“Nella letteratura della classe operaia chi lavora fa sentire il proprio timbro. Bisogna lottare anche con l’immaginario, la narrazione è parte del conflitto. La proprietà della Gkn dice che noi siamo illegittimi, ci riprendiamo la narrazione e diciamo che loro sono illegittimi”. Parla così Alberto Prunetti, scrittore, autore di una trilogia ripubblicata da Feltrinelli con i romanzi “Amianto, una storia operaia”, “108 metri”, “Nel girone dei bestemmiatori”, cui ha affiancato il saggio “Non è un pranzo di gala. Inchiesta sulla letteratura working class”.
In cinquemila al “Festival di letteratura Working Class” 2024
A che proposito interpellare Prunetti su globalist.it? Lo scrittore interviene in veste di direttore di una rassegna straordinaria e unica, il “Festival di letteratura Working Class”, organizzato dalle vivaci Edizioni Alegre, dal Collettivo di fabbrica Gkn Firenze, dalla Società di mutuo soccorso Insorgiamo insieme all’Arci Firenze nel presidio davanti all’azienda nel Comune di Campi Bisenzio dove la proprietà ha interrotto la produzione da tre anni. Dal pomeriggio di venerdì 5 al pomeriggio di domenica 7 aprile gli organizzatori stimano siano venute circa cinquemila persone. Un riconoscimento pubblico altissimo per un festival letterario che chissà se qualcuno definirebbe “di nicchia” con un malcelato snobismo di classe.
Una manifestazione per tutti
Qualcuno non ci avrebbe scommesso un euro. Se la classe operaia non è andata in Paradiso, lotta per non finire all’inferno ed esiste, non è scomparsa. Grazie al crowdfunding e ai relatori stessi il festival è arrivato alla seconda edizione dopo quella del 2023, già molto frequentata quando le stime parlano di circa 3.500 presenze. Anche quest’anno moltissimi i giovani. Non si tratta di “addetti ai lavori” della letteratura. Merito non di poco conto.
Il licenziamento collettivo del luglio 2021
L’anno scorso la prima edizione si tenne nella fabbrica, il cui collettivo lotta contro la dismissione, i licenziamenti, l’abbandono deciso con una gelida mail nel mese di luglio del 2021 inviata ai 422 dipendenti, senza contare l’effetto a valanga sull’indotto. Quest’anno il palco è sul pianale di un camion: dietro spunta il cartellone di un locale erotico, davanti le sedie sotto il tendone si riempiono in fretta, più in là il banco della casa editrice Alegre, altri banchini, i bagni chimici: tutto è stato allestito davanti ai cancelli della fabbrica che si trova dirimpetto ai Gigli, uno dei più giganteschi centri commerciali d’Europa.
L’impianto elettrico sabotato
Perché fuori dall’edificio e non dentro? La ragione è un sabotaggio: qualche mano anonima ha manomesso l’impianto elettrico pochi giorni prima della manifestazione. La quale si è tenuta lo stesso. Un festival ricco di scrittori italiani ed europei. Il sabato mattina tra altri sul palco sale un poeta storico dagli anni ‘40 quale Ferruccio Brugnaro che è stato operaio del Petrolchimico di Porto Marghera e ha interpretato le sue poesie con vigore e forza. Una rassegna che ha aperto finestre sulla poesia operaia cinese e sulla letteratura proletaria statunitense degli anni ’30, sulla scrittura del lavoro e le tante precarietà nella nostra terra, che una volta di più ha coagulato tante persone in scambi di idee e crescita collettiva. Alla rassegna ha partecipato come naturale Valentina Baronti, autrice del romanzo epistolare “La fabbrica dei sogni” edito da Alegre sulla vicenda Gkn, solidale con i lavoratori in lotta.
Prunetti: “Oggi scrive di operai chi viene da lì”
Per fortuna c’era il sole, il clima era mite. Perché organizzare un festival simile, senza eguali? “In passato chi scriveva della classe operaia era solidale ma non veniva da lì, oggi è diverso – risponde Prunetti – Anche i figli di operai hanno potuto studiare all’università grazie alle lotte degli anni’70, per cui raccontiamo le nostre famiglie, i nostri nonni e i nostri genitori non potevano. Mio nonno muratore aveva fatto la quinta elementare, mio babbo il saldatore ed è arrivato alla terza media, io sono andato all’università, ho fatto il pizzaiolo, le pulizie, il giardiniere; oggi lavoro nell’industria del libro, scrivo, traduco, curo una collana sulla working class che in Italia era invisibile e non aveva un immaginario”, osserva lo scrittore e traduttore nato nella città toscana dell’acciaio, Piombino.
Simona Baldanzi: “Qui c’è l’immaginario di chi si salva con gli altri, non da solo” “
Qui non c’è un immaginario che sia il successo di chi si salva a scapito degli altri. Invece, nella tradizione di don Milani, non ci si salva da soli, non è il nostro orizzonte: vogliamo creare un nuovo immaginario appartenente alla classe operaia”, afferma a globalist.it una scrittrice di notevole sensibilità e acume quale Simona Baldanzi. Lei vive in quel Mugello dove il sacerdote di Barbiana operò tra i figli di contadini, è figlia di operai mugellani, ha scritto romanzi come “Figlia di una vestaglia blu” del 2006, “Il Mugello è una trapunta di terra” del 2014, “Se tornano le rane” del 2022. Creare un immaginario proprio è essenziale in questa lotta, sostiene Simona Baldanzi tra i banchi del presidio industriale campigiano: “Un festival così serve a prendere gli strumenti ben utilizzati dalla classe borghese, la penna, il computer, lo studio, il titolo, la soddisfazione. Il simbolo del festival è il cacciavite che si fa calamaio: non solo trasforma il nostro attrezzo in qualcosa che scrive, è un passaggio dal passato al presente, è una tradizione che si tramuta, ci dà voce”.
La scrittrice: “Gli operai della Gkn non hanno lottato solo per sé stessi ma per tutti”
La battaglia, sacrosanta, dei lavoratori della Gkn, anzi ormai ex Gkn, ha toccato nell’intimo tanti cittadini, nel territorio campigiano e fiorentino e oltre. Non è usuale. Come mai? “Intanto se muore il lavoro di tante centinaia di persone non fa notizia? Eppure dietro i licenziamenti, dietro gli esuberi, dietro quei numeri ci sono persone, famiglie, un territorio” – ribatte la scrittrice – . Questa lotta ha saputo raccontarsi ed è fondamentale. E poi gli operai della Gkn non hanno lottato solo per sé stessi ma per tutti, hanno creato tante alleanze con il territorio, sono diventati un simbolo politico nel senso di azione politica: nella più classica lezione di Gramsci e del Capitale di Marx, è una pratica collettiva che crea una rete e ti salva”.
Francesco Iorio del Collettivo Gkn: “Senza stipendi sono licenziamenti mascherati”
La battaglia perché la Gkn non muoia è tuttora in corso. “Siamo al terzo mese senza retribuzione né cassa integrazione nonostante l’azienda debba pagare per legge. Questo si aggiunge a otto mesi senza stipendio nel 2023. Si tratta di un tentativo mascherato di licenziamento: in mancanza di reddito tanti sono costretti alle dimissioni, siamo rimasti in 160”, racconta Francesco Iorio, operaio del Collettivo Gkn. Dopo lo stop improvviso alla produzione da parte del fondo Melrose l’imprenditore Borgomeo acquistò l’azienda e sembrava aprirsi una strada, una prospettiva vera. Non è andata così.
L’operaio: “Noi abbiamo preparato un piano industriale ma al governo non interessa”
L’obiettivo è dismettere? La proprietà ha presentato un piano industriale? “No, non lo ha presentato – risponde Iorio – Noi lo abbiamo preparato nella direzione della transizione ecologica e della mobilità sostenibile, ma al governo sembra non interessare molto. La Regione va nella direzione di un condominio industriale come abbiamo richiesto noi, il nostro intento è una fabbrica pubblica, socialmente integrata con il territorio, con gli operai che vivono qui, però la proprietà non è di questa idea. Non si sa perché abbia acquistato la Gkn, forse aspetta che i lavoratori si disperdano per speculare sui macchinari e l’edificio”.
Iorio: “Al festival uniamo il lavoro alla cultura working class”
La mansione di Iorio nella Gkn è montatore. Parla a globalist.it vicino al banco della casa editrice Alegre. E alla domanda sul perché accompagnare una battaglia di diritti e del lavoro alla letteratura operaia risponde con chiarezza: “La nostra idea è unire il lavoro e una cultura fatta dagli operai con libri scritti dalla working class. È l’apice di una lotta per informare su quanto accade”.
Qui trovate l’intervista del 2021 su globalist.it a Dario Salvetti del Collettivo Gkn: «“Insorgiamo” per il lavoro nostro e di tutti»: https://www.globalist.ch/economy/2021/08/10/noi-lavoratori-della-gkn-insorgiamo-per-il-nostro-posto-e-il-lavoro-di-tutti-2085563.html
Qui trovate il sito del Collettivo Gkn #insorgiamo”: https://insorgiamo.org/
Qui trovate il sito delle Edizioni Alegre: https://edizionialegre.it/