Roberto Vecchioni, il cantante professore ha un nuovo libro nel cassetto. “Ho pezzi recenti, e altri scritti a vent’ anni, ispirati dai miti greci. Canterò finché avrò voce. Intanto a ottobre, per Einaudi, uscirà un mio nuovo libro, ‘Lezioni di volo e di atterraggio’. Ricordi degli anni 80, quando insegnavo a tempo pieno. In 14 lezioni mi confronto socraticamente con gli allievi, esortandoli a riscrivere le vite degli eroi, da Ulisse a De André”.
Lo racconta in un’intervista a ‘Il Fatto Quotidiano’, anticipando che nel libro pubblicherà “una poesia inedita” di Alda Merini. Vecchioni confida che la Merini lo chiamava al telefono alle tre di notte: “Mi declamava liriche, o suonava Luci a San Siro al piano. E quando morì mia madre – dice – eravamo alla festa dell’Unità: sul palco la Merini inventò versi per mamma”. Vecchioni rivela una fonte significativa della sua ispirazione, suo padre: “Da qualche varco spaziotemporale comunica ancora con me. Certe canzoni mi arrivano dall’aldilà. ‘Chiamami ancora amore’, con cui vinsi Sanremo, la buttai giù in mezz’ ora: non poteva essere farina del mio sacco. Papà era uomo di poche virtù e molti vizi, ma aveva fiducia in me: a 18 anni mi lasciava cantare nei cabaret. Io come padre sono poca cosa, anche se i miei figli mi assolvono”.
Da Professore che dialogava passeggiando con gli studenti, che effetto fa a Roberto Vecchioni il presente della scuola? “Questa è una generazione sfortunata. Non si impara assimilando istruzioni, ma vivendo gomito a gomito il piacere della scoperta. Il mondo è comunità, non alterità. Però quel che accade non è colpa di nessuno”.
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