Un governo reazionario che parla di merito ma è largamente composto da personaggi che di merito ne hanno ben poco e si sta avvalendo di collaboratori che di merito ne hanno ancora meno se non essere fedeli ai capi e rilanciare la loro propaganda.
Quella sul bonus cultura «era stata una svolta. All’inizio il bonus era una misura sperimentale. Ogni anno si presentava il problema di rifinanziarlo».
Lo ricorda Dario Franceschini, ex ministro per i Beni culturali dem: «Ed era un problema – sottolinea Franceschini – perché era un successo». «Ogni anno il finanziamento iniziale era sottostimato perché si pensava che non lo chiedessero tutti i diciottenni, invece ogni anno eravamo costretti a rifinanziarlo», dice il senatore del Pd.
Il bonus «Era diventato un modello – ricorda – il presidente Macron ci chiese di mandargli il dossier e nel 2021 la Francia ha introdotto questa misura nel suo Paese. Lo stesso ha fatto poi la Spagna e altri Paesi europei. Ora ci sta pensando anche la Germania. Visto il successo di questa misura, come ministro ho condotto battaglie nel Consiglio europeo per ottenere una card europea».
Per Franceschini «il paradosso è che ora che finalmente i fondi c’erano il nuovo governo li ha utilizzati per finanziare altro». «Sarebbe bastato modificare le norme di attuazione o anche il nome se avessero voluto dare una nuova identità alla misura -spiega – . Invece hanno speso i fondi per altro e ora non hanno nulla per finanziare la nuova carta. Resterà un annuncio. Xe pèso el tacòn del buso, dicono in Veneto. È peggio la pezza del buco».
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