“Durante la guerra, straniero in terra straniera sul fronte greco-albanese, respiravo aria di casa aprendo una mia valigetta. Dentro, incollata, non c’era una cartolina col Cupolone, ma la foto del quartetto di Benny Goodman con Teddy Wilson al piano, Goodman al clarinetto, Gene Kupra alla batteria e Lionel Hampton al vibrafono… Mi dicevo sei di quelli lì, resisti. E la buriana passò”.
Queste parole sono segnate su uno dei primi cartelli della mostra “Armando Trovajoli, Una leggenda in musica”, allestita nel Museo di Roma e dedicata all’indimenticato artista romano, aperta sino al 14 maggio 2023. Le frasi rendono il viscerale amore di Trovajoli per la musica, in particolare per il jazz, che in quei terribili anni di guerra doveva davvero costituire una risposta di vita alla morte, e sono accompagnate da una foto suggestiva che ritrae il giovane futuro Maestro insieme a dei commilitoni della Divisione “Julia”, seduti imbracciando strumenti musicali invece che fucili, su un prato, in un raro momento di tranquillità durante le operazioni belliche. La Julia fu un’unità particolarmente sfortunata, impegnata nelle campagne di Grecia e di Russia, dove perse quasi tutti i suoi effettivi nella tragica ritirata del gennaio del 1943. “Tra servizio militare e guerra Armando ha passato cinque anni della sua vita. Figlio unico di padre invalido, pianista, con un fisico esile, lo mandarono nella Julia. Lo spedirono in quella Brigata perché era antifascista”, ricorda la signora Mariapaola, la moglie del musicista che con tenacia ed amore ha organizzato, coadiuvata da Alessandro e Federica Nicosia, questa splendida mostra allestita nel cuore di Trastevere, degno scenario per un artista che con la sua opera ha illuminato la città che gli diede i natali.
Dopo una Timeline e una sezione dedicata agli “inizi”, il percorso è organizzato per temi: il jazz, la radio, il pianoforte, il cinema, la commedia musicale, la televisione, le passioni, il Maestro e Roma. Il materiale, proveniente dal prezioso archivio privato custodito da Mariapaola Trovajoli, è costituito da fotografie, originali di lettere, documenti, copioni, partiture, manifesti di concerti, dischi, libri, gustosissimi bozzetti, gigantografie di spartiti, immagini di repertorio proiettate da schermi, oggetti come il violino regalato dal padre violinista all’adolescente Armando, che prima di accendere il suo lungo rapporto d’amore con la tastiera d’un pianoforte pizzicava dunque le sue corde. Materiale che la signora Mariapaola ha spesso dovuto difendere dallo stesso marito, che nella sua ammirevole umiltà tendeva a non conservare le proprie cose, come ella ricorda: “Quando gli impedivo di buttare le sue partiture originali, mi diceva, ‘Ma cosa vuoi conservare, sono carta straccia, mica sono Mozart’. Ero costretta ad apporci il mio nome per non fargliele cestinare”.
Si tratta insomma di una mostra “parlante”, che avviluppa il visitatore con riverberi emotivi provenienti da lontano. Innumerevoli gli attori, i musicisti, i registi, gli artisti dello spettacolo e le figure storiche che fanno capolino dalle sale, poiché Armando Trovajoli ha davvero attraversato da protagonista questo Paese. C’è da ringraziare la signora Mariapaola per aver messo a disposizione di chi voglia prenderne visione questi inestimabili ricordi, patrimonio certo privato, ma in una certa misura anche di noi tutti. Poiché il Maestro con la sua arte, la grande umanità che chi lo ha conosciuto testimonia, è parte di una memoria e di una storia collettiva. In tempi di endemico oblio come i nostri, la possibilità e la capacità di ricordare e tramandare è come un’ancora di salvezza nel mare dell’indifferenza e dell’ignoranza in cui rischiamo di annegare, e un evento come questo si rivela non poco prezioso.