Luigi Tenco, 1967: “Ciao amore ciao”, e la musica si spense

Era uscito di scena con il cuore spezzato: la sua canzone, il suo messaggio, erano stati ignorati. Il pubblico aveva già voltato pagina, ma lui no. Quell'anno arrivarono le canzoni di protesta ma il Festival premiò ancora la tradizione

Luigi Tenco, 1967: “Ciao amore ciao”, e la musica si spense
Luigi Tenco a Sanremo 1967
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1 Febbraio 2025 - 21.33 Culture


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di Cecconi Marcello

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Era freddo quel 26 gennaio a Sanremo. Nel Salone delle Feste del Casinò grandi riflettori illuminavano il palco mentre le note di Ciao amore, ciao riecheggiavano nel teatro, ma qualcosa non andava. Luigi Tenco era uscito di scena con il cuore spezzato: la sua canzone, il suo messaggio, erano stati ignorati. Il pubblico aveva già voltato pagina, ma lui no. Poche ore dopo, nella stanza 219 dell’Hotel Savoy, un colpo di pistola mise fine alla sua introversione.

Si racconta che Tenco, per riuscire a salire sul palco, abbia preso una dose di ansiolitico e che a convincerlo definitivamente a esibirsi fu anche l’incoraggiamento fisico di Mike Bongiorno, che lo spinse a presentarsi davanti alla platea. L’interpretazione di Ciao amore, ciao, brano eseguito in coppia con Dalida, non fu impeccabile e la canzone ottenne solo 38 voti sui 900 disponibili della giuria popolare.

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L’edizione del Festival di Sanremo si svolse dal 26 al 28 gennaio 1967 e la conduzione fu affidata per la quinta volta consecutiva a Mike Bongiorno affiancato, stavolta, da Renata Mauro. Il regolamento prevedeva che ogni canzone fosse interpretata da due artisti diversi e, nonostante il clima di grande emozione seguito alla morte di Tenco, la gara proseguì ostinatamente. La vittoria andò a Non pensare a me, interpretata da Claudio Villa e Iva Zanicchi, l’aquila di Ligonchio che, come molte sue colleghe, si presentò con una pettinatura oversize dove la cotonatura aumentava talmente l’altezza da mettere in difficoltà Mike Bongiorno. Alla vigilia della rivoluzione giovanile, Sanremo non aveva ancora spezzato l’ombelico con la tradizione.

Eppure, la scena musicale stava cambiano rapidamente, il vento britannico dei Beatles e dei Rolling Stones soffiava alimentando la musica beat che stava affermandosi innalzandola ad orgogliosa cultura popolare in tutta l’Europa occidentale. Anche in Italia il fenomeno aveva preso piede, dando vita a una nuova generazione di artisti e band che cercavano di portare un sound più moderno nel panorama musicale nazionale. Il sonnacchioso Sanremo fu costretto ad accorgersene e, nel 1967, alcuni esponenti di questa corrente arrivarono sul palco portando con sé l’energia e le sonorità che avevano già conquistato il pubblico giovane.

Infatti, tra gli applausi gelidi della massa del pubblico elegante, nella platea del teatro si iniziarono a sentire i gridolini di sparuti giovanissimi che si esaltavano all’ingresso de I Rokes e de I Giganti. I primi, “capelloni” inglesi trapiantati in Italia, e capitanati da Shel Shapiro erano noti per successi come Che colpa abbiamo noi e È la pioggia che va, canzoni che avevano già fatto breccia nel cuore dei ragazzi dell’epoca attraverso i vinili delle “feste in casa” e i juke box nei frequentatissimi bar.  Qui si presentarono con Bisogna saper perdere, un brano dal testo malinconico ma con un arrangiamento che manteneva un’anima beat eseguito in doppia interpretazione con Lucio Dalla, all’epoca agli esordi. Nonostante il buon riscontro, il pezzo non riuscì ad arrivare in finale.

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L’altra band emblematica del periodo erano I Giganti, che si distinsero per il loro stile corale e un sound più potente rispetto ad altri gruppi beat italiani. A Sanremo portarono Proposta, un brano che conservava le armonie vocali caratteristiche del gruppo, ma con un testo che lasciava trasparire una sottile critica sociale, uno dei primi brani di “protesta” che apriva la finestra “sul mondo di fuori”: “Mettete dei fiori nei vostri cannoni/perché non vogliamo mai nel cielo/molecole malate, ma note musicali/che formino gli accordi per/una ballata di pace/di pace, di pace …“. In quegli anni l’escalation militare statunitense nella guerra del Vietnam era sempre più massiccio e sempre più contestata dalle giovani generazioni.

Sanremo continuava a essere dominato da un’impostazione più classica e melodica, con artisti come Claudio Villa e Iva Zanicchi a farla da padrone, anche se premiò I Giganti che riuscirono a raggiungere la terza posizione. Non fu un successo da poco con il pubblico tradizionale e la giuria che faticavano ad accogliere pienamente queste nuove sonorità, preferendo premiare le interpretazioni più vicine alla tradizione canora italiana.

Sanremo, seppur lentamente, iniziava ad aprirsi a nuovi linguaggi musicali, testimoniando il cambiamento che la musica italiana avrebbe vissuto nei decenni successivi.

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