“Domus de Janas”, un film sul rapporto tra i Sardi e la Natura
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“Domus de Janas”, un film sul rapporto tra i Sardi e la Natura

Una narrazione corale sulle tradizioni ancestrali dell'isola e sul modo di riviverle oggi. Un lungo lavoro di ricerca antropologica alla base della pellicola

“Domus de Janas”, un film sul rapporto tra i Sardi e la Natura
Un frame del film ''Domus de Janas'', di Myriam Raccah
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23 Giugno 2024 - 20.51 Culture


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di Luisa Marini

Sta girando le sale, accompagnato dalla regista Myriam Raccah* (domani sarà a Milano), una narrazione per immagini sulle tradizioni ancestrali della Sardegna e la vita di oggi dei suoi abitanti. Il film documentario Domus de Janas porta lo spettatore in un’altra dimensione, scandita dalla natura. L’impressione è che, in quel mondo, il tempo segua un altro ritmo; che lo spazio naturale sia amato e rispettato come si amano le persone. Uomini e animali sono legati da un rapporto profondo, e l’età non conta: vecchi e giovani condividono insieme il cibo, la musica e il canto.

L’autrice ha ricercato le antiche storie e leggende tra gli abitanti di Oliena, nell’entroterra della Barbagia, a pochi chilometri da Nuoro, dove pareva che fossero  scomparse. “Eppure – dice l’autrice- più trascorrevo del tempo in compagnia dei suoi abitanti, più mi sembrava che lo spirito profondo di quelle storie aleggiasse ovunque”.

È una narrazione, la sua, in cui le immagini sono aderenti ai volti, e le “janas” del titolo (famose figure mitologiche tradizionali della Sardegna, n.d.r.) sono evocate e presenti nelle foglie degli alberi mosse dal vento.

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Il film scopre il rapporto dei personaggi con il sacro e la magia della natura. La vita di tutti è concreta, ma anche pervasa da un profondo senso di religiosità. La tradizione del fuoco di San Giovanni è narrata dalle donne anziane, depositarie del sacro.

Alcuni giovani del luogo sono mostrati nel loro quotidiano, vivono nel presente ma anche nel passato: entrano nelle profondità della nurra (la grotta chiamata Sa Oghe, la voce), quasi a voler scoprire, attraverso la leggenda del fiore del diavolo, le loro radici nella montagna. Essi sentono la tradizione esprimendola con il canto a tenore, accompagnato dalla musica dell’organetto. Una guardia forestale, che è anche pastore, difende il suo paese dagli incendi e sente nella natura il canto delle fate – le janas, appunto – che lo attirano tra le rovine delle loro “case”.

Durante il racconto, la pittrice Pina Monne realizza un grande murale su una parete del paese; un portale simbolico che mette in comunicazione il presente con il passato. I ragazzi in primo piano cantano e suonano spensierati; il pastore anziano è al di là, con le spalle al pubblico, conduce gli animali guardando la montagna che domina il paese, il Monte Corrasi. Il fumo dell’incendio mette in guardia dal pericolo, che potrebbe causare la perdita del loro paradiso in terra. Alcuni abitanti anziani del paese commentano, ora ammirati, ora critici.

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La regista Myriam Raccah, italo-belga (la mamma è originaria di Posada), ci spiega la genesi della sua opera prima, insieme a uno dei giovani attori del film, Elias Manca, musicista e fantino. Racconta come lo spunto per la sua ricerca sia stato il ricordo delle storie che ascoltava dai parenti durante le estati passate in Sardegna. Questo l’ha portata, durante la scrittura, ad adattare alcune leggende locali, mentre i personaggi del film sono basati sulle persone incontrate durante la preparazione, durata in tutto 4 anni. La sua ricerca e i sopralluoghi sono iniziati nel 2017, le riprese sono state realizzate nel 2021, in tre settimane.

Il tema centrale si incentra, dunque, sull’anima autentica della Sardegna, dove gli abitanti amano e difendono il proprio territorio e le proprie tradizioni, e le rendono vive. La musica, il ballo e il canto sono occasioni di condivisione, la serietà dei ballerini e dei cantori richiamano alla memoria la meditazione dei monaci buddisti.

“Domus de Janas” è quindi il primo lungometraggiodi Myriam. Premiato al BAFF con il doppio premio della giuria e del pubblico, ha partecipato a vari festival e ha una co-produzione italo-belga, con il sostegno del Centre du Cinéma et de l’Audiovisuel della Federazione Vallonia – Bruxelles e del Ministero della Cultura italiano, della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione Sardegna Film Commission.

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*Myriam Raccah (http://myriamraccah.tumblr.com) è una giovane documentarista. Dopo gli studi in storia dell’arte e musica (violoncello) a Bologna e Berlino, si è diplomata a Bruxelles in regia e Narrazione speculativa. Ha lavorato come regista, montatrice, sound designer e direttrice di produzione. Dal 2015 è membro dell’ARG, Animation Research Group, collettivo internazionale di ricerca artistica intorno alle pratiche dell’animazione, con il quale ha esposto a Bruxelles e Parigi.

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