Paolo Dall’Oglio, perché una mano da sola non applaude
Top

Paolo Dall’Oglio, perché una mano da sola non applaude

Pubblichiamo di seguito ampi estratti della prefazione di padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, al volume “Una mano da sola non applaude. La storia di Paolo Dall’Oglio, letta nell’oggi” scritto da Riccardo Cristiano

Paolo Dall’Oglio, perché una mano da sola non applaude
Paolo Dall'Oglio
Preroll

globalist Modifica articolo

11 Giugno 2023 - 17.13


ATF

Pubblichiamo di seguito ampi estratti della prefazione di padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, al volume “Una mano da sola non applaude. La storia di Paolo Dall’Oglio, letta nell’oggi” scritto da Riccardo Cristiano e che uscirà martedì 13  giugno in libreria per i tipi di Àncora. Il volume sarà presentato a Roma, pochi giorni prima del decimo anniversario del sequestro del gesuita romano in Siria da parte dell’Isis,  il 24 luglio presso la Biblioteca Europea 

Leggendo questo volume di Riccardo Cristiano emerge chiaramente l’intenzione di affermare un nesso, un rapporto, tra la Chiesa in uscita, l’ospedale da campo di papa Francesco e l’esperienza di vita e di fede del gesuita Paolo Dall’Oglio. La sua vita è stata l’incarnazione di quello che papa Francesco nella sua intervista a La Civiltà Cattolica del 2013 aveva definito il «pensiero incompleto» tipico del gesuita. «Il gesuita – proseguiva il Papa – pensa sempre, in continuazione, guardando l’orizzonte verso il quale deve andare, avendo Cristo al centro. Questa è la sua vera forza». In effetti il suo «decentramento» lo tiene in ricerca, lo rende creativo, generoso. Dunque, i gesuiti sono chiamati a essere uomini di «dialogo», di «frontiera», non cedendo alla «tentazione di addomesticare le frontiere», ma vivendo «in frontiera». Sembra di leggere in filigrana il ritratto di Paolo Dall’Oglio. 

Leggi anche:  Padre Dall’Oglio: sulla Rai un docufilm sul 'monsignor Romero' di Siria

È proprio questo ritratto che restituisce il suo pieno valore al sequestro di padre Paolo il 29 luglio 2013. […] 

Padre Paolo Dall’Oglio, dunque, emerge come un gesuita che si è fatto avamposto della riconciliazione tra i figli di Abramo e anche tra loro e i «post-credenti», come lui stesso li definiva, lungo il cammino di Abramo, su quei sentieri di un Levante che, se non fosse plurale, cesserebbe di essere quel che è stato per secoli e di ispirare alla pluralità e all’incontro tutto il bacino del Mediterraneo, che il cammino di Abramo definisce geograficamente. Per l’autore padre Paolo è un cattolico conciliare, un cristiano d’Occidente che va a «farsi arabo» per rafforzare in quelle terre un metodo necessario per tutti, e probabilmente dell’urgenza di questo «metodo» si trova conferma e traccia nel senso del recente viaggio in Bahrein (novembre 2022) di papa Francesco. 

L’opera nel Levante di padre Paolo, la rilevanza del suo contributo al dialogo islamo-cristiano, viene qui spesso collegata allo spirito e al contenuto epocale del Documento sulla fratellanza umana (4 febbraio 2019) firmato ad Abu Dhabi da papa Francesco e dall’imam di al-Azhar, lo sceicco Ahmad al-Tayyib. Indubbiamente la proposta della pari cittadinanza, che padre Paolo invocava per i siriani, rilancia la natura plurale di un Levante che negli arroccamenti identitari perde la sua dimensione multicromatica. È interessante la conseguente proposta di recuperare e approfondire l’attualissima teoria di padre Dall’Oglio del «pantano». Dicendosi refrattario a usare il termine «terroristi», padre Paolo scriveva che «l’essenziale è innanzitutto prosciugare il pantano della clandestinità criminale: lì sta il pericolo, perché essa funziona grazie a una sorta di sofisma depravato e di inconfessabili solidarietà […] Difatti sono state rilevate infiltrazioni e complicità che vanno dalle mafie della tratta e dell’immigrazione clandestina alle organizzazioni terroristiche d’ispirazione marxista, fino ai sotterranei dei vari servizi di sicurezza nazionali. È questo quello che io chiamo il pantano, l’oscura cloaca dove tanti complotti sono possibili e troppo spesso diventano reali». 

Leggi anche:  Padre Dall’Oglio: sulla Rai un docufilm sul 'monsignor Romero' di Siria

Il tempo ci ha dimostrato che siamo in ritardo nel superamento di quegli schematismi «buoni/cattivi» che impediscono di vedere il pantano di cui ci parlava un decennio fa padre Dall’Oglio. E questo non può che portare a capire diversamente la duplicità, che non è doppiezza, che l’autore di questo libro ritrova nel suo parlare di collera ma anche di luce, di essere credente in Gesù ma anche innamorato dell’islam, nel suo essere mistico ma con l’urgenza dell’impegno sociale. La Chiesa di padre Dall’Oglio è quindi una Chiesa in cammino sui sentieri del Levante, in quel crocevia dove l’ha posta dal suo inizio Gesù e dove la testimonianza e la vita di padre Paolo hanno portato il messaggio di Charles de Foucauld e Christian de Chergé, alla luce del pensiero del suo maestro, Louis Massignon. Un’opera, quella di padre Paolo, che appare non solo attualissima, ma ancor più cruciale per il nostro domani.  […] 

Native

Articoli correlati