Il Decreto Rilancio, dopo una lunga gestazione, è stato appena approvato e già sono tanti i delusi dalle misure approvate dal Governo guidato da Giuseppe Conte. Sia sindacati sia le piccole e medie imprese credono che il pacchetto di misure da 55 miliardi approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri non sarà sufficiente ad affrontare la crisi economica.
Per Maurizio Casasco, presidente della Confederazione italiana della piccola e media industria, “con questo decreto portiamo a casa pochissimo: avevamo bisogno che le tasse fossero spostate di 8 mesi, e sono state spostate di 3 mesi, con un intervento parziale sull’Irap. Avevamo chiesto meno burocrazia e più semplificazione, e non c’è. Avevamo chiesto liquidità attraverso i crediti d’imposta che sono già stati maturati come diritto”, ha detto alla Stampa.
“Siamo in ritardo di 2 mesi, e siamo davanti a un provvedimento parcellizzato. Bisognava mettere a punto un progetto di sistema, puntando sulla fiscalità e su un concetto liberale d’impresa. Bene la cancellazione dell’Irap, una tassa che non ci è mai piaciuta, ma bisognava concentrare le risorse sulla eliminazione delle tassazione sino a fine anno”.
Per Casasco ”è stato fatto una specie di Def, un provvedimento ordinario in una situazione straordinaria. Non si è capita l’emergenza. Io sono medico: è come se arrivasse al pronto soccorso un paziente che deve andare in chirurgia d’urgenza e gli si chiedessero i documenti. Non c’è tempo. La liquidità avrebbe dovuto essere diretta attraverso Cassa depositi e prestiti e Agenzia delle Entrate, che ha già i dati delle aziende, non attraverso la Sace, che è stata una scelta politica».
Il disappunto viene espresso anche da Annamaria Furlan, segretaria della Cisl alla Stampa, sicura cheil Decreto Rilancio “non basterà”. “Occorre sbloccare i cento miliardi tuttora inutilizzati per le infrastrutture. Per ripartire occorrono investimenti in energia pulita e innovazione. Un patto sociale per puntare su ricerca, scuola, formazione, digitalizzazione . Alcuni provvedimenti nel decreto vanno esattamente in questa direzione. E c’è bisogno di coesione e partecipazione nelle aziende”.
Insoddisfatta anche Francesca Re David, segretaria generale Fiom: “Per le imprese mi sembra che ci siano molti soldi senza nessun tipo di condizionalità perché non c’è nessun vincolo a non licenziare e questa è una cosa che se confermata in questi termini non ha alcun senso. Non ci sono vincoli su cosa si produce, sul modello, sono soldi alle imprese senza ragionare sulle ricadute sociali ed economiche. E questo non va assolutamente bene”, ha detto ad Agorà.
“Bene aver evitato l’aumento automatico dell’Iva così come l’Irap di giugno. Bene come abbiamo chiesto i primi indennizzi a fondo perduto. Ma serve subito più liquidità vera per le imprese che ancora non c’è”. E’ il commento del Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, all’indomani del Consiglio dei Ministri sul decreto Rilancio. Prosegue Sangalli: servono “più risorse a fondo perduto. Più contributi per la filiera del turismo, della ristorazione e per i negozi che devono riaprire. Più tempo per pagare le scadenze fiscali. La crisi è di proporzioni mai viste occorre un’azione più forte e strategica per un vero rilancio del Paese”.