Crisi ecologica, digitale e spirituale: una nuova consapevolezza per il futuro

Ecologia, Digitale, Spiritualità di Fabio Pasqualetti esplora le interconnessioni tra crisi ambientale, rivoluzione digitale e necessità di una nuova spiritualità.

Crisi ecologica, digitale e spirituale: una nuova consapevolezza per il futuro
Ecologia e pianeta
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16 Giugno 2024 - 01.22


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di Antonio Salvati

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Mai come in questi ultimi duecento anni l’impatto ambientale dell’uomo ha inciso in maniera così percepibile. Fin dagli anni Cinquanta l’Occidente ha “imposto” un unico modello di sviluppo a tutto il mondo. Un modello fortemente caratterizzato sullo sviluppo tecnologico industriale e sul paradigma di consumo capitalista. Gli scienziati del noto Club di Roma nel 1972 si occuparono di varie questioni come povertà, il degrado ambientale, i problemi economici, la sfiducia nelle istituzioni, l’urbanizzazione selvaggia, introducendo un modello computerizzato del mondo capace di simulare gli effetti delle variabili introdotte su una prospettiva di circa un secolo. Era già chiaro all’epoca che lo sviluppo, come concepito, non poteva andare avanti perché insostenibile.

Il titolo della ricerca, The Limits to Growth, indicava molto bene che si stava arrivando a una soglia il cui superamento avrebbe implicato delle conseguenze gravi o addirittura catastrofiche. Malgrado gli apprezzamenti per la ricerca, quegli scienziati non furono ascoltati. Il mondo economico e politico, ma anche le opinioni pubbliche del tempo, non compresero il pericolo che stavano correndo. Del resto, il cambiamento climatico non aveva ancora dato segnali espliciti. A quella ricerca ne seguirono tante altre. Quasi tutte con scarso impatto nella vita delle persone, seppur nel frattempo si erano sviluppate certamente una maggiore sensibilità ecologica e una attenzione al cambiamento climatico.

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La pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco ha avuto il merito di scuotere le coscienze di molte persone cristiane e non. Il documento del Papa ha avuto un forte impatto soprattutto sulle nuove generazioni che guardano con spavento a un futuro incerto e per molti aspetti preoccupante. Accanto alla crisi climatica, negli ultimi decenni, si è sviluppata prepotentemente la rivoluzione digitale che ha modificato profondamente tutta la nostra vita. Lo si evince in particolare attraverso i social media, che spesso generano un tipo di informazione che non favorisce uno sviluppo della conoscenza pluralista e democratica, privilegiando invece un approccio emotivo e fenomeni di radicalizzazione. Per molti ci troviamo in un regime di disordine informativo che ha aumentato il sospetto verso i media ufficiali e una svalutazione progressiva dell’attività giornalistica. Una sorta di inquinamento informativo non molto dissimile da quello climatico. E non ci rendiamo conto degli effetti collaterali sulla salute culturale delle persone.

Ci sono, inoltre, altri aspetti che il digitale a servizio, per esempio, del capitalismo, sta producendo: effetti collaterali considerevoli, come la mercificazione delle nostre vite.

Sulle variegate e complesse relazioni tra questioni climatiche e rivoluzione digitale è recentemente uscito un pregevole volumetto di Fabio Pasqualetti, Ecologia, Digitale, Spiritualità. Un rapporto complesso e problematico, (Castelvecchi, 2024 pp. 96, € 15,00). Dal titolo ricaviamo che una parte del libro è riservata alla spiritualità, o meglio alla consapevolezza che «oggi nell’attuale contesto moderno e postmoderno anche le religioni arrancano e sono poco credibili».

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C’è bisogno di una nuova spiritualità che sappia affrontare i problemi relativo all’inquinamento ambientale e al digitale e sappia rispondere ad una patologica avidità dell’uomo che non riesce a pensare ad altri stili di vita che non siano predatori e consumistici. Una spiritualità che possa aiutarci a sviluppare uno sguardo più profondo della realtà, partendo – afferma Pasqualetti – dalla «presa di coscienza di essere elemento di un progetto cosmico, di una vita nella quale noi non siamo esseri superiori ma membri integranti e interconnessi con tutte le altre specie viventi». Siamo – direbbe Pasqualetti – come galline, che starnazzano per un po’ di cibo, incapaci di spiccare il volo verso altri e alti ideali, malgrado l’importante rischio di cadere nel baratro di una triplice crisi: ecologica, digitale e spirituale. Per meglio approfondire queste tematiche abbiamo incontrato l’autore al quale abbiamo rivolto delle domande.

Come nasce questo testo?

Il libro nasce dalla collaborazione con l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia durante il convegno Per un cambio di stile. Uscire dalla spirale dell’auto-annientamento, tenutosi dal 19 al 21 aprile 2023. In questa occasione, mi è stata affidata la relazione Digitale, Ecologia e Spiritualità: un rapporto complesso e problematico nella sezione dedicata alla Spiritualità Ecologica.

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Perché la scelta di mettere insieme il digitale, l’ecologia e la spiritualità?

Perché il digitale e l’ecologia rappresentano due ambienti in cui l’uomo vive, mentre la spiritualità è il modo in cui l’uomo dà prospettiva al suo agire. Ho iniziato con l’ecologia, che riguarda la responsabilità umana verso il cambiamento climatico in atto. Fin dall’inizio delle rivoluzioni industriali, l’umanità non si è comportata in modo cosciente e rispettoso dell’ambiente. Negli anni Cinquanta, l’Occidente ha imposto un unico modello di sviluppo globale, centrato sul progresso tecnologico-industriale e sul consumo capitalista. Già negli anni Settanta, il rapporto “The Limits to Growth” commissionato dal Club di Roma al MIT di Boston segnalava che si stava raggiungendo una soglia critica con potenziali conseguenze catastrofiche. Nonostante ciò, in quei decenni la sensibilità ecologica era ancora limitata a pochi gruppi consapevoli del disastro in atto. Solo con l’enciclica “Laudato Si’” di papa Francesco si è diffusa una consapevolezza ecologica più ampia, anche se non ancora maggioritaria.

E il digitale in che modo si relaziona?

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Vedo una somiglianza nell’uso incosciente e devastante del mondo digitale. Presentato come la tecnologia che avrebbe portato democrazia, libertà di espressione, crescita culturale e sviluppo globale, si è trasformato in un ulteriore strumento in mano a gruppi e aziende con fini prevalentemente economici. Questo sogno è diventato un incubo di dipendenze, specialmente per i soggetti più deboli, sia individui che nazioni. Il sistema digitale è un controllo raffinato che, mentre apparentemente offre servizi gratuiti, raccoglie dati e informazioni trasformati in merce per il marketing personalizzato. Questi dati possono anche essere utilizzati da terze parti o governi non democratici per controllare voci scomode o gruppi di opposizione. C’è un parallelo tra il degrado ambientale e quello digitale: entrambi danneggiano profondamente la nostra esistenza su questo pianeta. Quest’analisi non vuole sottrarre i notevoli benefici della rete che esistono e sono importantissimi, ma non che rischiano anche in questo caso di essere a beneficio di pochi.

Quale ruolo svolge la spiritualità in questo scenario?

In entrambi gli ambienti, è l’uomo che agisce e gli ambienti riflettono i nostri comportamenti. Il degrado esterno è sintomo di un degrado interno: un uomo che non sa relazionarsi né con l’ambiente né con i suoi simili, intrappolato da forti egopatie a livello personale e nazionale. È necessario riscoprire una spiritualità che ci permetta di comprendere l’interconnessione tra noi e l’ambiente, tra noi e gli altri. Senza questa dimensione relazionale, considerata come un dono e non come qualcosa da sfruttare, non riusciremo a superare l’attuale stato di distruzione progressiva. Le guerre in atto sono la cartina al tornasole del malessere conviviale in cui viviamo. C’è bisogno di nuove visioni e di cura, perché le ferite delle ingiustizie e disuguaglianze sono molte. Solo persone con una profondità esistenziale e spirituale possono aiutarci a lenire il male e a camminare verso una nuova umanità.

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