Roma celebra indegnamente Pier Paolo Pasolini chiuso in uno sgabuzzino
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Roma celebra indegnamente Pier Paolo Pasolini chiuso in uno sgabuzzino

Nel quartiere di Donna Olimpia, dove lo scrittore andò ad abitare, vive ancora Silvio Parrello, 'er pecetto' uno dei ragazzi di vita raccontati nel famoso libro. Parrello ha una sorte di museo pasoliniano in 6 metri quadri: il comune potrà fare qualcosa?

Roma celebra indegnamente Pier Paolo Pasolini chiuso in uno sgabuzzino
Pier Paolo Pasolini
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David Grieco Modifica articolo

5 Marzo 2022 - 13.43


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Silvio Parrello, detto Er Pecetto, amico di Pasolini fin da ragazzino, è costretto ad accogliere in 6 metri quadri giornalisti, professori e studenti provenienti da ogni parte del mondo.


Come è noto e oggi ampiamente divulgato, Pier Paolo Pasolini è nato 100 anni fa a Bologna. Come è altrettanto noto, Pasolini 72 anni fa è diventato romano approdando alla borgata di Donna Olimpia alle pendici di Monteverde dove ha vissuto umile tra gli umili e dove ha concepito il suo primo romanzo “Ragazzi di vita”.

Uno dei protagonisti di quel romanzo si chiamava Er Pecetto, e oggi Er pecetto (al secolo Silvio Parrello) si trova ancora lì in Via Ozanam 134, a guardia dell’unico, vero museo pasoliniano che esista a Roma.

Silvio Parrello è nato con la camicia. Una camicia rammendata e impecettata. Del resto, lui di nome fa Pecetto perché ai suoi tempi a Roma i nomi non esistevano, c’erano soltanto i soprannomi. Il suo soprannome è stato tramandato esattamente come i nomi veri. Suo padre faceva il calzolaio e lo chiamavano Er Pecione. E a lui, il figlio, il destino popolare volle battezzarlo Er Pecetto.

Er Pecetto nasce nel 1943 nella borgata di Donna Olimpia, dove sette anni dopo approderà Pier Paolo Pasolini in fuga dal Friuli insieme a sua mamma Susanna. La Roma delle borgate degli Anni Cinquanta era un’autentica giungla, invasa dai morti di fame di tutto il meridione che cercavano di affrancarsi dalla miseria della guerra. In quel mondo, Pier Paolo Pasolini era una bestia a dir poco rara.

Veniva dal Nord, stranamente aveva studiato, e la fame se l’era venuta a cercare. Scappava dalla sua omosessualità infangata e strombazzata da preti e giornali friulani. Cercava disperatamente l’anonimato nella Città Eterna che invece, scherzi della vita, gli avrebbe poi dato fama mondiale.

Silvio Parrello e altri ragazzini come lui osservavano Pasolini scrivere su un quaderno seduto ai margini della strada sterrata per poi invitarsi a giocare a pallone con loro, o ad accodarsi alle gite sul Tevere quando nel fiume ci si poteva ancora azzardare a farsi il bagno, o addirittura a prendere la folle iniziativa di sollevare di peso una mucca perché dove sta scritto che l’omosessualità debba essere necessariamente un sesso debole.

Giorno dopo giorno, Pier Paolo Pasolini diventò un tutt’uno con questi ragazzi e ragazzini, e pazienza se era frocio, perché con il pallone ci sapeva fare e con le parole pure.

Quando “Ragazzi di vita” uscì ed ebbe successo, fece parecchio rumore in borgata. I ragazzi di Donna Olimpia se la presero subito a male. “Ma come se permette ‘sto frocio de chiamacce ragazzi de vita, che sarebbe come a dì marchettari?…”. Poi la buriana si calmò, anche grazie al Pecetto, che insieme ad altri si spese per spiegare che nel romanzo non c’era niente di offensivo, che Pasolini voleva soltanto denunciare il degrado in cui a quei tempi erano costretti a vivere tutti gli abitanti della borgata.

Dopo tutti questi anni, Silvio Parrello vive angelicamente in quel degrado, tenendo in vita il suo angusto museo pasoliniano in Via Ozanam 134, sei scarsi metri quadri dove Er Pecetto scrive, dipinge e accoglie studenti, professori e giornalisti provenienti da ogni parte del mondo per vedere tutto ciò che ha collezionato e per parlare con lui di Pier Paolo Pasolini. E quando gli chiedono come faccia a conoscere tante cose, non soltanto a proposito di Pier Paolo Pasolini, Silvio Parrello risponde immancabilmente in questo modo: “Voi avete studiato e avete preso la laurea, giusto? Io invece no. Io rispetto a voi so’ andato avanti. E dopo la laurea ho preso la licenza elementare”.

In questo anno di celebrazioni pasoliniane, questo ragazzino di 70 anni fa che ha conosciuto Pier Paolo Pasolini come nessuno ancora in vita, ne conserva e ne diffonde la memoria, viene visitato come mai prima d’ora da gente proveniente da tutto il mondo. Chissà che al Comune di Roma e alla XII Circoscrizione qualcuno non finisca per accorgersene e per offrire una sistemazione più degna a questo incredibile vecchio ragazzino e al suo inestimabile patrimonio. Sarebbe ora. O no?

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