Cos’altro dovrà accadere ad Agrigento perché intervenga un giudice, preferibilmente lo stesso Padreterno? Questo dicono gli agrigentini.
Dopo la copiosa antologia di gaffe, ritardi, sprechi e gratuite manifestazioni di generosità per gli amici e gli amici degli amici, è accaduto anche questo.
Ad Agrigento ha piovuto abbondantemente e si è ripetuto l’allagamento del viale delle Dune, lungo il litorale di San Leone, che è il lido della città che quest’anno sarebbe chiamata ad onorare il titolo di Capitale della Cultura. Acqua piovana e fogne sono diventate un tutt’uno, nonostante un video ripescato dagli agrigentini, e riproposto sui social, nel quale il sindaco, Francesco Miccichè, qualche tempo addietro, avesse detto che a San Leone tutto era risolto.
Nell’allagamento di ieri, molte le auto rimaste prigioniere dell’acqua, tra queste un’auto che davvero appare il segno di un interessamento del Padreterno, che fa giustizia, in attesa che giustizia facciano i giudici ordinari, quelli terreni.
Perché tra le auto bloccate e danneggiate da acqua mista a cacca c’era anche questa costosa Mercedes. E di chi è la Mercedes?
La notizia che corre, e trova conferme in queste ore in città, è che la costosa auto è l’auto di rappresentanza dell’AICA, la discussa azienda idrica responsabile della situazione drammatica della Città dei Templi.
E “Radio Agrigento” – chiamiamo così la catena di notizie che si rincorrono in città – aggiunge un dettaglio non secondario: quella Mercedes finita sott’acqua ed altro, era a disposizione del direttore generale dell’AICA in persona, Claudio Guarneri.
Un fatto che gli agrigentini leggono in tanti modi. Intanto, come detto, come un segnale divino, una sorta di divertito castigo.
Altri, lo leggono come una mano inaspettata che potrebbe mettere a nudo le clamorose contraddizioni della macchina amministrativa e del governo delle cose in città. Privilegi immeritati e abusi.
Sta di fatto che – voci di officina della stessa AICA – la bella Mercedes che sarebbe stata in dotazione del direttore generale è ora da ritenersi irrimediabilmente perduta.
In pratica – si perdoni il realismo, ma ci vuole – l’auto dell’AICA è finita nella merda.
Peccato che Andrea Camilleri non ci sia più, nella sua penna l’episodio avrebbe potuto segnare un gustoso passaggio dei suoi racconti su Montelusa.