Acque troppo calde: il 35% della barriera corallina a rischio distruzione
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Acque troppo calde: il 35% della barriera corallina a rischio distruzione

I drammatici risultato di una ricerca aerea e subacquea condotta dalla James Cook University di Townsville

La barriera corallina in Australia
La barriera corallina in Australia
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30 Maggio 2016 - 11.38


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Allegria: i disastrosi effetti climatici per le violenze che l’uomo fa sulla natura non si fermano. E nonostante summit internazionali, promesse e impegni non mantenuti la situazione non migliora: infatti un massiccio sbiancamento dei coralli provocato dall’acqua del mare troppo calda ha ucciso il 35% della Grande Barriera Corallina nelle sue sezioni settentrionali e centrali, al largo della costa nordest dell’Australia, il tutto aggravato dal fenomeno ciclico El Nino che influenza le correnti oceaniche.
Lo ha rivelato una ricerca aerea e subacquea dei 2300 km della Barriera, sito del patrimonio mondiale Unesco, condotta dalla James Cook University di Townsville. Fortunatamente è stata risparmiata per il 95% la sezione meridionale della Barriera, a sud di Cairns, importante meta turistica, grazie a un forte ciclone tropicale, accompagnato da copertura nuvolosa e forti piogge che hanno raffreddato le acque.
 Il corallo si sbianca quando l’acqua è troppo calda per troppo tempo. Si stressa ed espelle le colorite alghe da cui dipende per ricevere energia. L’entità del danno, avvenuto in massima parte negli ultimi due mesi, ha gravi implicazioni per le altre creature che dipendono dai banchi corallini per cibo e riparo, riferisce il responsabile della ricognizione Terry Hughes, direttore del Centre of Excellence for Coral Reef Studies dell’ateneo.
 I coralli sbiancati non ancora morti possono riprendersi se diminuisce la temperatura dell’acqua, ma i coralli più vecchi richiedono più tempo per recuperare prima che intervenga un nuovo episodio di sbiancamento.
 La capacità di ripresa è inoltre ostacolata dall’inquinamento delle acque causato dagli scarichi agricoli, ha spiegato ancora Hughes. “Questa è la terza volta in 18 anni che la Grande Barriera Corallina subisce uno sbiancamento di massa a causa del riscaldamento globale, e l’evento corrente è estremo, molto più esteso di quanto sia stato misurato finora. Il danno è parte di un massiccio evento di sbiancamento che colpisce i banchi corallini attorno al mondo gia’ da due anni. Alcune isole del Pacifico hanno riportato tassi di mortalità dei coralli sopra l’80%. In tutti i casi, le aree che soffrono il peggiore sbiancamento sono quelle in cui l’acqua è stata più calda più a lungo”, ha spiegato ancora lo scienziato.

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 La Grande barriera corallina, che si estende per 2300 km al largo della costa nordest del continente, è il più grande ecosistema vivente al mondo, che ospita la più ampia diversità di banchi corallini e numerose specie minacciate, come il dugongo e la tartaruga verde.
 Lo scorso anno il Comitato Unesco per il patrimonio mondiale, ha minacciato la sua inclusione nella lista nera dei siti ‘in pericolo’, esortando il governo di Canberra a compiere un programma sostanziale di conservazione.
 “Lo sbiancamento dei coralli è legato direttamente al cambiamento climatico”, ha dichiarato in un comunicato il Wwf Australia. “Il riscaldamento globale, alimentato dalla bruciatura di combustibili fossili, aumenta la temperatura delle acque, mentre il loro inquinamento indebolisce i coralli rendendoli più vulnerabili e meno capaci di riprendersi. I leader dell’Australia devono affrontare le gravi minacce all’ecosistema e agire seriamente per combatterle”.

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