Greenpeace attacca le compagnie petrolifere e del gas europee, accusandole di “non fare nulla” per la transizione energetica e di “non rispettare affatto gli impegni assunti in materia di clima”.
L’associazione ecologista chiede anche ai governi di obbligare le compagnie a non produrre più combustibili fossili per salvare il clima. “Le compagnie petrolifere e del gas europee non sono affatto impegnate nella transizione anche se sostengono di esserlo”, ha detto Jakub Gogolewski di Greenpeace.
In media, “solo il 7,3% degli investimenti” delle 12 aziende è stato destinato alle energie verdi, mentre il 92,7% ha finanziato attività legate ai combustibili fossili come gas e petrolio, che emettono CO2 e stanno riscaldando il clima, ha denunciato l’Ong ambientalista. “E la situazione è peggiorata nel 2023”.
La maggior parte delle compagnie petrolifere e del gas europee sta pianificando di “mantenere o addirittura aumentare la produzione di petrolio e gas almeno fino al 2030”, anche se la maggior parte di esse si è impegnata a eliminare le proprie emissioni di Co2 entro il 2050, osserva l’Ong.
Martedì scorso, con lo slogan “Il termometro sta esplodendo, grazie all’industria dei combustibili fossili”, alcuni attivisti hanno costruito una finta torre petrolifera nel quartiere degli affari La Défense, alla periferia di Parigi, dove ha sede TotalEnergies. Come nel caso del carbone, Greenpeace chiede ai governi europei di regolamentare le attività delle compagnie energetiche per costringerle a “ridurre” la propria industria, perché “l’autoregolamentazione non funziona”.
Gogolewski ha quindi chiesto ai governi e alla Commissione di fissare “un obiettivo obbligatorio di riduzione del consumo di petrolio”. Il rapporto, intitolato “The Dirty Dozen” (La sporca dozzina), raccoglie i dati dei rapporti annuali 2022 di sei major petrolifere internazionali con sede in Europa: Shell (Regno Unito-Paesi Bassi), TotalEnergies (Francia), BP (Regno Unito), Equinor (Norvegia), Eni (Italia) e Repsol (Spagna) e sei compagnie petrolifere e del gas nazionali (OMV (Austria), PKN Orien (Polonia), MOL (Ungheria), Wintershall Dea (Germania, filiale di BASF), Petrol Group (Slovenia) e Ina Croatia (Croazia).