'Quando': un film di speranza senza guardare al passato con rimpianto
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'Quando': un film di speranza senza guardare al passato con rimpianto

Tratto dal romanzo di Veltroni, il film racconta la storia di Giovanni, i(Neri Marcoré) che durante i funerali di Berlinguer finisce in coma dopo un colpo in testa. Si risveglierà dopo 31 anni e per lui sarà come rinascere una seconda volta, in un mondo

'Quando': un film di speranza senza guardare al passato con rimpianto
Neri Marcorè in una scena di Quando
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Maria Calabretta Modifica articolo

29 Marzo 2023 - 22.02


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Esce domani nelle sale cinematografiche Quando, il nuovo film di Walter Veltroni, una distribuzione Lumière & Co. e Vision Distribution in collaborazione con Sky, sceneggiato dallo stesso regista, insieme a Doriana Leondeff e Simone Lenzi.

Tratto dal romanzo scritto da Veltroni nel 2017, il film racconta la storia di Giovanni, interpretato da Neri Marcoré, un giovane di diciotto anni, militante del Pci, che durante i funerali di Berlinguer finisce in coma colpito in testa dall’asta di uno striscione. Si risveglierà dopo 31 anni e per lui sarà come rinascere una seconda volta, in un mondo che è notevolmente cambiato.

Giovanni dovrà recuperare tutto quello che ha perso, affrontando una ricucitura con la sua vita precedente. In questo risveglio è accompagnato da una suora, Giulia, interpretata da Valeria Solarino, con la quale riuscirà a stabilire un rapporto sincero di affetto. Con l’aiuto di Giulia, Giovanni dovrà imparare ad accettare il lutto della perdita di legami importanti.

Il ricordo dell’amore per Flavia, interpretata da Ovidia Corsini, il vuoto che ha inghiottito la sua vita sentimentale e anche la sua vita pubblica, piena di ideali e speranze, infittiscono il grande tema della memoria. Quando al risveglio Giovanni cercherà di recuperare tutti i frammenti di vita perduti, come in una moviola velocissima dal buco nero vedrà risalire scenari politici e sociali nuovi, la fine del comunismo, la caduta del muro di Berlino, le sentenze dei tribunali su Craxi, Berlusconi diventato Presidente del Consiglio, il terrorismo internazionale e il crollo delle Torri gemelle, ma anche le nuove scoperte tecnologiche.

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Il mondo è cambiato per tanti aspetti in meglio, per altri in peggio. Giovanni scopre che per aprire il finestrino della macchina non serve più una manovella, ma un semplice pulsante. Con un clic su un apparecchio sconosciuto, un computer, e con l’aiuto del giovane Leo, interpretato da Fabrizio Ciavoni, un ragazzo affetto da mutismo selettivo, Giovanni riesce a sintetizzare, come in un bignami, i fatti più importanti accaduti in questo lunghissimo arco di tempo.

 Scorrono immagini drammatiche, anche quelle della strage di Capaci, memorie di un tempo lontano che il regista sembra voler fissare, perché abbiamo il dovere di non dimenticare. Tanti gli spunti che nascono dalla visione del film. Il tema del risveglio di Giovanni è in fondo il tema della rinascita, della rivelazione e anche dello stupore.

Quanto manca alle nostre vite la meraviglia dello stupore che è un motore potente e che solo i bambini riescono ad avere? Il tema dell’incomunicabilità e del silenzio. In un passaggio molto bello del film, Valeria Solarino spiega che la sua scelta di farsi suora è stato dettato dal bisogno di essere ascoltata. Leo non parla, comunica con la natura, ma con Giovanni trova un canale di comunicazione importante, fatto di comprensione e partecipazione. E poi c’è il silenzio non deciso, forzato dalla malattia, un silenzio rumoroso, commovente, quello della madre di Giovanni, con l’interpretazione intensa di Anita Zagaria in una scena tra le più belle del film, che ricorda i primi passi incerti di un bimbo con le braccia aperte verso la mamma.

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Quell’abbraccio di sostegno tanto desiderato da Giovanni non può arrivare. I ruoli si sono invertiti e la madre diventa la parte fragile, da proteggere, da custodire con cura, come la memoria persa conservata nello zaino che la donna anziana tiene tra le braccia.

C’è il tema del silenzio calcolato, che può nascondere verità scomode, quelle verità che Francesca, la bravissima Dharma Mangia Woods, sbatte in faccia ai genitori, contro le ipocrisie che possono fare male più di una scomoda verità. Efficace anche Gian Marco Tognazzi nel ruolo di Tommaso, storico amico di Giovanni. C’è inoltre il tema politico, caro a Veltroni, per tanti anni alla guida della sinistra italiana, che invita a guardare al futuro con fiducia e, dunque, Quando è un film di speranza, che non guarda al passato con rimpianto.

L’unico momento di nostalgia personale si vede nella scena in cui Giovanni torna in quella che era stata la sezione del Pci. Un significato particolare assume la frase: le ideologie erano sbagliate, gli ideali no. Il regista ha nostalgia per quel vento di passione che animava gli animi e il pensiero, per l’energia che c’era in quella comunità di persone che credevano in progetti comuni e che stavano bene insieme. Neri Marcorè è riuscito a fare un lavoro difficile nel ruolo di bambino cinquantenne e da bravissimo attore quale è ha superato la prova con voti eccellenti.

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Giusta anche la scelta di Valeria Solarino, particolarmente convincente nella doppia dimensione di suora e donna tormentata. Il film intreccia parti commoventi e parti esilaranti, come la scena del ristorante in cui un cameriere, interpretato da Stefano Fresi, presenta a Giovanni un menù improponibile e incomprensibile.

Il segno del cambiamento trova riscontro anche nella ricercatezza delle ricette gourmet dei ristoranti stellati, a cui il protagonista preferisce una semplice e gustosa amatriciana. Dunque è un film che si muove su più registri e a tratti ha la leggerezza di una fiaba che invita a guardare la vita con speranza, con la voglia di trovare la strada per andare più lontano e fare un buon viaggio, come dice la colonna sonora di Cesare Cremonini.  

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