Il cinema disegnato con gli storyboard in mostra alla Fondazione Prada

"A Kind of Language: Storyboards and Other Renderings for Cinema" è una mostra dedicata agli storyboard cinematografici, dagli anni ’20 a oggi.

Il cinema disegnato con gli storyboard in mostra alla Fondazione Prada
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30 Gennaio 2025 - 18.23 Culture


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È stato Martin Scorsese a ispirare tutto: vedendo gli schizzi realizzati dal regista per coreografare i combattimenti di Toro scatenato (Raging Bull), Melissa Harris ha avuto l’idea di un progetto dedicato al linguaggio degli storyboard, i copioni illustrati utilizzati nella fase di pre-produzione dei film.

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Fondazione Prada ha accolto la proposta e, dopo due anni di ricerca, è nata A Kind of Language: Storyboards and Other Renderings for Cinema, una mostra ospitata all’Osservatorio della Fondazione Prada, la sede sopra la Galleria Vittorio Emanuele a Milano. Aperta fino all’8 settembre, l’esposizione esplora i linguaggi visivi e le loro possibili evoluzioni nel cinema e oltre.

Oltre 800 elementi compongono la mostra: storyboard che spaziano dagli anni ’20 al 2024, accompagnati da video, fotografie, documentari e installazioni. Si possono ammirare, ad esempio, gli storyboard di Dune di Alejandro Jodorowsky (mai realizzato), quelli di Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci, Interstellar, Train to Busan di San-ho Yeon e perfino la celebre scena della doccia di Psycho di Alfred Hitchcock.

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L’allestimento, curato da Andrea Faraguna dello studio berlinese Sub, è studiato per valorizzare ogni documento. Alcuni storyboard sono sistemati su tecnografi personalizzati: le fotografie di Agnès Varda per il film Salut les Cubains (1961) sono adagiate su una base di cartone, mentre accanto agli schizzi di Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind) è stata posizionata una minipianola su cui i visitatori possono suonare le celebri cinque note della colonna sonora di John Williams. Lo storyboard di Grand Budapest Hotel, invece, è presentato in versione animata su un tablet.

Queste versioni illustrate hanno aiutato i registi a visualizzare le loro idee e a risolvere problemi tecnici legati alle inquadrature. A volte sono state realizzate dagli stessi cineasti, altre volte da artisti come Pablo Buratti—autore dello storyboard della mostra e collaboratore di Almodóvar—o da disegnatori meno noti.

Per dare coerenza alla narrazione, i materiali sono stati suddivisi per temi. Non si parla solo di cinema e televisione (in mostra figurano anche opere di Walt Disney, Miyazaki, Mr. Magoo e Popeye), ma anche di danza, con storyboard che includono note di coreografia.

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Spazio anche all’arte contemporanea, con la videoinstallazione Leave, Leave Now! di Carrie Mae Weems. Il percorso espositivo offre un’immersione profonda nel linguaggio visivo del cinema e apre la strada a ulteriori sviluppi. “Abbiamo abbastanza materiale per un Chapter 2”, ha anticipato Melissa Harris, lasciando intendere che questa potrebbe essere solo la prima parte di un progetto più ampio.

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