Il capitalismo è come un apparato digerente di sistema, mangia, distrugge, digerisce tutto quello che la bellezza, la poesia, l’arte possono mostrare come segno di alterità, come cambiamento delle prospettive. Non serve girarci intorno, è la litania conformista del tempo. Chi non ha fantasia, se non per accumulare profitti e distruzione, deve porre un freno a chi la possiede come libertà, come unica libertà. E questo freno è l’esaltazione mediatica di alcuni fenomeni, la scelta di merito, l’uso di arte e di artisti per un abbellimento strategico, per un processo che nello stesso tempo svuota di contenuti l’arte e la rende fedele decoratrice di misfatti ambientali e umani. Complice nel sistema di controllo dei cittadini, attraverso l’annullamento del desiderio reale per quello indotto e incomprensibile. Ovviamente c’è anche una restituzione al cittadino. Ma chi divora arte e bellezza, restituisce quello che dopo un passaggio nell’apparato digerente e intestinale ha un nome preciso…
Funziona così. Verrebbe da dire che tutto quello che vedete magnificato sui media e in tv, al servizio di un sistema così ingiusto e orrendo, è passato attraverso questa galleria metaforica. Rare sono le eccezioni, gli spazi temporaneamente liberi che consentono l’espressione libera di bellezza, senza la mano morta e ferrea del capitale, che stabilisce prezzi e riti, valori di mercato e altre discutibili oscenità che rendono l’arte, la più apparentemente trasgressiva una specie di cagnolino da salotto al guinzaglio, per sollazzare le classi agiate che possano sentirsi più creative e intelligenti. L’arte canuccio da compagnia per chi è ricco o per far digerire le ingiustizie. In un mondo dove viene celebrato il Bosco Verticale di Milano come “futuro” della città, perché è un luogo ameno dove vivono cento ricconi con le loro servitù, solo l’arte ribelle ha possibilità di svegliare i cittadini assopiti e ricordare loro che ogni cosa che si muove a favore di chi già possiede troppo, crea ingiustizie ulteriori.
Dice Erri De Luca sull’ultimo caso patetico, quello dei writers assoldati per decorare strategicamente i mostri del Tav: “Molti artisti si sono messi al servizio di potenti e prepotenti. Di solito espongono le loro opere in gallerie d’arte. Qui si espone nella galleria dell’infamia”. Questo, qualche giorno fa, è stato il commento dello scrittore al progetto Taw, Tunnel Art Work, voluto da Telt (Tunnel Euralpin Lyon-Turin) che ha visto tre street artists mettersi a disposizione dell’alta velocità nella tratta Torino Lione, agendo proprio nel tunnel geognostico della Maddalena. I tre sono: Simone Fugazzotto, Ludo e Laurina Paperina.
Scrive Simona Maggiorelli che ha dedicato un approfondimento alla “Galleria dell’infamia”: “L’intenzione di Telt è chiara usare la street art, da sempre ribelle e libertaria per propagandare il discusso progetto della Torino Lione, che incontra l’opposizione della popolazione locale”. Ovviamente la polemica, giustissima, è divampata. Dura la replica dei No Tav: “Pittori, writer, musicisti, scrittori, scultori, attori, artigiani, intellettuali e molti altri, hanno sempre scelto da che parte stare, schierandosi dalla parte di chi lotta per la libertà di tutti e tutte, per un futuro diverso da quello prospettato dalla voce del padrone. L’arte del resto è una forma di espressione che incarna la libertà, per chi la fa e per chi la vive e pensare di esporre all’interno di un tunnel che scava la montagna, contestato dalla popolazione del luogo, chiuso a tutti, con polizie ed eserciti a presidiarne gli ingressi ci sembra quanto meno surreale”. E ancora, riferendosi ai tre street artist: “Se lo vorranno, saremo ben lieti di ospitare i loro lavori all’aria aperta, tra le montagne, dove si respira la libertà, altrimenti potremo chiedere a Blu un aggiornamento alla sua opera, inserendo anche un artista al fondo dell’allegro treni”. Perché Blu, presente con le sue opere in Val Susa, ha già disegnato una teoria di passeggeri che attraversano il tunnel carponi.
Dopo le polemiche Laurina Paperina si è resa conto e ci ha ripensato. Il ripensamento è veramente strampalato, perché un po’ tardivo e soprattutto perché basato sul fatto che non sapeva che cosa stesse facendo e per chi. Se decori un trenino di chi fa il Tav a che cosa pensi ceh serva? A fare la rivoluzione? Per lo meno ha avuto il coraggio di non metterci la faccia fino in fondo. Per due soldi che hanno pagato gli ultramilionari padroni del Tav… I NoTav hanno comunque accettato l’autocritica dell’artista e hanno pubblicato su Notav.info la notizia (compresa una polemica tra Wu Ming e il curatore dell’operazione, Luca Beatrice) e la lettera di Laurina Paperina. Ecco il tutto.
Laurina Paperina ha decorato il trenino che entra nel tunnel e non era presente il giorno dell’inaugurazione e non ha rilasciato interviste come gli altri due writer (che era meglio non avessere parlato per fare più bella figura). Ora la lettera è qui sotto ed è stata inviata direttamente a notav.info e sebbene ci lasci un pò interdetti sull’assoluta non conoscenza del Tav e del movimento notav, apprezziamo lo sforzo sopratutto nel volersi smarcare dal vero intento dell’operazione, che di artistico aveva e ha ben poco.
Poniamo l’accento infine su Luca Beatrice, mister bonifico, che ancora una volta dimostra come non esista imparzialità nè nell’arte nè nelle proprie scelte. Non che ci cambia qualcosa, ma per cronaca due tweet di un personaggio del genere li vogliamo incollare perchè dimostrano (ringraziamo come sempre Wu Ming per il supporto).
LETTERA APERTA AL COMITATO NO TAV
Salve a tutti,
scrivo questa lettera in risposta ai messaggi che mi sono arrivati riguardo alla mia partecipazione alla mostra nel cantiere di Chiomonte. La scorsa estate sono stata invitata dal curatore Luca Beatrice a partecipare a questo progetto, il cui scopo era far entrare l’arte in un luogo inusuale, dove solitamente l’arte non ha nulla a che fare; il lavoro l’ho realizzato mesi fa, il mio intervento è stato dipingere due dei treni che usano gli operai per lavorare nel cantiere, e l’ho fatto in maniera “inconsapevole”, convinta del fatto che il mio intervento non voleva essere né provocatorio, né tanto meno pro tav.
Leggere le vostre mail mi sconforta parecchio, non ero a conoscenza (mea culpa) di tutto quello che sta avvenendo in quella zona e mi dispiace che il mio intervento possa sembrare un’azione di propaganda, che ribadisco, assolutamente non è.
E’ vero che tempo fa ho ricevuto un messaggio di Wu Ming che mi chiedeva di non partecipare ma, purtroppo, il lavoro era già stato fatto e a quel punto non ho avuto la prontezza di riflessi nel prendere una posizione netta.
Molti di voi non mi conoscono e non conoscono il mio lavoro, quindi posso capire che questa faccenda possa sembrare strana, soprattutto per il fatto che quando posso cerco di dare il mio piccolo contributo per delle cause che ritengo giuste, come ad esempio contro il TTIP. Solo una persona pazza o bipolare potrebbe prima schierarsi contro questo trattato e poi fare una mostra con intenti Pro Tav…e, preso atto della situazione, non lo sono assolutamente.
Cordiali saluti
Laurina Paperina”.