Quando Morricone raccontò: "Piansi solo due volte, per il film 'Mission' e quando incontrai Papa Francesco"
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Quando Morricone raccontò: "Piansi solo due volte, per il film 'Mission' e quando incontrai Papa Francesco"

Il Maestro lo confessò in un'intervista per i suoi 90 anni: "Non pensi comunque che io sia un piagnone: ho pianto solo quelle due volte lì"

Ennio Morricone
Ennio Morricone
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6 Luglio 2020 - 19.27


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Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio consiglio per la Cultura, ha ricordato il maestro Ennio Morricone, scomparso oggi, raccontando del suo incontro con Papa Francesco avvenuto in occasione di una messa, composta proprio dal Maestro, per il bicentenario della ricostituzione della Compagnia del Gesù. Prima dell’esecuzione, Morricone e la moglie incontrarono il Pontefine in forma privata e, come lo stesso Morricone raccontò in una delle sue ultime interviste, fu una delle due volte che si commosse. L’altra, raccontava il Maestro, fu per Mission, film di Roland Joffé del 1986, vincitore della Palma d’Oro a Cannes che narra dei gesuiti torturati e uccisi perché in difesa degli Indios dell’Amazzonia, per cui Morricone compose la colonna sonora. 
Il compositore raccontò a Francesco di “Mission”, di come lo fece commuovere la storia dei gesuiti.
Morricone disse al Papa della messa composta e gli chiese di andarla ad ascoltare. Lui regalò ai coniugi due rosari, ma al concerto non ci andò: “Dal Vaticano dissero che doveva ricevere Putin. E che problema c’era? Aspettavamo. Magari portava anche Putin. La verità è che Francesco non ha mai assistito a un concerto. Vada a verificare, vedrà se non è vero. Non pensi comunque che io sia un piagnone: ho pianto solo quelle due volte lì”, disse Morricone. 
In realtà per Morricone ci sono stati altri momenti di commozione. Come quello confidato alla presidente del Senato Elisabetta Casellati nel 2019, quando fu premiato a Palazzo Madama. In quell’occasione disse di di aver pianto mentre dirigeva in Senato e raccontò l’episodio analogo con Papa Francesco.
Il rapporto del maesto con la fede è stato lungo ma non ortodosso. Cresciuto in una famiglia cattolica, divenne un “credente a modo suo” o un “fedele creativo”, come lo definisce il cardinale Ravasi: “Aveva ricevuto una formazione religiosa tradizionale, non tradizionalista – racconta a Vatican Insider – aveva una sensibilità particolare per la fedeltà alla liturgia ed era molto affezionato ad alcuni preti”.
Eppure, “aveva i suoi dubbi e amava provocare”, ammette. Parlò con lui dell'”Oltrevita nel cristianesimo”, soprattutto negli ultimi tempi, vissuti, assicura, sempre con un riferimento a Dio, insieme alla moglie Maria, molto credente.
L’ultimo incontro tra il ministro vaticano e il compositore è stato il 15 aprile 2019, quando gli consegnò a nome di papa Francesco la Medaglia d’oro del Pontificato “per il suo straordinario impegno artistico, che ha avuto anche aspetti di natura religiosa”. Aveva dato l’addio alle scene ma, a sorpresa, aveva accettato di dirigere un concerto in Aula Paolo VI in Vaticano: “Non potevo dire di no”, disse, e forse aveva ancora in mente la mancata esibizione davanti al Papa in occasione della messa. L’appuntamento, annunciato nel 2019, si sarebbe dovuto tenere quest’anno. Ma c’è stata la pandemia, il lockdown, la sua caduta. Ravasi, dai Social, però lo affida a Dio con l’immagine più suggestiva: “perché lo accolga nell’armonia celeste, forse assegnandogli l’incarico per qualche partitura da far eseguire ai cori angelici”.

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