I musicisti e l'alto tasso di suicidi
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I musicisti e l'alto tasso di suicidi

Le motivazioni non sono spesso note, ma le ipotesi girano sempre intorno all'uso di sostanze, ai problemi finanziari o all'esposizione mediatica

I musicisti e l'alto tasso di suicidi
Fonte: https://www.brainstormingmagazine.it/2023/07/chester-bennington-live-vita-e-curiosita-sulla-voce-piu-leggendaria-del-rock/
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redazione Modifica articolo

8 Marzo 2025 - 21.24 Culture


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Il settore dell’industria musicale da anni, ormai, viene sempre più associato ad un tasso di suicidi molto elevato; questo è quanto emerge dallo studio condotto dagli scienziati della Goldsmiths University of London e pubblicato sulla rivista Frontiers in Public Health.

Il team, guidato da George Musgrave, tramite l’analisi dei dati ha evidenziato come si debba andare a fondo sul problema della salute mentale e della mortalità precoce negli artisti.

Sono, infatti, fin troppi i cantanti e musicisti che hanno deciso di togliersi la vita troppo presto: da Kurt Cobain al frontman dei Linkin Park, Chester Bennington; dalla cantante country Mindy McCready a Ian Curtis, passando anche per Aviciii e Keith Flint dei The Prodigy.

Come evidenziato dai dati sulla mortalità professionale dell’Office for National Statistics in England (2011-2015), i protagonisti dello spettacolo rientrano tra i gruppi professionali con il più alto tasso di suicidio (20% in più per gli uomini e 69% in più per le donne rispetto alla popolazione generale).

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Queste le parole degli autori della ricerca: “Da un punto di vista storico la narrazione del suicidio nell’industria musicale è associata a diverse difficoltà, perché in alcuni casi queste morti vengono descritte come inevitabili, mentre in altre occasioni vengono mitizzate all’interno di una cornice romanticizzata di sofferenza artistica”.

Come spiegano gli esperti, i motivi dei decessi non sono ancora ben chiari ma tra questi potrebbero incidere alcuni fattori di stress come l’esposizione mediatica, i disturbi da uso di sostanze o l’instabilità finanziaria.

“La nostra proposta si basa su un approccio in sette parti fornito dallo Zero Suicide Framework, della National Alliance for Suicide Prevention. Adattare questo framework all’industria musicale comporterebbe che i leader dell’industria musicale facilitino conversazioni al massimo livello sulla prevenzione del suicidio e sulla destigmatizzazione del suicidio”.

“Sarebbe utile – concludono gli autori – anche un programma di formazione per la rete più ampia intorno agli artisti, come manager, amici, genitori e parenti vicini. Proprio come i musicisti arricchiscono la società attraverso i loro contributi artistici, esiste una responsabilità collettiva per salvaguardare il loro benessere psicologico, che dovrebbe passare da un approccio collaborativo tra ricercatori, leader del settore e professionisti della salute mentale”.

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