Guernica, la strage nazista (con l'aiuto dei fascisti italiani) per sostenere la guerra del generale Franco
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Guernica, la strage nazista (con l'aiuto dei fascisti italiani) per sostenere la guerra del generale Franco

Il 26 aprile del 1937, gli aerei tedeschi, in sostegno alle truppe del generale Franco contro il governo repubblicano di Spagna, hanno raso al suolo con un bombardamento la cittadina basca di Guernica.

Guernica, la strage nazista (con l'aiuto dei fascisti italiani) per sostenere la guerra del generale Franco
Guernica di Pablo PIcasso
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26 Aprile 2024 - 01.31


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Il 26 aprile del 1937, gli aerei tedeschi, in sostegno alle truppe del generale Franco contro il governo repubblicano di Spagna, hanno raso al suolo con un bombardamento la cittadina basca di Guernica.

Bombe sui civili

Il bombardamento incessante è durato tre ore. Gli Heinkel 51, Junker 52, Dornier 17 e Messerschmidt 109 tedeschi, insieme ai Fiat CR32 italiani, hanno sganciato 31 tonnellate di bombe. È stato il primo attacco a una popolazione civile nella storia. Il governo basco ha contato 1.654 morti e centinaia di feriti, tra cui anziani, donne e bambini.

I fascisti di Mussolini

Solo quattro mesi prima, il 23 dicembre 1936, su decisione di Benito Mussolini, la prima formazione di 3.000 soldati italiani del corpo truppe volontarie è atterrata a Cadice in supporto ai golpisti.

Gli antifascisti italiani in Spagna

Ma dall’Italia sono arrivati anche volontari per la libertà. “Oggi in Spagna, domani in Italia” era il motto degli antifascisti italiani, ripreso dalla frase “Oggi qui, domani in Italia”, pronunciata da Carlo Rosselli a Radio Barcellona.

“Compagni, fratelli, italiani” – ha detto Rosselli – “ascoltate. Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per portarvi il saluto delle migliaia di antifascisti italiani esuli che si battono nelle file dell’armata rivoluzionaria. Una colonna italiana ha combattuto per tre mesi sul fronte di Aragona. Undici morti, venti feriti, la stima dei compagni spagnoli: ecco la testimonianza del suo sacrificio. Una seconda colonna italiana, formata in questi giorni, ha difeso eroicamente Madrid. In tutti i reparti si sono trovati volontari italiani, uomini che, avendo perduto la libertà nella propria terra, hanno cominciato a riconquistarla in Spagna, fucile alla mano. Giornalmente sono arrivati volontari italiani: dalla Francia, dal Belgio, dalla Svizzera, dalle lontane Americhe. Dovunque ci siano comunità italiane, si sono formati comitati per la Spagna proletaria. Anche dall’Italia oppressa sono partiti volontari. Nelle nostre file sono contati a decine compagni che, a prezzo di mille pericoli, hanno varcato clandestinamente la frontiera. Accanto ai veterani dell’antifascismo hanno combattuto i giovanissimi che hanno abbandonato l’università, la fabbrica e perfino la caserma.

Non credete alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipingono i rivoluzionari spagnoli come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta. La rivoluzione in Spagna è trionfante. Penetra sempre più nel profondo della vita del popolo, rinnova istituti, corregge secolari ingiustizie. Madrid non è caduta e non cadrà. Quando sembrava sul punto di soccombere, una meravigliosa riscossa popolare arginò l’invasione e iniziò la controffensiva. Il motto della milizia rivoluzionaria, che fino ad allora era ‘No pasarán’, è diventato ‘Pasaremos’, cioè non i fascisti, ma noi, i rivoluzionari, passeremo.

Dalla Spagna l’Europa guadagnerà. Arriverà innanzitutto in Italia, così vicina alla Spagna per lingua, tradizioni, clima, costumi e tiranni. Arriverà perché la storia non si ferma, il progresso continua, le dittature sono parentesi nella vita dei popoli, quasi una sferza per imporre loro, dopo un periodo d’inerzia e di abbandono, di riprendere in mano il proprio destino.

Qui si combatte, si muore, ma anche si vince per la libertà e l’emancipazione di tutti i popoli.”

L’opera di Picasso

Questa tragedia è stata immortalata nel celebre dipinto di Pablo Picasso, “Guernica”, commissionato dal governo della Repubblica socialista durante la guerra civile spagnola per essere esposto al centro del padiglione spagnolo all’Esposizione internazionale di Parigi nel 1937.

Guernica è diventata un simbolo della guerra, un’opera che rappresenta in modo crudele il lato più tragico della storia.

Dopo la chiusura dell’esposizione del 1937, l’opera (351 cm di altezza x 776 cm di larghezza) è stata esibita per oltre quarant’anni al MoMa di New York con la dicitura “prestito del popolo di Spagna” (Picasso ha donato l’opera alla Spagna con la condizione che non fosse esposta nel paese finché non fossero ripristinate libertà e democrazia).

Picasso è morto nel 1973, Franco nel ’75, e il 10 ottobre 1981 “Guernica” è tornata definitivamente a Madrid. Si racconta che l’ambasciatore tedesco Otto Abetz, visitando lo studio di Picasso e vedendo “Guernica”, abbia chiesto: “È stato lei a fare questo orrore?”. Picasso avrebbe risposto: “No, signore, è opera vostra”.

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