A Pompei un antico augurio rivede la luce
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A Pompei un antico augurio rivede la luce

A Pompei dei nuovi scavi rivelano antichi graffiti, tra cui l'augurio "hic et ubique". Questa frase, usata anche da Shakespeare, collega la quotidianità romana alla letteratura moderna, arricchendo la comprensione storica.

A Pompei un antico augurio rivede la luce
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28 Giugno 2024 - 22.21 Culture


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Un’espressione latina che ha attraversato i millenni è riemersa dalle ceneri di Pompei, gettando nuova luce sulla vita dell’antica città romana. “Hic et ubique” – “qui e ovunque” – un augurio di prosperità che risuona ancora oggi, è stato scoperto tra i graffiti recentemente portati alla luce nella Regio IX, insula 10.

Il team di archeologi, impegnato in un vasto progetto di conservazione e miglioramento idrogeologico del sito, ha concentrato la sua attenzione su un’area denominata “salone nero” e sugli ambienti circostanti. Proprio qui le pareti hanno rivelato un tesoro di iscrizioni, vere e proprie impronte della vita che un tempo animava questi spazi.

Tra i numerosi nomi incisi e dipinti spiccano quelli di Pudens, Vesbinus e Valerius, ciascuno lasciato con uno stile distintivo. Un saluto sembra essere stato indirizzato a un certo Silvanus, mentre rimane il mistero su un nome parziale che potrebbe appartenere a Modestus o Modesta.

Ma è l’augurio “hic et ubique” a catturare l’attenzione degli studiosi. Questa formula, raramente trovata al di fuori di Pompei, ha attraversato i secoli fino a essere immortalata da Shakespeare nell’Amleto, dove il protagonista la usa per rivolgersi allo spettro del padre.

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L’analisi di questi graffiti, condotta dalla professoressa Maria Chiara Scappaticcio dell’Università Federico II di Napoli e dal direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, offre uno sguardo intimo sulla vita degli antichi pompeiani. Le loro scoperte, pubblicate sull’E-Journal degli scavi, sottolineano il ruolo cruciale di Pompei come ponte tra il mondo antico e quello moderno.

Queste nuove rivelazioni non solo arricchiscono la nostra comprensione della vita quotidiana a Pompei, ma evidenziano anche la continuità culturale che lega l’antichità classica alla letteratura rinascimentale e oltre, dimostrando come le parole possano sopravvivere al tempo e alle catastrofi, portando con sé frammenti di umanità attraverso i secoli.

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