Una inversione di tendenza chiarissima. La deforestazione nell’Amazzonia in Brasile si è ridotta di almeno il 60% a luglio rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Lo ha detto al Guardian la ministra dell’Ambiente brasiliana, Marina Silva, alla vigilia di un vertice regionale dedicato al tema. La cifra esatta, basata sul sistema di allerta satellitare Deter, sarà resa nota nei prossimi giorni, ma gli analisti indipendenti hanno descritto i dati preliminari come «incredibili» e hanno detto che il miglioramento rispetto allo stesso mese dell’anno scorso potrebbe essere il migliore dal 2005.
Il Guardian sottolinea il legame tra la riduzione della deforestazione e l’arrivo alla presidenza di Luis Inacio Lula da Silva, al posto di Jair Bolsonaro, sotto la cui amministrazione si registrò «una delle peggiori stagioni di tagli e incendi della storia recente» dell’Amazzona. Ma da quando si è insediato di nuovo Lula, il governo ha colpito chi si è impossessato delle terre, organizzato operazioni paramilitari per scacciare i minatori illegali, ha delimitato più terre destinate agli indigeni ha creato più aree di conservazione.
L’8 e 9 agosto si tiene a Belem un vertice sull’Amazzonia volto a rafforzare la cooperazione regionale con la partecipazione dei nove Paesi della foresta pluviale: Brasile, Colombia, Bolivia, Perù, Ecuador, Venezuela, Guyana, Suriname e il territorio francese d’oltremare della Guyana.