I capi di Stato Ue chiedono coordinamento contro il Covid, ma Draghi procede dritto: dobbiamo tenere il vantaggio
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I capi di Stato Ue chiedono coordinamento contro il Covid, ma Draghi procede dritto: dobbiamo tenere il vantaggio

Il presidente del Consiglio ha spiegato le proprie ragioni portando i numeri italiani che ieri aveva già snocciolato al Parlamento. Ha ricordato le "135 mila persone decedute e il crollo pari al 9% del Pil".

I capi di Stato Ue chiedono coordinamento contro il Covid, ma Draghi procede dritto: dobbiamo tenere il vantaggio
Mario Draghi
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17 Dicembre 2021 - 09.42


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Da quasi due anni a questa parte il Covid ha minato, e continua comunque a farlo, all’economia planetaria in modo netto e incontrovertibile.

Ora, i capi di Stato e di Governo dell’Unione europea chiedono che le misure restrittive nazionali contro il Covid siano “coordinate” e soprattutto che “non danneggino il Mercato interno e la libertà di circolazione dei cittadini tra gli Stati”. Come scrive Brahim Maraad – Agi – pare che su questo siano tutti d’accordo. Nonostante alcune perplessità per le fughe in avanti di Italia e Grecia (ma ancora prima, Irlanda e Portogallo).

Draghi spiega le ragioni dell’Italia
“Chiedere il tampone ai vaccinati è un’idea sbagliata e non ci aiuta ad aumentare le vaccinazioni”, ha lamentato il premier lussemburghese, Xavier Bettel, al suo arrivo al Consiglio europeo a Bruxelles.

Ma al tavolo il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha spiegato le proprie ragioni portando i numeri italiani che ieri aveva già snocciolato al Parlamento. Ha ricordato le “135 mila persone decedute e il crollo pari al 9% del Pil”.

Draghi ha inoltre evidenziato i numeri elevati del tasso di vaccinazione nel Paese (83-85%; circa 500 mila terze dosi al giorno) e, in particolare, ha posto l’attenzone su come la variante Omicron sia per ora meno diffusa che in altri Stati membri. “Occorre mantenere questo vantaggio a protezione del nostro Sistema sanitario nazionale”, ha detto il premier secondo quanto riferisce una fonte italiana. “Questa la ragione alla base della decisione di far fare i test a chi entra in Italia. Il coordinamento a livello Ue deve essere guidato dal principio di massima cautela”, ha esortato.

Coordinamento necessario
“Il coordinamento è l’ossatura delle conclusioni del vertice odierno”, ha spiegato un funzionario dell’Unione. “Non vi sono stati riferimenti diretti a nessun Paese o a qualche misura in particolare, ma il messaggio che abbiamo voluto inviare è chiaro”, ha aggiunto.

“Sono necessari sforzi coordinati continui per rispondere agli sviluppi basandosi su prove scientifiche, assicurandosi che ogni restrizione sia basata su criteri oggettivi e che non mini il funzionamento del Mercato interno e non danneggi in modo sproporzionato la libertà di movimento tra gli Stati membri o di viaggio all’interno dell’Unione”, si legge nelle conclusioni del vertice (che erano già nella bozza prima del provvedimento italiano).

Evitare la confusione
Per evitare che “ogni Stato dia una propria interpretazione, portando anche confusione tra i cittadini europei”, il Consiglio europeo ha dato alla Commissione mandato di presentare nei prossimi giorni un atto delegato che definisca una data di scadenza del green pass valida per tutti. Sarà di nove mesi: sei mesi dalla seconda dose più tre mesi di tolleranza per fare la terza.
Ovviamente il vaccino rimane l’arma prioritaria per sconfiggere la pandemia, anche contro la Omicron. Nelle conclusioni la “diffusione della vaccinazione a tutti e la distribuzione di dosi di richiamo” sono ritenute “cruciali e urgenti”.

Vaccinarsi senza esitare
I Ventisette ritengono “fondamentale superare l’esitazione vaccinale, anche affrontando la disinformazione”. Ma l’obbligo vaccinale, di cui si è parlato le scorse settimane in Austria e in Germania, non è un’opzione concreta sul tavolo.

È ferma invece la convinzione che l’Ue sarà al sicuro quando lo sarà anche il resto del mondo. Per questo viene rilanciata l’importanza della condivisione delle dosi, nonostante l’Ue sia già “il più grande donatore ed esportatore al mondo”.

Donate un quarto delle dosi esportate
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è presentata con un grafico che rende l’idea: in totale, finora, l’Unione europea ha esportato 1,4 miliardi di dosi (di cui quasi 380 in donazioni); la Cina ha esportato 1,24 miliardi (81 in donazioni); gli Stati Uniti hanno esportato 450 milioni di dosi (di cui 300 in donazioni).

“Continueremo ad esportare e condividere dosi di vaccino e materiali ausiliari e ad intensificare il nostro sostegno ai Paesi più bisognosi, in particolare in Africa, sia continuando a fornire supporto a Covax che su base bilaterale, in collaborazione con i partner”, è l’impegno dei Ventisette che ringraziano Sudafrica e Botswana per la loro trasparenza e collaborazione contro la variante Omicron.

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