Addio a Sergio Zavoli, ultimo padre fondatore della televisione italiana
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Addio a Sergio Zavoli, ultimo padre fondatore della televisione italiana

Maestro di un giornalismo colto, appassionato e partecipe di cui si è perso irrimediabilmente lo stampo.

Sergio Zavoli
Sergio Zavoli
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Giancarlo Governi Modifica articolo

5 Agosto 2020 - 10.49


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Sergio Zavoli è l’ultimo Padre Fondatore della televisione italiana, maestro di un giornalismo colto, appassionato e partecipe di cui si è perso irrimediabilmente lo stampo. La sua dipartita in questa Italia smarrita e smemorata ha un significato fortemente emblematico.
Per tutti noi era Sergio, era un faro verso il quale dovevamo tenere la barra dritta. Qualcuno lo definì “socialista di Dio” penso con intenzioni satiriche ma mai definizione fu più azzeccata perché stava a significare che il socialismo italiano aveva anche una ispirazione cristiana. Mio Padre diceva che “Gesù è stato il primo socialista della storia”, due millenni prima di Prudhom e di Marx. Ed era vero perché l’ideale socialista ha alla sua base la liberazione dell’uomo dal bisogno, dallo sfruttamento, dalla privazione dei suoi diritti naturali, proprio come la lezione cristiana.
Sergio era un socialista così e lo fu fino all’ultimo anche nel suo impegno politico. Io non l’ho mai avuto come mio superiore diretto però è intervenuto un paio di volte nella mia vita professionale. La prima volta quando fui convocato dal Direttore Generale di allora, Willy De Luca, per convincermi ad accettare la direzione dei programmi sperimentali, che a me, sempre fortemente impegnato nella ideazione e realizzazione dei programmi correnti, sembrava una diminutio. Io azzardavo domande e obiezioni, invano perché sentivo che il direttore era deciso sulla sua decisione. Sergio per tutta la durata del colloquio se ne era stato in silenzio, seduto su una poltrona a leggere un giornale. A un certo punto alzò gli occhi dal giornale e disse: “Willi ma non hai capito che Giancarlo i programmi li vuole fare e non li vuole studiare?” Il discorso finì lì.
Molti anni dopo io ero uscito dalla Rai con un contratto di collaborazione come autore. La Figc mi aveva nominato membro del comitato scientifico del Museo del Calcio di Coverciano e, mentre stavo parlando con il presidente della Federazione, mi sento abbracciare da dietro e la voce inconfondibile, la meravigliosa voce di Sergio, che mi diceva “bravo, continua a fare programmi finché nei avrai la forza”. Proprio come te, Sergio, che ci hai regalato la tua intelligenza, la tua cultura, la tua meravigliosa voce finché il tuo Dio Socialista ti ha dato la forza.
Oggi il giornalismo italiano, la televisione e la cultura si sentono un po’ orfani.

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