Le Giornate Europee dell’Archeologia: non dimenticate l’Archeodromo
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Le Giornate Europee dell’Archeologia: non dimenticate l’Archeodromo

Nicola Berti, assessore alla cultura del Comune di Poggibonsi, ci parla del lungo e importante progetto di archeologia pubblica ed esperienziale all’interno della Fortezza di Poggio Imperiale

Le Giornate Europee dell’Archeologia: non dimenticate l’Archeodromo
Gli scavi archeologici e le capanne del villaggio carolingio dell’Archeodromo
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12 Giugno 2022 - 17.02 Culture


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di Marcello Cecconi

Quella che verrà sarà la settimana con “Le Giornate Europee dell’Archeologia”, organizzate in Italia dal Ministero della Cultura – Direzione Generale Musei. Il 17, 18 e 19 giugno 2022 gli appassionati di storia o semplici curiosi, in famiglia o con la classe, tutti potranno andare a scoprire la ricerca e il patrimonio archeologico. Sul sito del Ministero troverete i luoghi di alcune regioni italiane dove questo avverrà. Qualcuno anche in Toscana, ma noi vogliamo darvi alcuni consigli di visita in più: l’Archeodromo. Fa parte del Parco Archeologico di Poggibonsi all’interno della Fortezza di Poggio Imperiale ed è il primo museo open air in Italia che ripropone le forme del vivere per i secoli dell’alto medioevo.

Ha avuto uno sviluppo importante in questi ultimi anni grazie alla sinergia fra Amministrazione Comunale e gli archeologi dell’Università di Siena diretti da Marco Valenti. Per fare il punto sul progetto abbiamo ascoltato l’Assessore alla Cultura del Comune di Poggibonsi, Nicola Berti.

Il progetto a lungo termine Fortezza di Poggio Imperiale di Poggibonsi è iniziato ormai venti anni fa in sinergia fra Amministrazione Comunale e Università di Siena.  Dagli archeologi Riccardo Francovich a Marco Valenti, dagli assessori alla cultura Dario Ceccherini fino a Nicola Berti. Giusto?

Per la verità il progetto è stato partorito molto prima, addirittura con la Giunta Gentilini negli anni Ottanta, quando si iniziò a pensare a quel luogo e al suo riutilizzo pubblico. Un percorso, dunque, che si snoda negli anni e che ha avuto nella Giunta Bussagli, quella di cui faccio parte, uno sviluppo importante con la realizzazione della prima parte del progetto di archeologia pubblica e di studio in sinergia fra Comune e Università di Siena.

Il progetto a che punto è?

Abbiamo portato a termine una parte della costruzione del villaggio carolingio per il quale, proprio in questi giorni, la Regione Toscana ha avuto un riconoscimento importante considerandolo degno del vaglio di Bruxelles e, se tutto andrà come pensiamo, già dal prossimo anno avremo i finanziamenti europei per la sua realizzazione completa. Sì, è stato un percorso bello ma non semplice perché i comuni non vivono nell’oro, lo sappiamo, ma per le strutture già realizzate abbiamo ricercato risorse altrove. Ora manca l’ultimo step che prevede altre realizzazioni e la palificazione che chiuderà il villaggio e lo renderà struttura definitiva. Il finanziamento riguarderà non solo l’Archeodromo ma anche la messa in sicurezza della vicina Fonte delle Fate e la ristrutturazione dell’accesso alla Fortezza attraverso un percorso da Via Sangallo.

L’Archeodromo ha vinto il primo premio nazionale Art Bonus nel 2017. Che significato ha avuto?

Sì, quello fu un riconoscimento pubblico importante al nostro progetto, votato in massa dalla cittadinanza ma non solo, perché essendo un premio nazionale ciò non poteva essere sufficiente per arrivare primi. Ci inorgoglì in quanto superammo competitors importanti come, per esempio, il progetto per l’Arena di Verona. Essere primi di fronte a mostri sacri istituzionali è stato un momento davvero significativo e gratificante per il lavoro svolto.

Poggibonsi è meno abituata dei comuni confinanti, tutti con centri medievali vissuti quotidianamente, al rapporto diretto con la storia antica. Quanto è servito il progetto ad avvicinare i poggibonsesi?

I poggibonsesi l’avevano già fatto capire quanto forte fosse la voglia di un orgoglio identitario andando alla ricerca delle radici storiche. L’avevano fatto votando in massa per il Premio Art Bonus, ma i dati sulle presenze sono ancora più interessanti.

Quindi avrà un ruolo di attrazione anche per il turismo regionale e nazionale. Ci sono dati che ce lo dicono?

Lo avrà ma già lo ha avuto. Se analizziamo i dati del turismo in quei pochi anni che vanno dall’apertura dell’Archeodromo all’arrivo del Covid, vediamo che si sono immediatamente impennati. In più sono testimone come, dalla recente riapertura primaverile dell’attività, non manca giorno che non ci sia una gita scolastica in visita. Da tutta la Toscana e non solo.

È previsto anche il coinvolgimento di investitori privati per arricchire l’offerta di “consumo” del luogo oppure si preferisce tenerlo al “riparo” delle istituzioni pubbliche?

C’è la volontà di considerarlo un patrimonio pubblico e quindi a disposizione di tutti i cittadini. Del resto il profilo pubblico che gli stiamo assegnando non ha trovato il definitivo compimento proprio perché il progetto non è arrivato a termine e non l’abbiamo, come si dice, “messo a profitto”. Ciò non vuol dire che non ci sia una pianificazione su quello che avverrà come la bigliettazione o le attività che si svolgeranno. Comunque non c’è, almeno per adesso, il pensiero di aprire questo progetto al privato anche perché si parte con l’idea di archeologia pubblica, una branca dell’archeologia esperienziale, che prevede un forte ruolo sinergico fra istituzioni pubbliche.

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