Valentina Picello intensa con “Madri” di Diego Pleuteri
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Valentina Picello intensa con “Madri” di Diego Pleuteri

Al Teatro Biblioteca Quarticciolo un viaggio nell'incomunicabilità e nelle dinamiche familiari tra dialoghi sincopati e atmosfere beckettiane

Madri - di Diego Pleuteri - regia di Alice Sinigaglia - con Valentina Picello e Vito Vicino - recensione di Alessia de Antoniis
Valentina Picello e Vito Vicino - Madri - di Diego Pleuteri - regia di Alice Sinigaglia
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11 Marzo 2025 - 14.44


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di Alessia de Antoniis

“Di intimo c’è rimasto solo…?” Una parola che sfugge, un concetto che non si concretizza, mentre si cerca tra le scatole della propria casa, della propria vita. Scatoloni ovunque: ma si sta arrivando o si sta partendo? Un palcoscenico o un set? Realtà o illusione? Ma nella vita, sappiamo sempre davvero chi siamo e dove siamo?

Madri – produzione La Corte Ospitale – è il testo di Diego Pleuteri – vincitore del premio Eurodram 2022 – andato in scena al Teatro Biblioteca Quarticciolo con la regia di Alice Sinigaglia, interpretato da Valentina Picello e Vito Vicino.

Quella di Valentina Picello è un’interpretazione carica di pathos. Con i suoi capelli rossi e la carnagione diafana, Valentina regala un’intensità straordinaria al personaggio della madre, rendendo l’opera viva e pulsante. Più che alla regia, è proprio alla sua interpretazione che Pleuteri deve la riuscita del testo.

Madri è un dramma familiare tra solitudine e ricerca di senso; un dialogo continuo tra madre e figlio, un flusso verbale che esplora la fragilità dei legami familiari, il peso dei silenzi e l’incomunicabilità delle emozioni. La Picello racconta solitudine, vecchiaia, paura della morte, costruendo una dinamica intensa e credibile, senza mai cadere nel patetico.

Il rapporto tra madre e figlio emerge nella sua autenticità: tra incomprensioni e piccoli gesti di affetto, il testo dipinge la loro complessità emotiva con una scrittura frammentata, sincopata e ipnotica.

“Di intimo c’è rimasto solo…?” Una frase ripetuta, un’assenza che si fa presenza. Le scatole, parte integrante della scenografiacurata da Alessandro Ratti – diventano il simbolo della memoria, dell’accumulo di ricordi e dell’identità in frantumi. La madre cerca disperatamente tra di esse una parola che non trova, una risposta che sfugge, mentre il figlio assiste alla sua deriva emotiva.

Il testo di Diego Pleuteri gioca sulla linea sottile tra il reale e l’onirico, oscillando tra il dramma psicologico e il teatro dell’assurdo. Momenti come la scena dell’eutanasia e quella delle blatte spezzano il ritmo della narrazione, creando un effetto straniante.

I dialoghi, costruiti su ripetizioni e pause, aumentano il senso di smarrimento riproducendo il ritmo della quotidianità ripetitiva di una donna sola, in bilico tra il bisogno di affetto e il peso della propria esistenza.

Tuttavia, se da un lato la tensione emotiva è palpabile, dall’altro il testo soffre, in alcuni momenti, di un eccessivo rallentamento. La madre, interpretata magistralmente da Valentina Picello, alterna ironia, malinconia e smarrimento, mentre il figlio rimane spesso spettatore delle sue nevrosi. Il rischio, nella messa in scena, è che i due diventino più simboli che personaggi reali.

Madri è un’opera con notevoli potenzialità, che colpisce per il suo linguaggio e la sua struttura, con un sapore tra il beckettiano e il pinteriano. La tensione emotiva c’è, la scrittura è efficace, ma il testo potrebbe trovare uno sbocco più incisivo in alcuni passaggi. Nonostante alcuni piccolissimi passaggi da rivedere, grazie all’interpretazione potente di Valentina Picello, lo spettacolo coinvolge e lascia il pubblico sospeso tra emozione e riflessione.

E Diego Pleuteri, classe 1998, è sicuramente un attore da seguire con attenzione anche come drammaturgo.

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