La strage di Castello è un tragico e crudele eccidio avvenuto il 5 agosto 1944 nel sobborgo di Firenze noto come Castello. Questo evento si svolse nei sotterranei dell’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Via Reginaldo Giuliani, che all’epoca fungevano da rifugio antiaereo.
In quel momento, gran parte della popolazione civile della zona si era rifugiata lì per sfuggire ai bombardamenti in corso. È importante sottolineare che l’offensiva angloamericana sul fronte dell’Arno stava avanzando, e pochi giorni dopo Firenze sarebbe stata liberata.
Intorno alle 21 del 5 agosto, un gruppo di soldati tedeschi si presentò in una casa nella zona con il pretesto di cercare del vino. Tuttavia, una volta dentro, i soldati tentarono di violentare una giovane donna. Durante la lotta per difendersi, si udì uno sparo di pistola. Non è chiaro se il colpo fosse partito da chi cercava di fermare lo stupro o se sia stato sparato accidentalmente. Il proiettile ferì uno dei soldati tedeschi. A questo punto, i soldati fuggirono dalla casa. La donna e i suoi familiari si nascosero nell’ospedale di Careggi, nelle vicinanze.
È importante notare che il codice tedesco di guerra prevedeva la pena di morte per lo stupro, ed era rispettato seriamente dalla Wehrmacht.
I soldati tedeschi che erano stati aggrediti ritornarono al loro comando e raccontarono al loro comandante che il loro commilitone era stato ferito da un italiano in Via Reginaldo Giuliani. Questo era un tentativo di evitare una corte marziale.
Il capitano Kuhne, il comandante della zona, ordinò una rappresaglia in cui dieci italiani dovevano essere fucilati. Giorgio Pipoli, un giovane italiano che fungeva da interprete per i tedeschi, ascoltò l’ordine e cercò immediatamente di avvertire la popolazione. Corse verso un rifugio vicino, ma i suoi sforzi furono vani. Gli ostaggi furono prelevati dallo scantinato dell’Istituto Chimico Farmaceutico Militare.
La rappresaglia tedesca ebbe inizio nell’Istituto farmaceutico intorno alle 22:20 e si concluse alle 23:30. Al termine, i sopravvissuti, uomini e donne, si trovarono ad affrontare l’orribile scena dei corpi dei loro figli, mariti, padri e amici.
Le vittime
I nomi delle vittime sono:
Francesco Granili (44 anni),
Michele Lepri (33 anni),
Tullio Tiezzi (47 anni),
Mario Lippi (44 anni),
Ugo Bracciotti (44 anni),
Aldo Bartoli (31 anni),
Attilio Uvali,
Francesco Iacomelli (57 anni),
Giorgio Biondo (36 anni),
Vittorio Nardi (16 anni).
A questi si aggiungono
Silvano Fiorini (23 anni) e
Beppino Mazzola
La rabbia dei soldati nazisti proseguì, dopo la strage, con il saccheggio delle case della zona e con ripetute minacce ai superstiti.
Al momento della liberazione della zona i soldati inglesi aprirono un’indagine condotta dal sergente Smedley e conclusasi nel giugno 1945, che portò ad individuare i colpevoli del massacro il capitano Kuhne ed il maggiore Grundman.
Come tante stragi naziste in Italia anche questa rimase impunita, anche se pare che uno dei responsabili fu ucciso nel centro di Firenze dai partigiani durante l’insurrezione della città una settimana dopo.