Daniela Bertulu, un’autrice di racconti dallo stile ribelle e futuristico
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Daniela Bertulu, un’autrice di racconti dallo stile ribelle e futuristico

L’autrice romana Daniela Bertulu si può definire un'artista eclettica. Il suo ultimo lavoro, La ribelle, è un racconto futuristico e lungimirante, raccolto nell’antologia Arripizzari – tessitrici di storie, edito da Le Commari.

Daniela Bertulu, un’autrice di racconti dallo stile ribelle e futuristico
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31 Marzo 2023 - 14.39 Culture


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di Orsola Severini

Oltre che di scrittura, Daniela Bertulu si occupa di fotografia. Cosmopolita per formazione e attitudine, Daniela ha vissuto in Australia e in molti altre terre lontane, lo ha fatto per anni, con esperienze interessanti ed uniche, in un villaggio hippy, in un kibbutz israeliano, e nei pressi di Damasco’s Gate, Gerusalemme, Palestina, ha raccolto molto materiale, anche per il suo lavoro di scrittura.

I suoi libri riguardano profondamente il mondo femminile o di relazione, con tematiche che spaziano dalla solitudine alla violenza, al rapporto con la libertà e il sogno di una vita diversa. Il mondo che circonda l’autrice è stato la grande fonte da cui raccogliere particolari meticolosamente riuniti in un microcosmo immaginario e introspettivo di quella donna spesso centrale, un percorso creativo biografico ed a volte anche autobiografico. Oltre ciò non si deve tralasciare l’importanza di tematiche di carattere ambientale, che emergono e si fondono con problemi quotidiani e notizie di attualità.

Abbiamo incontrato l’autrice.

Nel suo racconto La Ribelle” dipinge un futuro disumanizzato dove il contatto fisico è ridotto al minimo, cosa ha ispirato questa ambientazione? Si tratta di una metafora di qualcosa che ha colto nel nostro presente?

Ho scritto e subito pubblicato questo racconto nel 2012, è stato edito già tre volte, ritengo perché la sua attualità e “preveggenza” è sorprendente. A tal proposito ho, in un periodo non “sospetto”  descritto lo smart working e altre modalità contemporanee.

Se pensiamo al contatto fisico, ad esempio, è esattamente ciò che si è verificato durante i vari lockdown, così come in tutto il periodo della pandemia, con le restrizioni che conosciamo bene e che abbiamo, nostro malgrado, subìto. Per quel che riguarda la metafora, c’è una sorta di ironia nel credere che gli esseri umani non siano più umani, ma diabolicamente esseri per metà (in apparenza) uomini per metà “bestie”, nello specifico esseri dal sangue freddo, freddi come macchine (computer) ma “bestiali” nella loro disumanità e disumanizzazione. Il presente, se osserviamo bene, si sta avvicinando a questa assurda realtà, sebbene il mio sia un racconto fantascientifico.

Il suo racconto ricorda le ambientazioni di  1984 di George Orwell, questo autore è una fonte di ispirazione per lei? In generale quali sono state le sue influenze letterarie?

Parto dalla seconda domanda, la mia preparazione letteraria inizia al liceo e si sviluppa fino ad oggi con scelte di letture assolutamente personali e varie. Posso dire di essere una lettrice seriale di thriller letterari prevalentemente provenienti dagli Stati Uniti, da Stephen King (ormai considerato genere letterario, in particolare mi riferisco a racconti come L’ultimo piolo o I figli del grano) fino al mio maestro ed amico George Saunders che descrive una società post-consumista distopica e deviata, con paradossi persino esilaranti.

Da ragazza, come tutti noi figli degli anni 70/80 mi sono appassionata alla letteratura inglese, francese e sudamericana. Sono stata certamente una ragazzina sui generis che preferiva leggere l’Ulisse o Gente di Dublino di J. Joyce, Viaggio al Termine della notte di Celine, oppure Cent’anni di solitudine di G. Marquez piuttosto che trascorrere le serate in discoteca.

Venendo a G. Orwell senza dubbio la Fattoria degli animali, oppure 1984 non può non essere di una qualche ispirazione per un’autrice come me! Sebbene alcuni dei miei racconti si avvicinino più ad una modalità “pasoliniana” di scrittura, sia per i contenuti di denuncia sia per il gusto nel coglierne l’attualità.  

La protagonista del racconto insorge contro questo mondo freddo e asettico. Le donne devono essere ribelli oggi? Si considera un’autrice femminista? Qual è la sua riflessione sulla condizione delle donne nell’attuale contesto sociopolitico?

Ho scelto una protagonista donna perché le donne sanno cogliere con spiccata sensibilità, il sesto senso, e l’attenta intelligenza quel che accade o che sta per accadere in questo mondo in difficoltà, in questa società criptica e antisociale. Ritengo le donne siano “ribelli” per antonomasia perché hanno subìto tanta oppressione nei secoli, quindi, sono capaci di ribellarsi da sempre. Non devono essere ribelli, semplicemente lo sono.

Definirsi femminista oggi forse sarebbe un po’ fuori dai tempi. Volentieri tornerei nel periodo storico in cui le femministe potevano esprimere la loro ribellione e pretendere sacrosanta giustizia. Ma per nostra sfortuna siamo nel 2023.

Per descrivere la condizione delle donne oggi desidererei porre la massima attenzione sulla condizione delle donne iraniane per ricordarci cosa accade nel nostro pianeta e quanto lavoro c’è ancora da fare. In Italia certamente la situazione è cambiata da decenni, ma la vorrei descrivere con il titolo di un film anni Novanta che ho amato: “Ore dieci, calma piatta”.

Come definirebbe la sua scrittura? Quali sono le storie che le interessa raccontare?

Definirei la mia scrittura di genere, amo i racconti, un genere spesso bistrattato in Italia assolutamente di grande impatto emotivo. I miei racconti sono spesso visivi, visionari e con un occhio attento ad argomenti che da sempre mi stanno a cuore: la realtà femminile oggi, la realtà di coppia, le relazioni umane, l’ambientalismo e l’animalismo. Sono stata una delle prime ad affrontare il tema del femminicidio in chiave letteraria nel 2010 con Caduta libera: dodici donne uccise a Roma, una donna al mese per dodici mesi, ogni racconto, ogni mese ha il nome di una donna uccisa da un uomo, tutto si svolge nell’arco di un anno. Devo dire un lavoro sperimentale ma apprezzato dai lettori, il libro è stato in libreria per dieci anni.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Il mio prossimo lavoro sarà un progetto sulle donne e sugli uomini in  situazioni dove la mancanza della libertà è al centro delle loro vite. Mi domando perché? Quando in realtà l’universo ci trasmette ogni giorno la bellezza della vita, siamo nati ricchi di poesia e liberi ma questo sembra l’attuale società l’abbia dimenticato.

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