Il problema non è il 'razzista' Fausto Leali, ma chi lo ha messo in televisione (e chi lo guarda)
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Il problema non è il 'razzista' Fausto Leali, ma chi lo ha messo in televisione (e chi lo guarda)

È fin troppo ovvio che ci sia un'orchestra e che a dirigerla sia proprio il GF, cui non interessa più quel che accade dentro la casa quanto quello che succede fuori.

Fausto Leali
Fausto Leali
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

20 Settembre 2020 - 09.55


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Ci risiamo: a fare la parte dello stronzo, del capro espiatorio, del politicamente ributtante questa volta è Fausto Leali. Da copione, la direzione del Grande Fratello gli ha probabilmente detto che deve dire una scemenza razzista o fascista a episodio. Seguirà indignazione, seguirà un vertiginoso aumento dello share, la scalata dell’hashtag in trend topic, le visualizzazioni di video, i commenti dei giornali – come questo, d’altronde – sul fascismo in televisione, le campagne per cacciare fuori Leali dalla casa. È fin troppo ovvio che ci sia un’orchestra e che a dirigerla sia proprio il GF, cui non interessa più quel che accade dentro la casa quanto quello che succede fuori. I vip chiusi e strapagati seguono il copione con vari livelli di improvvisazione, ma il canovaccio è stabilito a priori. E se Patrizia De Blanck è già diventata la nuova idola del web, con le gif e con i meme già che la riguardano confezionati a tempo di record, Fausto Leali ha ottenuto un nuovo ruolo, forse l’ultimo della sua carriera: il fascista. 
“Nero è il colore, neg*o è la razza” ha detto Leali nel circolo degli inquilini riuniti: la scena era diretta talmente male che è davvero sorprendente come possa scatenare delle reazioni: le battute sono rimpallate stancamente da un personaggio all’altro: Leali dice la sua, segue Enock Barwuah (fratello di Mario Balotelli) che lo contesta, segue Patrizia De Blanck, distesa sul divano in posa da matrona romana, che fa la parte della voce della verità: “Io ho capito che vuoi dire, ma adesso ti appendono come Mussolini, sono ca**i tuoi”. Meta -televisione pura: nella casa lo sanno quel che sta accadendo fuori, lo sanno che gli antifascisti davanti al televisiore stanno già twittando convulsamente. Sanno tutto, e stanno al gioco. Perché in Italia non sei nessuno senza una bella polemichetta, e il fascismo – si sa – è la base di ogni scaramuccia italiana. 
Il problema non è Fausto Leali, ma pensare che l’antifascismo sia twittare indignati dal divano di casa propria. Il Grande Fratello lo sa benissimo come provocarci, ed è questo il vero problema: l’antifascismo è diventato un trend, un’onda da cavalcare per aumentare lo share. Pensiamo anche alla frase che ha detto: Leali non ha sostenuto una tesi indifendibile, come ad esempio il negazionismo. Non ha detto ‘Auschwitz non è mai esistita’, ha detto che ‘neg*o è un colore’. Un’affermazione che è razzista a metà, perché contiene un fondo di verità. È volutamente provocatoria, è quel giochino del ‘fascio non fascio’ che serve ad alimentare un dibattito straordinariamente sterile: ci si concentra sulle parole e non sulla cultura, si guarda al dito e non alla luna. Come sempre. 
La soluzione, forse, è rifiutarsi di partecipare al giochino del Grande Fratello. A non abboccare come pesci a qualunque amo provocatorio lanciato nelle nostre bocche frementi di dire la nostra sulla polemichetta del giorno. Perché c’è anche questo, e siamo tutti coinvolti: siamo schiavi della nostra mania di protagonismo, diamo più spazio a quella che al pensiero lento, e critico. Quello che ci fa rendere conto di star assistendo a uno scialbo teatrino per intrattenere le nostre pigre domeniche sul divano. 

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