di Alessia de Antoniis
Dal 15 al 17 novembre, l’Off/Off Theatre di Roma ospita Brotti! E non ridere che sei come loro, un audace progetto teatrale e multimediale firmato da Manuela Zero e Davide Santi. Con musiche dal vivo eseguite dallo stesso Santi alla chitarra e da Cecilia Drago al violino, lo spettacolo porta in scena otto personaggi unici, figure simboliche di una surreale penisola sorrentina fuori dal tempo. Attraverso un linguaggio semplice e visivamente evocativo, Brotti! esplora temi profondi come solitudine, diversità e dolore con uno sguardo tragico e poetico.
I “Brotti” sono personaggi grotteschi che affrontano con ironia argomenti come l’amore tossico, il pregiudizio e la violenza, immergendo il pubblico nella cruda bellezza delle loro storie. La regia di Davide Santi utilizza una messa in scena essenziale, focalizzando l’attenzione sulla narrazione emotiva e sulla presenza scenica di Manuela Zero, attrice e co-ideatrice del progetto. Diplomata alla scuola del Teatro San Carlo di Napoli, Manuela ha debuttato nel film di Abel Ferrara Go Go Tales. Ha lavorato in televisione, al cinema e in prestigiosi spettacoli teatrali come Chorus Line e 400 euro per due ore di nudo. Il suo progetto Brotti! incarna la sua visione artistica: un’opera che unisce teatro, cinema, musica e danza.
Brotti! è uno spettacolo che offre una riflessione sulla condizione umana, trasformando l’imperfezione in bellezza e le fragilità in una forza universale e poetica. Le storie dei “brotti” rappresentano frammenti di vite segnate da sofferenza e resilienza: dalla vecchia solitaria, alla bambina che non sa piangere, alla giovane Nina, che vive in carcere con la madre.
Ma, al di là del termine – un nome che fonde “brutti” e “rotti” – chi sono i Brotti?
Sono degli eroi – risponde Manuela – proprio perché vivono nelle loro ferite e nei loro dolori, e affrontano il loro dolore tutti i giorni; nel vento cadono e si rialzano, cadono e si rialzano.
Quanto c’è di autobiografico nei Brotti?
C’è la mia infanzia dietro a tutto questo, perché io sono nata vicino al mare. C’è la Marina grande di Sorrento, dove gli esempi più vicini erano i pescatori: mio papà andava a pescare in barca e vedevo quest’uomo che, comunque, con le mani rosse piene di Ricci, continuava ad andare avanti, ad insegnarmi il sogno. E, nonostante la sua fatica, anche fisica, mi ha insegnato a credere, a tuffarmi dagli scogli. Sì, dietro ai Brotti c’è tanto della mia vita.
Perché hai deciso di espandere Brotti! in un concept che include un disco e un cortometraggio?
Perché con Davide Santi siamo partiti da un disco, che poi è diventato naturalmente uno spettacolo teatrale e poi è scivolato dentro un cortometraggio. È un percorso che si è evoluto lentamente, ma anche con grande naturalezza, finché un giorno ci siamo resi conto di quello che avevamo costruito e ne siamo stati felici. Brotti! è un racconto che può appartenere veramente a tutta l’umanità. Per questo non vedevo l’ora di portarlo in giro, di trovare nuovi Brotti da raccontare, di incontrarne altri. È un viaggio fantastico!
Impariamo più dalle nostre sofferenze, dalle nostre sconfitte, che dalle nostre vittorie. Cosa imparano i tuoi personaggi dalla loro fragilità? Imparano qualcosa o semplicemente imparano a sopravvivere subendo?
Non lo so se si impara dalle sofferenze. A volte le sofferenza ti fanno sentire peggio, ti incattiviscono. Le vittorie, forse ti fanno capire alcune cose; le sconfitte, se riesci a rialzarti e capire dov’è che hai sbagliato, sicuramente ti insegnano qualcosa, ma solo se trovi la forza di cambiare e se, soprattutto, sono sconfitte giuste. Perché a volte la vita ci sconfigge in maniera ingiusta e, quando questo accade, spesso è difficile imparare qualcosa da una sconfitta. Quando invece le sconfitte sono per un errore nostro, se riusciamo a capire qual è l’errore e a modificarlo, allora impariamo sicuramente qualcosa
Lo spettacolo si intitola “Brotti! (Brutti e Rotti) …E non ridere che sei come loro”. C’è qualcosa per cui diresti a Manuela: E non ridere che sei come loro?
I Brotti, a mio parere, sono un omaggio all’unicità di quello che siamo, quindi ognuno a modo proprio è brotto. Subiscono e sanno che saranno sempre più brotti, quindi accettano questa brottezza e stando lì, comunque dentro questa stortura, questo dolore, riescono a stare nel flusso del vento, nelle mani del vento. Sono dei personaggi a tratti anche tragicomici proprio perché, nella loro stortura, in tutti i modi tentano di stare dentro questa vita e ritrovare un posto anche se storti.