«La foresta pluviale non è né un vuoto da riempire né un tesoro da saccheggiare. È un giardino di possibilità da coltivare». A dichiararlo a Belèm è stato il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva, rivolgendosi ai suoi interlocutori in apertura del vertice per l’Amazzonia, incontro di due giorni tra i rappresentanti degli otto membri dell’Organizzazione del Trattato di cooperazione amazzonica (ACTO).
Lula ha promesso di strappare la foresta pluviale più grande del mondo a secoli di violenza, saccheggio economico e devastazione ambientale per trascinarla in un «nuovo sogno amazzonico». Si è impegnato a ricostruire l’immagine e la reputazione internazionale del suo paese dopo quattro anni «disastrosi» sotto il suo predecessore, Jair Bolsonaro, durante i quali, ha dichiarato, la deforestazione e le comunità indigene sono state oggetto di crescenti attacchi. «Per fortuna… siamo riusciti a voltare questa triste pagina della nostra storia».
Il presidente brasiliano si è impegnato a promuovere un nuovo modello ambizioso per la regione della foresta pluviale – il 60% del quale si trova in Brasile – in cui la protezione ambientale è accompagnata da inclusione sociale, crescita economica e innovazione tecnologica. «L’Amazzonia può essere quello che vogliamo che sia», ha dichiarato, impegnandosi a raggiungere l’obiettivo `zero deforestazione´ entro il 2030. «Un’Amazzonia con città più verdi, aria più pulita, fiumi senza mercurio e foreste lasciate in piedi. Un’Amazzonia con cibo in tavola, posti di lavoro dignitosi e servizi pubblici alla portata di tutti. Un’Amazzonia con bambini più sani, migranti ben accolti e indigeni rispettati … Questo è il nostro sogno amazzonico».