Micro-Val: i batteri "mangia plastica" per riciclare i rifiuti organici
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Micro-Val: i batteri "mangia plastica" per riciclare i rifiuti organici

Il progetto dell’Università di Milano-Bicocca, è guidato da Jessica Zampolli, assegnista di ricerca del laboratorio di Microbiologia diretto dalla professoressa Patrizia Di Gennaro del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze

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22 Aprile 2021 - 08.54


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L’obiettivo di Micro-Val (MICROrganismi per la VALorizzazione di rifiuti della plastica), sarà quello di liberare i rifiuti organici dai residui di plastica a base di polietilene grazie ai batteri in grado di “digerirla”.

Il progetto è ideato da un team tutto al femminile dell’Università di Milano-Bicocca, guidato da Jessica Zampolli, assegnista di ricerca presso il laboratorio di Microbiologia diretto dalla professoressa Patrizia Di Gennaro del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze.    

Si tratta del quarto progetto lanciato quest’anno da Biunicrowd, il programma di finanza alternativa dell’Ateneo, promosso per consentire a studenti, ex studenti, docenti, ricercatori e dipendenti di realizzare progetti innovativi e idee imprenditoriali attraverso campagne di raccolta fondi su Produzioni dal basso, prima piattaforma di crowdfunding e social innovation.    

L’obiettivo economico di Micro-Val è di 9.500 euro, risorse che serviranno per la messa a punto del primo trattamento italiano di trasformazione e degradazione microbiologica della plastica a base di polietilene applicabile negli impianti di gestione dei rifiuti.
Il 65 per cento dei composti plastici prodotti globalmente è rappresentato dalle plastiche a base di polietilene, sia per le ottime caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche sia per i bassi costi di produzione del materiale.
Purtroppo, questi materiali plastici contaminano anche i rifiuti organici nella fase della loro raccolta differenziata.
Spesso, infatti, per errore i materiali non biodegradabili si ritrovano nei rifiuti dell’umido perché non vengono correttamente differenziati all’origine.

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 “Una soluzione – ha spiegato Jessica Zampolli – per la riduzione di queste plastiche che contaminano i rifiuti organici urbani è la rottura e la trasformazione delle catene del polimero. Questo processo può avvenire grazie all’utilizzo di microrganismi in grado di biotrasformare e biodegradare, almeno parzialmente, il polietilene”.
Micro-Val si articolerà in due fasi. Le prove in laboratorio serviranno a studiare le proprietà dei batteri mangia-plastica e a valutarne la loro efficacia per liberare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) dalla componente di rifiuto indesiderato, costituita per lo più da polietilene (circa 5 per cento).

Nella seconda fase, il team di ricerca verificherà la possibilità di applicare il trattamento biologico per uno scale-up in un impianto in collaborazione con un’azienda leader nel settore del recupero e il riciclo di rifiuti.    

Il progetto prevede anche lo sviluppo di un’applicazione per smartphone che fornirà consigli all’utente nello svolgimento della raccolta differenziata, permettendo a ogni cittadino di contribuire all’ambizioso obiettivo del team di ricerca.
Micro-Val ha ottenuto il sostegno di Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica. Se la campagna raggiungerà almeno la metà dell’obiettivo fissato, scatterà il cofinanziamento da parte del Consorzio.

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