ottobre, la notizia della vittoria della lega raggiunge Roma, dove viene celebrata una messa di ringraziamento presso la Basilica di San Pietro. Tutta la cristianità, anche nel mondo protestante, accoglie la vittoria con entusiasmo.

Da qui il mito della battaglia di Lepanto, spesso usata dal cristianesimo tradizionalista e di estrema destra come simbolo della vittoria dell’occidente cristiano contro l’invasione Ottomana.

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