Il valore dell’attesa e la riconquista del tempo
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Il valore dell’attesa e la riconquista del tempo

Frenetici, sovraccaricati e costantemente in ritardo: ecco come noi esseri umani ci siamo ridotti. È giunto il momento di cambiare la nostra prospettiva sul tempo e capire che esso non è qualcosa da rincorrere, ma qualcosa da usufruire

Il valore dell’attesa e la riconquista del tempo
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Irene Perli Modifica articolo

23 Ottobre 2023 - 23.57 Culture


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di Irene Perli

Stavo passeggiando con le cuffie indossate quando è partita “I want it all” dei Queen e mi sono resa conto di quanto effettivamente stiamo applicando il concetto del “voglio tutto e subito” nella vita quotidiana.

È domenica e mi è presa la voglia di cucinarmi un tipo di pasta particolare: non aspetto di andare a fare la spesa settimanale, vado nell’immediato a comprarmi solo quel pacco di pasta, tanto i supermercati sono aperti sette giorni su sette. Vedo una pubblicità sui social, o in tv, e voglio quel prodotto: non vado per negozi in centro, perdendo tempo a cercare fra gli scaffali con il rischio di non trovare niente, ma apro Amazon che, il giorno successivo, mi fa arrivare a casa tutto ciò che desidero.

Avrei potuto scrivere di altri innumerevoli esempi, ma voglio concentrami sul concetto del tempo, o meglio, di come utilizziamo il nostro tempo. Per fare una ricerca su Google ci vogliono all’incirca 30 o 40 secondi. Che cosa possiamo fare noi in questo tempo? Relativamente poco, forse neanche metterci il cappotto per uscire di casa. Ecco che ci sentiamo frustrati nel non riuscire ad essere più efficienti, più veloci, più multitasking.

Il nostro tempo è limitato e per fare tutto ciò che la quotidianità ci richiede siamo costretti a trasformaci in trottole impazzite che passano da un’attività all’altra per riuscire ad arrivare in tempo a casa per cena. Immaginate un contenitore vuoto che può ospitare attività per ventiquattro ore: ogni giorno ne riempiamo almeno 8 per il lavoro e 7 (se va bene) per dormire. Più della metà se ne sono già andate solo per questo. Considerate poi che tutto il resto può solo essere fatto ad alcuni orari, che spesso coincidono con gli orari di lavoro di ognuno di noi. Benissimo, come risolviamo? Nella pausa pranzo fissiamo appuntamenti per svolgere commissioni, inviamo mail e facciamo chiamate per sistemare la nostra agenda settimanale, voliamo in macchina per riuscire ad arrivare in tempo alle poste, in banca od ovunque prima dell’orario di chiusura. Siamo poi bombardati da messaggi, chiamate e avvisi che rendono tutto ancora più caotico. Mangiamo velocemente, dormiamo poco e siamo nervosi: questo è il guadagno che abbiamo per voler essere efficienti.

Ovviamente non tutti si rispecchiano in questo tipo di quotidianità: c’è chi per lavoro fa i turni, c’è chi ha figli e c’è chi lavora di notte. In qualsiasi caso sembra che il tempo ci sfugga di mano come granelli di sabbia. Il nostro contenitore dovrebbe ospitare più tempo, dicono tutti.

No, il nostro contenitore non dovrebbe variare in grandezza: siamo noi a dover cambiare la prospettiva in cui lo vediamo. Più siamo coinvolti, più perdiamo in umanità: l’obiettivo non è essere veloci come Google, ma godere della quotidianità nel miglior modo possibile. Dobbiamo imparare e riprenderci il nostro tempo: a passeggiare osservando ciò che ci circonda, a prenderci cura di noi stessi facendo ciò che ci rilassa, ad accettare il fatto che siamo umani e che abbiamo dei limiti. Ma sono questi limiti che ci fanno apprezzare sempre di più ciò che riusciamo a fare.

Il tempo non è qualcosa da rincorrere, bensì qualcosa di cui usufruire, ma attenzione, la linea è sottile. È tutto qui, nell’attesa. Non riusciamo più a stare fermi, abbiamo sempre qualcosa che abita la nostra testa e le nostre mani.

Ogni giorno mi prendo dieci minuti senza fare nulla: per adesso posso dire che sono i dieci minuti impiegati in modo migliore. Non è poi vero ciò che disse Charles Darwin? Un uomo che osa sprecare un’ora del suo tempo non ha scoperto il valore della vita.

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